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Ciclismo

Cosa ci ha lasciato il Giro delle Fiandre 2017? Philippe Gilbert monumentale, ottimi segnali dagli azzurri

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L’edizione numeri 101 del Giro delle Fiandre, con il successo di Philippe Gilbert dopo una cavalcata infinita, ce la ricorderemo a lungo. Per tanti motivi, che possiamo provare ad analizzare a bocce ferme alcune ore dopo che si è consumata una delle più emozionanti imprese sportive degli ultimi anni.

La vittoria di Gilbert è maturata in diverse fasi di corsa. Prima sul Kapelmuur, a 95 chilometri dall’arrivo. Sagan e Van Avermaet, i favoriti della vigilia, si sono fatto cogliere impreparati e la QuickStep-Floors ha promosso un tentativo di circa 15 uomini con al suo interno diversi atleti interessanti. In breve Bmc e Bora-Hansgrohe si sono trovate a dover rimontare un distacco superiore al minuto, che sono riuscite solo parzialmente a ridurre in vista dell’ultima sequenza di muri. Proprio in questa fase, quando mancavano 54 chilometri all’arrivo e gli attaccanti stavano affrontando l’Oude Kwaremont per la seconda e penultima volta, Gilbert ha accelerato, senza essere seguito dai compagni d’avventura. Prima ha guadagnato 10 metri, poi 15, 30: nessuno gli ha preso la ruota e lui ha deciso di tirare dritto nonostante la tanta fatica accumulata già nella prima fase dell’attacco in cui non si è certo risparmiato. La terza volta Gilbert ha vinto all’ultimo passaggio sul Kwaremont, quando Sagan si è spinto troppo a ridosso delle transenne, colpendone una (probabilmente, le immagini non sono chiare) e finendo a terra con Van Avermaet e Naesen (che erano riusciti a reagire al suo attacco precedente). Nonostante la fatica e la gambe ormai pesanti, quell’errore di Sagan ha dato a Gilbert un bonus che è stato bravo a sfruttare al meglio, vincendo con 30” di margine nonostante i festeggiamenti prima di tagliare il traguardo. Non sappiamo e non sapremo come sarebbe andata a finire con un Sagan in piena progressione, ma mai come in questo caso possiamo dire che “il destino aiuta chi osa”, prendendo spunto dalla celebre frase latina. Con il successo di oggi, Gilbert è salito a quattro Monumento in carriera con due Lombardia e una Liegi nel palmarés, diventando l’unico ciclista in attività con vittorie in tre di queste cinque corse. Sempre riferendoci alle Monumento, il vallone è l’undicesimo vincitore diverso nelle ultime undici disputate e ha riportato il Belgio sul gradino più alto del podio cinque anni la Roubaix conquistata da Tom Boonen nel 2012.

Proprio Tom Boonen è stato uno degli assoluti protagonisti della corsa di ieri: prima ha dato il via all’attacco che poi si è dimostrato decisivo sul Muur, poi si è speso in prima persona per accrescere il margine sul resto del gruppo a testimonianza di una condizione ottima ad una settimana dall’ultima corsa della carriera, cui punta in maniera particolare. Oggi è stato appiedato ai piedi del Taaienberg da un guaio meccanico. Con lui promosso anche Matteo Trentin, che di fatto ha fatto gara parallela ed è anche riuscito a rispondere all’allungo di Sagan sul Taaienberg, fungendo perfettamente da stopper. In crescita Niki Terpstra, che si è fatto vedere solo nel finale per conquistare il terzo posto. La QuickStep si è confermata la squadra più forte a anche in vista della Roubaix di domenica prossima non possiamo escludere altri tentativi da lontano: magari già dalla Foresta di Arenberg? 

Sagan e Van Avermaet hanno confermato di essere, probabilmente, i più forti del lotto (ma nello scontro diretto con questo Gilbert…) ed erano riusciti a fare la differenza sul Kwaremont. Applausi, però, a Naesen, che aveva tenuto le loro ruote e si è candidato a diventare ancor più protagonista in questo genere di corse nelle prossime stagioni, considerando che è ancora giovane e che ha dimostrato di poter reggere il ritmo dei migliori. Anche alla Roubaix, attenzione a lui che potrebbe insidiare proprio Sagan e Van Avermaet, che partiranno ancora una volta con i favori del pronostico.

Apriamo un corposo capito dedicato ai corridori italiani, assoluti protagonisti nelle fasi calde della corsa. Abbiamo già parlato di Matteo Trentin, che si è speso per i capitani ed è anche riuscito a rispondere al primo aIl migliore, sull’attacco di Sagan, andando poi comprensibilmente in difficoltà. Il migliore sul traguardo è stato Sacha Modolo (UAE Emirates), sesto: non una sorpresa per quanto visto nelle ultime settimane, ma di sicuro un netto passo in avanti per quanto visto nelle scorse stagioni. Il veneto potrebbe aver trovato in queste corse un ottimo terreno di caccia in ottica futura. Bene anche Filippo Pozzato (Wilier Triestina), forte come non lo si vedeva da tempo e brillante anche nei tratti più duri e alla fine ottavo. Sonny Colbrelli (Bahrain-Merida) ha superato anche il dolore per la caduta degli scorsi giorni oltre un percorso esigente per entrare tra i migliori 10 al primo Fiandre: da qui, e dopo aver fatto esperienza anche nelle corse minori, non può che guardare con fiducia al futuro. Nel gruppo dei migliori anche Fabio Felline (Trek-Segafredo), sempre molto generoso, e Gianni Moscon (Team Sky), che conferma di poter fare ottime cose su questi percorsi. Anche in ottica Roubaix, il futuro potrebbe essere roseo. 

Twitter: @Santo_Gianluca

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gianluca.santo@oasport.it

Foto: Pier Colombo

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