Formula 1

F1, McLaren e Honda, un matrimonio sempre più in crisi?

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Si dice che i matrimoni debbano far fronte, chi più chi meno, alla proverbiale crisi del settimo anno. Nel caso di quello tra McLaren e Honda, invece, la crisi è sopraggiunta molto prima. Anzi, si può dire che non ci sia mai nemmeno stato l’idillio dei primi tempi, quelli dell’innamoramento. Le cose hanno iniziato ad andare male sin da subito e, per usare un eufemismo, sono migliorate davvero poco. Il rapporto non va e, in questo caso, si può dire che McLaren e Honda vivano da separati in casa.

I numeri di queste prime due stagioni sono letteralmente impietosi. Nel Mondiale 2015, per esempio, Fernando Alonso e Jenson Button hanno totalizzato la bellezza di 13 ritiri, mentre nel Campionato del Mondo 2016 le cose sono andate leggermente meglio, arrivando a quota 9. Ventidue ritiri in due anni, quasi tutti per un solo unico motivo: la Power Unit Honda.

Come sono lontani gli ultimi anni 80, quando il binomio McLaren-Honda portava Ayrton Senna ed Alain Prost a dominare in lungo e in largo in Formula Uno con 15 vittorie su 16 come nella stagione 1988. Dalla fine di quel decennio al giorno d’oggi le cose sono cambiate in maniera massiccia, ma i motoristici nipponici sembrano non averci capito granchè. Forse non tutti rammentano che la Honda aveva già fatto un primo rientro nel mondo della Formula Uno, a cavallo degli anni 2000, assieme alla BAR. Anche in quel caso, tuttavia, i risultati furono tutt’altro che indimenticabili.

Tutti ricordiamo il famoso team radio di Alonso nel GP del Giappone 2015 quando, vistosi sorpassato in rettilineo senza alcuno sforzo da una Toro Rosso, non abbiamo detto una Mercedes, urlò in mondovisione di avere un “motore da GP2”. Le cose, per l’asturiano e il nuovo compagno di Scuderia Stoffel Vandoorne sembrano essere cambiate davvero poco. I test pre-stagionali di Barcellona, poi, hanno fatto suonare numerosi campanelli d’allarme per la McLaren. Numerose come le Power Unit che sono già state utilizzate e che, quasi tutte, si sono fermate anzitempo.

Mancano affidabilità e prestazioni e siamo a nemmeno dieci giorni dal GP d’Australia. Com’è spiegabile questa situazione che non si può definire in altro modo che disastrosa? Appare abbastanza chiaro che la Honda non riesca ad azzeccare un motore da tempo e che anche in questa stagione ci sarà poco da sorridere. E la McLaren? Sopporta, ormai a fatica, un rapporto logoro e del tutto insoddisfacente. Due anni fa l’ormai ex team principal Ron Dennis sosteneva che le vittorie sarebbero tornate, copiose e nette. La storia l’ha decisamente smentito e, anzi, si rischia di peggiorare invece che migliorare. Gli scricchiolii si sento ormai da tutte le parti, e anche la pazienza, soprattutto di Alonso, inizia a scarseggiare. Le sue parole rilasciate a Barcellona: “Il team è pronto per vincere, la Honda no”, suonano davvero come un ultimatum per la casa giapponese. Siamo praticamente certi che, se non ci sarà una decisa inversione di tendenza, il pilota spagnolo saluterà tutti e nel 2018 andrà altrove. Per chi rimarrà, invece, ci sarà da valutare la patata bollente di un rapporto che giungerebbe al capolinea e che non potrebbe definirsi in altra maniera che “fallimentare”.

 

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