Combinata nordica
‘Italia, come stai?’ – Sport Invernali, record e prospettive. Ma nei grandi eventi resta un’Italietta
Si sta per concludere una delle migliori stagioni di sempre per l’Italia negli sport invernali, con oltre 100 podi complessivi nelle principali competizioni internazionali (Coppa del Mondo, Mondiali, Europei, Grand Prix). Il Bel Paese ha mostrato un eclettismo straordinario, riuscendo a raggiungere almeno una top3 in tutte le discipline, eccetto bob e skeleton.
Se tuttavia diamo uno sguardo al ‘medagliere olimpico virtuale’, ovvero quello che tiene conto dei risultati dei Mondiali di ciascuno sport, l’Italia si trova appena in 18ma posizione con 6 allori complessivi: 1 oro (Federico Pellegrino, sprint sci di fondo), 1 argento (Pellegrino-Noeckler, team-sprint sci di fondo), 4 bronzi (Dominik Fischnaller, slittino; Sofia Goggia, sci alpino; Michela Moioli, snowboardcross; Alexia Runggaldier, biathlon). Difficile che il piazzamento possa mutare (in meglio) in vista della rassegna iridata di pattinaggio artistico. A Sochi 2014 l’Italia raccolse 8 medaglie, ma nessuna d’oro, collocandosi mestamente in 22ma posizione, il peggior risultato di sempre alle Olimpiadi Invernali. Le proiezioni, dunque, ipotizzano per il prossimo anno un bottino non così dissimile da quello dell’ultima edizione.
E’ evidente, dunque, una difficoltà nella gestione ottimale dei grandi eventi. Quando conta davvero, i nostri atleti, sovente, mancano all’appello. Ciò nonostante, in quasi tutte le discipline esistono i presupposti per costruire fondamenta solide in vista dei prossimi anni.
Lo sci alpino ha vissuto una stagione sensazionale in Coppa del Mondo, superando (da 38 a 43) il record di podi in una singola annata che risaliva al 1996/1997. Esiste, tuttavia, una sostanziale differenza con la squadra di allora. Quelli erano i tempi di Alberto Tomba, Deborah Compagnoni, Kristian Ghedina ed Isolde Kostner, ovvero fuoriclasse che non figuravano bene solo in Coppa del Mondo, ma vincevano (tanto) anche nei grandi eventi come Mondiali ed Olimpiadi. La rassegna iridata 2017 svoltasi a St. Moritz, con il solo bronzo conquistato in gigante da Sofia Goggia, stride enormemente con il potenziale complessivo mostrato dalla compagine tricolore nell’arco di 5 mesi. L’Italia può contare su uno squadrone formidabile in campo femminile, come testimonia la storica affermazione nella classifica per nazioni davanti all’Austria. Sofia Goggia, grazie a 13 top3 stagionali (14 con i Mondiali), è giunta terza in classifica generale, diventando la prima italiana a salire sul podio in quattro differenti specialità (gigante, discesa, superG e combinata alpina): la 24enne bergamasca, in futuro, ha tutto per provare ad agguantare quella sfera di cristallo assoluta rimasta sempre tabù al femminile per i colori azzurri. Sulla strada della polivalenza sono ormai avviate anche Federica Brignone (seconda italiana, dopo Deborah Compagnoni, a vincere in tre diverse specialità in Coppa del Mondo) e Marta Bassino, quest’ultima classe 1996. Insomma, una squadra femminile altamente competitiva, giovane e con nuovi innesti in rampa di lancio (su tutte Nicol Delago, Federica Sosio e Laura Pirovano). Un gruppo che, ora, sarà chiamato a brillare anche negli eventi che assegnano medaglie con gara secca.
