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Formula 1

F1, Mondiale 2017: i segreti della rinascita della Ferrari

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553 giorni senza una Ferrari sul gradino più alto del podio di un Gran Premio di Formula Uno. Sette anni senza una vittoria delle rosse all’esordio in campionato (l’ultimo fu Fernando Alonso in Bahrain nel 2010), dieci dall’ultimo successo in Australia (nel 2007 in concomitanza della prima gara di Kimi Raikkonen con il team di Maranello) e. non ultimo, era dal lontano ottobre 2012 (sempre con Alonso) che un ferrarista non guidava la classifica del Mondiale di F1. Tanti numeri negativi spazzati via nella mattinata australiana di Melbourne di ieri, in colpo solo, grazie alla grande vittoria di Sebastian Vettel. Un trionfo bello quanto inatteso e che affonda le sue radici in un lungo inverno nel quale la Ferrari ha parlato poco, ha agito tanto e ha fatto quadrato dentro di sé. Andiamo ad analizzare i motivi di questo inizio di stagione.

SF70H – Il primo grande, e fondamentale, segreto della rinascita della Ferrari. La nuova vettura è nata bene e non è certo un aspetto di poco conto. Dopo la SF16H, che ben pochi rimpianti aveva lasciato nei cuori dei tifosi (assieme alla desolante statistica delle zero vittorie conquistate) il team di tecnici sotto l’egida di Mattia Binotto ha pensato alle criticità riscontrate negli ultimi anni (comportamento degli pneumatici in primis) e ha agito proprio di conseguenza. Lo si è visto nei test di Barcellona, ed Albert Park l’ha ribadito: la nuova rossa è competitiva. Veloce (anche in qualifica, che visti i pochi sorpassi che vedremo, assume sempre maggiore rilevanza) facile da bilanciare (grazie al suo passo corto) e costante sia sui tempi che con le gomme. Un aspetto di importanza capitale. Vi ricordate nella passata stagione quanti problemi fece registrare la SF16H in questo ambito? Complicata nel mandare in temperatura le coperture e, come se non bastasse, era una vera impresa farle entrare nella giusta finestra di azione a livello termico. Un rompicapo che, quasi mai, fu sciolto dai tecnici. Il primo weekend di gara del 2017, invece, ha proposto una monoposto che si sposa in maniera efficace con le nuove Pirelli e le sfrutta come nessun altro. Se anche in Cina ci saranno conferme, il passo in avanti sarà ufficializzato.

IL TEAM – Torniamo con la mente all’estate scorsa. Al GP di Germania per esempio. Sotto alla bandiera a scacchi si presentarono Vettel in quinta posizione, proprio davanti al compagno finlandese, al termine di un fine settimana anonimo, ben lontano dagli avversari di riferimento. L’ennesima conferma, come se ce ne fosse stato bisogno, che il progetto 2016 era ormai fallito sotto ogni linea. La squadra era ufficialmente in mare aperto. Il passaggio del timone da James Allison a Mattia Binotto era ancora da metabolizzare e c’era la sensazione nettissima che Mercedes e, a quel punto, anche Red Bull, fossero ormai impossibili da riavvicinare in tempi stretti, anche per gli anni a venire. A meno di rivoluzioni. Una di queste era, invece, in previsione. E prevedeva che le vetture sarebbero state rivoltate come calzini rispetto a quello a cui eravamo abituati. Una occasione d’oro per chi era costretto ad inseguire. Una opportunità da non lasciarsi sfuggire. Un momento nel quale una vera squadra deve fare quadrato e guardare, tutti, nella stessa direzione. Binotto ha scelto la continuità. Nessuna testa tagliata nel suo staff. Nessuna caccia ad ingegneri di nome o stranieri. Fiducia e voglia di migliorare. Entrambe ripagate con un progetto che s’è subito dimostrato valido. Vincente lo si vedrà tra qui ed il GP di Abu Dhabi, ma la rinascita c’è stata, e come inizio non è certo secondario.

RIVALI – Sia chiaro, è passato un solo Gran Premio, 57 giri appena, tutto è ancora prematuro, ma al momento in vetta non ci sono grandi alternative. La Mercedes, lo si è visto, non è di un altro pianeta come negli ultimi tre anni. Rimane favorita, ma non è imbattibile. La Red Bull appare ancora indietro e paga a caro prezzo il “no” alle sue sospensioni anteriori. Infine le inseguitrici sono a distanze pressochè siderali (Felipe Massa, sesto, è arrivato a quasi un giro di ritardo). La scorsa stagione si chiuse con la Ferrari costretta ad arrancare in fondo al podio dei Costruttori e, infatti, la Force India aveva puntato il mirino proprio sulla Scuderia di Maranello. Il via in Australia ha, invece, dimostrato che il momento è da sfruttare. La Mercedes, che prosegue nella sua striscia di entrambi i piloti sul podio per la nona volta negli ultimi dieci GP (ma stavolta senza un vincitore) s’è resa conto che nel 2017 non potrà vincere in carrozza. Senza forzare. Senza rischiare. Come nelle 59 gare precedenti. Sotto pressione sono umani. La Ferrari dovrà, quindi, avere il killer instinct per approfittarne e non lasciare scampo a rivali che, c’è da scommetterci, torneranno prepotentemente in auge. E quì dovrà arrivare la risposta della rossa, dopo anni nei quali non riusciva quasi mai a sviluppare la propria vettura nella giusta direzione.

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