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Motomondiale, MotoGp 2017: Marc Marquez atteso alla prova di maturità definitiva

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Il Mondiale MotoGp vinto nel 2016 è, nell’opinione di gran parte degli addetti ai lavori, l’alloro di maggior valore tra quelli conquistati da Marc Marquez nella sua carriera. Chiaramente, ciò non vuole sminuire quanto fatto dallo spagnolo della Honda in precedenza, ma l’impressione è che effettivamente il Marquez visto in pista l’anno passato sia figlio di una inversione di tendenza, in una ottica di maggiore completezza come pilota ma anche a livello umano, avendo in tal modo più armi a disposizione da poter utilizzare nei confronti dei suoi avversari. Specie se teniamo in considerazione che sembra esserne arrivato uno, Maverick Vinales, di eguale talento, con un mezzo a disposizione di primissimo livello per contrastare il campione del mondo in carica, nonché ancora più giovane ed affamato di successi importanti.

Perché tale considerazione? Perché si può affermare, senza timore di essere smentiti, che nel 2016 Marquez ha vinto il suo primo titolo nella top class senza avere la moto migliore a disposizione, ma dovendo mordere il freno e sapersi accontentare come mai aveva dovuto fare in precedenza. Nel biennio 2013-2014, le annate in cui ha conquistato i suoi primi titoli in MotoGp, aveva a disposizione una moto che assecondava perfettamente il suo stile di guida, facendogli fare in sella sostanzialmente ciò che voleva, e che per larghi tratti dei succitati campionati è sembrata essere difficilmente contrastabile dalla concorrenza. Certamente aver vinto un titolo al debutto (2013) piuttosto che dopo aver conquistato 10 vittorie consecutive (2014, record in coabitazione con mostri sacri del Motomondiale quali Giacomo Agostini e Mick Doohan) è impresa da pochi, da campioni, ma l’impressione è che nonostante due allori così importanti e prestigiosi, ancora Marc non fosse un pilota completo al 100%, presentando qualche lacuna parzialmente messa in evidenza in quelle due annate, nascosta comunque dalle tante luci emerse in quel periodo.

E la sensazione di cui sopra è stata confermata nel 2015, laddove con una Honda tra le mani decisamente più complessa, a causa di problematiche in fase di sviluppo del telaio, Marquez ha confermato di avere una velocità pura impressionante, ma allo stesso tempo di non saper gestire al meglio una situazione per lui nuova, quale quella di doversi accontentare del piazzamento, del faticare a trovare un feeling ottimale con il mezzo a disposizione, preferendo in ogni caso cercare di lottare per il primato, anche a costo di sbagliare e cadere. Una mentalità che, già a metà stagione, con tre zeri sul groppone per via di altrettante cadute, lo ha di fatto tagliato fuori nella lotta al titolo, rimasto affare dei due piloti ufficiali Yamaha di allora, Jorge Lorenzo e Valentino Rossi. Non bastasse ciò, anche il convulso finale di campionato, in cui il suo comportamento in pista era entrato nell’occhio del ciclone (a torto o a ragione, ognuno ha la sua idea in proposito) gli ha dato lo spunto per riflettere, per cercare di modificare l’approccio di fondo alle gare.

Lezione assimilata alla perfezione, come accennato sopra, nel 2016, in cui si è visto un Marquez sempre molto veloce ma decisamente più lucido in gara, capace di esprimere momenti di “vena chiusa” e rischio al 100% solo laddove strettamente necessario, quando vi era la necessità di piazzare la zampata in grado di stroncare la resistenza dei propri avversari diretti. Insomma, dalla scorsa annata non è uscito solamente un Marc più ricco nel palmarès e nei numeri accumulati in carriera, ma anche un pilota, uno sportivo ed una persona decisamente più matura e consapevole del suo limite. Ma forse è anche normale fosse così, perché la precocità di questo talento spesso fa dimenticare agli appassionati che si ha a che fare, in fin dei conti, con un ragazzo di soli 24 anni: età che, per i grandi campioni dell’epoca recente della MotoGp, significa appunto passaggio ad una fase di maggiore completezza e forza, in cui la freschezza di una carta di identità ancora molto “verde” incontra un bagaglio di esperienze sempre più sostanzioso, aiutando a limare gli errori commessi.

La pista darà risposte certe in tal senso, ma grande è la curiosità nel verificare se questa crescita di Marquez è definitivamente stabile ed assimilata dallo spagnolo della Honda, oppure si tratti di un caso isolato, con il pilota di Cervera a rischio “ricadute” nella stagione che sta per iniziare. Guardando ai precedenti della sua carriera, è facile pensare che sia la prima delle due prospettive quella corretta, vista la straordinaria capacità di apprendimento dimostrata in passato.

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Foto: Marco Fattori

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