Diverso il discorso per il settore maschile, dove Dominik Paris (classe 1989) rappresenta l’unico atleta sotto i 30 anni ad ottenere podi e vittorie. Certo, spesso i nostri portacolori maturano in ritardo (emblematico il caso di Peter Fill, capace di raggiungere l’apice nella seconda parte della carriera, con ben due Coppe di discesa in bacheca), tuttavia l’assenza quasi totale di ricambi preoccupa, soprattutto nelle discipline tecniche. Ai Mondiali juniores è arrivato un argento a sorpresa in discesa da parte di Alexander Prast, tuttavia stiamo parlando di un ragazzo che, seppur promettente, non ha ancora trovato una sua dimensione in Coppa Europa. Tra gigante e slalom i nomi più interessanti sono quelli di Simon Maurberger e Tommaso Sala, entrambi classe 1995, ma ancora distanti anni luce dal gotha planetario. La sensazione è che, ancora per qualche anno, in campo maschile bisognerà affidarsi ai ‘vecchietti’. Che non saranno eterni…
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Scenario piuttosto semplice nello sci di fondo, dove l’Italia, in questo momento, può vantare un solo fuoriclasse assoluto: Federico Pellegrino. Purtroppo il 26enne aostano, unico italiano a vincere un oro iridato in questa stagione negli sport invernali, alle Olimpiadi dovrà concentrarsi sulla team-sprint a skating, essendo la gara individuale in tecnica classica, dove comunque ha compiuto progressi notevoli nel corso degli anni, pur pagando ancora un gap di natura fisica nei confronti degli scandinavi, soprattutto per quanto riguarda la scivolata-spinta. La squadra maschile può crescere, e molto. Francesco De Fabiani ha vissuto un anno nero, ma a 23 anni c’è tutto il tempo per recuperare un ragazzo che il ct Giuseppe Chenetti reputa un potenziale fenomeno. E’ migliorato molto Giandomenico Salvadori, mentre Dietmar Noeckler rappresenta una pedina affidabile per le staffette. Certo, il gruppo appare ancora numericamente esiguo. Nei prossimi anni, tuttavia, andranno seguiti alcuni giovani di belle speranze come Simone Daprà e Luca Del Fabbro. Tra le donne, invece, risulta utopistico pensare di rivedere un’Italia vincente in tempi brevi. Attualmente la top10 rappresenta l’obiettivo massimo (e sporadico) per le azzurre, mentre tra le giovani meritano una menzione Caterina Ganz ed Anna Comarella. I tempi di Stefania Belmondo e Manuela Di Centa, tuttavia, sono ormai lontanissimi.
Positiva la stagione del biathlon, pur senza acuti (9 podi complessivi in Coppa del Mondo, senza vittorie, ed un bronzo ai Mondiali con Alexia Runggaldier). La compagine femminile ha mostrato una solidità senza precedenti, non capitalizzata, tuttavia, nella staffetta iridata. Dorothea Wierer, pur mantenendo sempre una costanza tale da consentirle di raggiungere una lusinghiera quinta posizione in classifica generale, non ha vissuto la sua miglior stagione, palesando qualche insicurezza di troppo al poligono. Sono cresciute a dismisura Runggaldier, Federica Sanfilippo e Lisa Vittozzi, quest’ultima appena 22enne e con margini di miglioramento notevoli. Anche in questo caso non mancano i ricambi: Irene Lardschneider e Michela Carrara, in un futuro non troppo lontano, potrebbero contribuire ad accrescere la concorrenza interna, senza dimenticare un’atleta da recuperare ai massimi livelli come Nicole Gontier.
Buona anche l’annata degli uomini. Le punte Dominik Windisch e Lukas Hofer hanno dimostrato di poter stare con i migliori, anche se la discontinuità al poligono resta la loro zavorra atavica. Buoni i progressi da parte di Thomas Bormolini e Giuseppe Montello, utili per la staffetta.
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E’ da promuovere anche la combinata nordica. Samuel Costa è entrato in una nuova dimensione, assaporando anche l’aroma del podio in Coppa del Mondo. Si tratta del prototipo del combinatista moderno, performante nel salto e solido nello sci di fondo. Sugli sci stretti, in particolare, può ancora progredire molto. L’ottima notizia, poi, è l’aver recuperato Alessandro Pittin su buoni livelli. Malgrado il campione di Cercivento sia ormai un veterano, stiamo comunque parlando di un atleta di 27 anni, dunque con ancora diverse stagioni dinanzi a sé. Il friulano sta gradualmente ritrovando il giusto feeling dal trampolino: se dovesse proseguire su questa strada, andrebbe certamente tenuto in grande considerazione in vista delle Olimpiadi, anche se lo squadrone tedesco fa paura.
C’è fermento inoltre nel salto con gli sci. Se in campo femminile le sorelle Manuela (classe 1997, già sul podio in Coppa del Mondo) e Lara Malsiner (nata nel 2000) hanno già mostrato un potenziale importante, tra gli uomini un prospetto interessante è sicuramente Alex Insam, argento ai Mondiali juniores e capace ieri di siglare il nuovo record italiano nel volo con gli sci, portandolo a 217,5 metri.
