Formula 1

F1, Mondiale 2017: quale futuro per Antonio Giovinazzi? Diversi gli scenari a sua disposizione

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Il debutto di Antonio Giovinazzi in F1, avvenuto domenica in Australia nella prima gara del Mondiale 2017, non è passato inosservato. Diversi addetti ai lavori hanno elogiato l’operato del 23enne di Martina Franca, capace di ben comportarsi sia in qualifica che in gara, reggendo in maniera degna il confronto innanzitutto con il proprio compagno di squadra per l’occasione, lo svedese Marcus Ericsson, e più in generale con gli altri partenti che avevano dei mezzi non così superiori alla sua Sauber. Una prestazione che fa intravedere un potenziale interessante, che meriterebbe di essere messo alla prova in maniera maggiormente stabile e “programmata”, cosa sicuramente non accaduta nel week-end dell’Albert Park, laddove Giovinazzi si è trovato a sostituire all’improvviso Pascal Wehrlein, sapendo ciò pochi minuti prima del terzo turno di libere del sabato mattina. Ma dove potrebbe nascere questa occasione per il pilota italiano? 

Guardando al futuro a noi più prossimo, è proprio in Sauber che potrebbe profilarsi una nuova occasione di poter scendere in pista nella categoria, nel prossimo gran premio in programma il 9 Aprile in Cina. Tutto dipenderà dalle condizioni di Wehrlein, che in Australia ha dato forfait in quanto non ancora pronto, a suo parere, a sopportare lo sforzo fisico di una corsa lunga e difficile sotto quel punto di vista, a seguito dei postumi dell’incidente patito alla Race of Champions verso fine 2016. I rapporti stretti con la scuderia svizzera, a cui Ferrari attualmente fornisce i motori, potrebbero far supporre che Giovinazzi possa fare in quel contesto quanta più esperienza possibile nella stagione corrente, scendendo in pista nei turni di libere del venerdì al posto di uno dei due titolari. Al netto di problematiche fisiche, tuttavia, sembra difficile che qualcosa possa sbloccarsi già nel 2017: Wehrlein è un pilota in orbita Mercedes, di talento ed in grado sulla carta di dare qualcosa di buono al team elvetico; Ericsson, invece, ha il sedile pressoché assicurato dagli sponsor alle sue spalle, che danno una grossa mano in termini economici per la sopravvivenza della Sauber stessa, in gravi difficoltà nelle ultime annate.

Abbiamo accennato alla Ferrari, poco sopra. Già, perché Giovinazzi nello scorso inverno ha firmato un contratto da terzo pilota del team italiano, entrando a far parte del mondo di Maranello a pieno titolo. Le occasioni in ottica 2017, anche qui, difficilmente gli permetterebbero di scendere in pista in un gran premio, ma più facilmente sarà impiegato nei test previsti a stagione in corso, specie se dedicati ai rookies, come da iniziativa della F1 nelle ultime stagioni. L’ipotesi più affascinante è che il 23enne pugliese possa invece ricoprire il ruolo di pilota titolare nel 2018, quando presumibilmente uno dei due piloti attuali farà le valigie (più probabile Kimi Raikkonen, per un discorso anagrafico). Certo, se guardiamo alla filosofia Ferrari del recente passato, difficile pensare che la scuderia italiana decida di puntare su di un debuttante, per quanto da affiancare ad un campione affermato (Sebastian Vettel) che ricoprirebbe il ruolo di prima guida de facto. L’ultimo esempio in tal senso è stato Felipe Massa, promosso a 25 anni nel 2006 al fianco di Michael Schumacher, con il brasiliano che aveva comunque disputato tre stagioni proprio in Sauber, accumulando dunque esperienza e non arrivando digiuno all’appuntamento con un top team. Ma se ci dovesse essere un cambio di atteggiamento in tal senso, andando nella direzione già intrapresa di una “italianizzazione” dell’organigramma del team, ecco che la candidatura di Giovinazzi sarebbe la più logica ed immediata ad essere presa in considerazione.

Certamente sarebbe comunque una scelta rischiosa, perché vorrebbe dire buttare nella mischia un pilota praticamente senza esperienza in pista, mettendogli addosso una pressione importante dovuta dalla necessità di dover conquistare risultati di un certo rilievo, correndo per una scuderia così prestigiosa. Più saggio sarebbe fargli affrontare un passaggio intermedio, utile a farsi le ossa in F1, abituarlo a stare nel gruppo per una gara intera senza l’assillo di ottenere il piazzamento pesante ad ogni costo. Sempre guardando ai rapporti instaurati dalla Ferrari nel panorama attuale del campionato, oltre alla succitata Sauber viene in considerazione anche il team Haas, più aperto da questo punto di vista a possibili cambiamenti, non avendo vincoli di sponsor od economici con i due piloti attualmente titolari, cioè Romain Grosjean e Kevin Magnussen.

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