MotoGP
Motomondiale, GP Qatar 2017: quando la sicurezza fa acqua da tutte le parti
Il primo appuntamento del Motomondiale 2017, in Qatar, oltre che per i risultati sportivi, verrà ricordato anche per la tribolata gestione dell’intero fine settimana di gare, tormentato da precipitazioni che hanno colpito il paese arabo in maniera più o meno significativa, determinando una parziale rivisitazione del programma originariamente previsto. Ad esempio, il sabato è stato completamente cancellato, mentre la domenica ha visto aumentata la durata dei warm-up delle tre categorie, nonché spostato di circa 45 minuti l’orario d’inizio della MotoGp, a seguito di due rinvii dovuti alla pioggia ed alle cattive condizioni dell’asfalto.
Ciò che si evince, in prima battuta, è che l’autodromo di Losail presenta un limite intrinseco, legato alle tecniche di costruzione utilizzate ed al terreno scelto: non riesce ad asciugare in maniera rapida in alcuni tratti, necessitando dell’azione del sole per fare ciò, comportando soprattutto sui cordoli un vero e proprio deposito di pozze d’acqua che stagnano in quella zona, creando un potenziale effetto aquaplaning estremamente pericoloso per qualsiasi mezzo da competizione, specialmente a due ruote. Tale problematica dipende, come detto, dal fatto che il terreno sopra cui è stato costruito il tracciato è di fatto impermeabile, non consentendo un effettivo drenaggio da parte della pista. Situazione figlia di una sottovalutazione di fondo della possibilità di pioggia, che magari sarà anche una rarità nei paesi di quella zona del mondo, ma che tuttavia non dovrebbe mai essere scartata a priori, trattandosi di una competizione che si svolge all’aperto e dunque soggetta agli agenti atmosferici. Anche perché le precipitazioni piovose non sono una novità in Qatar, essendosi presentate nel corso di alcune sessioni di test quest’anno e, andando ancora più a ritroso nel tempo, nell’annata 2009, quando la gara della MotoGp fu spostata al lunedì e la 125, partita regolarmente la domenica, interrotta a causa pioggia, con l’assegnazione di un punteggio dimezzato. Come se non bastasse, un altro limite presentato dall’impianto qatariota è legato ai riflettori che circondano la pista, utili a permettere lo svolgimento della gara in notturna, ma sicuramente pericolosi in caso di acqua sul tracciato, per via dei riflessi che possono generare, disturbando di conseguenza la visibilità dei piloti.
Ad aggravare tale situazione ci si è messo un atteggiamento della commissione gara tanto poco comprensibile quanto approssimativo. Il peccato originale risale, in realtà, a qualche mese fa, in cui si decise che, a partire dal 2017, anche in caso di pista bagnata la MotoGp avrebbe corso, mentre Moto2 e Moto3 sarebbero rimaste ai box. Decisione incomprensibile, sia perché in controtendenza rispetto a quanto previsto fino a quel momento proprio dal post-2009 in poi, sia perché non si vede per quale motivo la cilindrata che fa scendere in pista moto più pesanti e potenti debba essere più sicura delle altre due classi, quando la logica suggerirebbe semmai il contrario. Oltre a ciò, stonano le dichiarazioni dei responsabili di riferimento della Dorna per la gestione delle questioni legate alla “safety” del Motomondiale, gli ex piloti italiani Franco Uncini e Loris Capirossi, quest’ultimo passato dal 2017 in direzione gara. Capirossi, nello specifico, ha sostenuto come, in un test effettuato a Febbraio su pista bagnata artificialmente, egli avesse riscontrato la fattibilità di poter scendere in pista e girare in quelle condizioni, senza ottenere un effettivo disturbo in termini di visibilità legato alla presenza del succitato impianto di illuminazione. Arrivati nel fine-settimana di gara con la convinzione, dunque, che la pioggia non fosse un particolare intralcio, ecco venire fuori il problema del drenaggio, sottovalutato in maniera colpevole fino a quel momento, e soprattutto affrontato in maniera pessima dagli addetti del circuito, scarsamente muniti di mezzi utili ad asciugare l’asfalto in ogni suo punto (vie di fuga esterne comprese), consentendo ai piloti di poter scendere in pista in condizioni di sicurezza assoluta.
L’impressione che, da esterno, ognuno di noi ha ricavato, è un misto tra superficialità ed incapacità di resistere alle pressioni di televisioni, organizzatori e patrocinatori dell’evento, anteponendo la necessità di dover far svolgere quest’ultimo ad una effettiva e completa ricognizione di tutte le problematiche che la pista di Losail presenta. Forse si dovrebbe cercare, per una volta, di non applicare a tutti i costi il concetto di “the show must go on”, ma seguire una linea d’azione coerente e lineare, evitando di andare per forza di cose a complicarsi la vita senza, però, avere gli strumenti adeguati per affrontate le problematicità che eventualmente possono presentarsi, nel caso in cui le cose non vadano secondo i piani previsti. Dunque, o si torna a stabilire che in Qatar con la pioggia non si corre, o si richiede ai proprietari dell’autodromo di munirsi di appositi mezzi (come ad esempio quelli utilizzati ad Austin) per asciugare il tracciato dal bagnato, o comunque dalle chiazze di umido o dalle pozze d’acqua formatesi, in modo da far svolgere regolarmente la competizione. Anche perché, considerato quanto l’emirato arabo paga per avere la corsa in notturna, come primo appuntamento del Motomondiale, le risorse economiche per fronteggiare tali nuove spese non dovrebbero rappresentare un problema significativo.
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Foto: Profilo Twitter ufficiale MotoGp