E veniamo al grande equivoco dello snowboard alpino. I risultati in parallelo non sono mancati, ma sono arrivati quasi esclusivamente dal PSL, disciplina in cui Aaron March si è aggiudicato anche la Coppa del Mondo di specialità. Peccato che non sia più una disciplina olimpica…A PyeongChang 2018 sarà presente il solo PGS e qui l’Italia fa davvero tantissima fatica, come testimonia il solo podio agguantato dallo stesso March proprio nella preolimpica svoltasi in Corea del Sud.
Nello snowboardcross, a soli 21 anni, Michele Moioli vanta già una Coppa del Mondo assoluta e due bronzi iridati. La sensazione, tuttavia, è che ai Mondiali di Sierra Nevada, con la ceca Eva Samkova eliminata in semifinale e l’australiana Belle Brockhoff fuori causa per un infortunio, la bergamasca abbia mancato una grande occasione per aggiudicarsi l’oro. Moioli, tuttavia, resta un saldo pilastro azzurro negli sport invernali. La squadra maschile, invece, non ha brillato nel grande evento ed ora punterà su Omar Visintin per provare ad aggiudicarsi la sfera di cristallo assoluta in Coppa del Mondo. In futuro andrà seguito con attenzione Davide Boggio (classe 1999) nel big-air e nello slopestyle.
L’Italia continua a faticare enormemente nel freestyle. I risultati migliori (e storici) sono arrivati da Silvia Bertagna nel big-air, specialità non olimpica. Nello ski-cross ha fatto vedere qualcosa di buono Siegmar Klotz, proveniente dallo sci alpino e possibile mina vagante in vista della stagione olimpica. Il Bel Paese continua a mancare completamente in discipline come moguls, aerials e slopestyle. Un vero peccato non investire in queste specialità: assegnano tante medaglie alle Olimpiadi…
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Per quanto riguarda gli sport da budello, le notizie migliori sono giunte dallo slittino. Dominik Fischnaller, pur con spaventosi alti e bassi, ha colto due bronzi ai Mondiali ed ha trionfato sulla pista olimpica di PyeongChang. Uno dei pochi, nel complesso, a rendere al massimo proprio nell’appuntamento più importante della stagione. Nello skeleton cresce Mattia Gaspari, ormai stabilmente tra i top10 in Coppa del Mondo: chissà che in futuro non possa regalarci qualche exploit. Il vero e (forse unico) anello debole attuale per gli sport invernali italiani è rappresentato dal bob, dove il veterano Simone Bertazzo ed il giovane Patrick Baumgartner navigano nelle retrovie. Fa tristezza pensare a come sia caduto in basso uno sport in cui, da sempre, il Bel Paese ha goduto di una straordinaria tradizione, dal maestro Eugenio Monti fino all’ultimo oro olimpico conquistato da Guenther Huber a Nagano 1998.
Veniamo poi agli sport del ghiaccio. In attesa del pattinaggio artistico, per ora non sono arrivate medaglie ai Mondiali. Nello short track Arianna Fontana sembra accusare una flessione, anche se la squadra femminile, con il ritorno di Martina Valcepina e l’innesto dell’italo-canadese Cynthia Mascitto, ha trovato nuove frecce al proprio arco. La staffetta, tuttavia, dopo aver brillato per tutta la stagione, ha mancato proprio l’appuntamento iridato. In campo maschile, invece, si continua a navigare nelle retrovie, anche se Tommaso Dotti ed Andrea Cassinelli hanno mostrato segnali di miglioramento.
Interessante anche l’ascesa dello speed skating: Andrea Giovannini, Nicola Tumolero, Michele Malfatti e Davide Ghiotto formano un gruppo giovane e di prospettiva, che progredisce di anno in anno. La domanda è: questi atleti saranno mai competitivi per una medaglia a Mondiali ed Olimpiadi? Il gap dai fuoriclasse olandesi sembra troppo ampio, anche se nel team-pursuit gli azzurri potranno giocarsi una carta importante già alle prossime Olimpiadi. In Corea, tuttavia, la carta principale sarà rappresentata da Francesca Lollobrigida nella mass start.
Nel curling l’Italia resta in corsa per qualificarsi alle Olimpiadi sia con le donne sia con gli uomini, mentre è già fuori nell’hockey sul ghiaccio.
Riguardo al pattinaggio artistico, attendiamo i Mondiali di Helsinki per tracciare un bilancio, anche se appare evidente l’assenza di ricambi ed alternative alle stelle Carolina Kostner ed Anna Cappellini-Luca Lanotte.
federico.militello@oasport.it
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