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F1, GP Russia 2017: Red Bull, se ci sei batti un colpo. L’arrivo in Europa del campionato è un primo momento decisivo per le ambizioni dei “bibitari”

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Il gran premio di Russia 2017, in programma nel fine settimana sul circuito di Sochi, segna lo sbarco del Mondiale F1 in Europa, dopo il primo ed ormai consueto trittico di gare intercontinentali. Si tratta di un momento molto importante, perché è in concomitanza con tale ritorno nel Vecchio Continente che i team portano una prima serie di robusti interventi tecnici da apportare sulle proprie vetture, in modo da verificarne la concreta funzionalità e cercare di migliorare il livello espresso fino ad ora. Sarà dunque interessante verificare se le gerarchie tra le varie scuderie rimarranno grossomodo simili, oppure vi saranno dei rimescolamenti di carte.

Chi, storicamente, ha saputo sfruttare a proprio vantaggio tale situazione è la Red Bull: il team con sede a Milton Keynes, infatti, è maestro nel far crescere il proprio progetto, riuscendo a disputare stagioni in continua crescita, anche se queste nascono storte e non particolarmente felici sul piano della competitività. E l’inizio di 2017 sembra, a conti fatti, ricalcare adeguatamente questa descrizione. Infatti, la Red Bull ha faticato ad impensierire le varie Mercedes e Ferrari, a partire dai test pre-stagionali fino a passare per i primi tre round del Mondiale. Soprattutto in Australia e Cina il divario, tanto in gara quanto in qualifica, è stato molto pesante, mentre in Bahrain almeno al sabato si è registrato qualche timido passo in avanti. Certo, il ritiro di Max Verstappen per un problema ai freni, quando era in piena lotta per il podio, non rende totalmente completo il quadro di ciò che la scuderia anglo-austriaca avrebbe potuto fare sul circuito arabo, ma va a confermare una tendenza già registrata negli ultimi mesi: vi sono troppi problemi di affidabilità, riguardanti invero soprattutto la power unit Renault, profondamente cambiata rispetto alla positiva passata stagione e dunque bisognosa di tempo per consolidarsi. Tali lacune si sono manifestate già nelle sessioni di Febbraio e Marzo disputate a Barcellona, quanto molti dei motorizzati dalla casa francese hanno perso parti anche importanti delle varie giornate. Red Bull, poi, ha sofferto di ciò anche nel primo fine settimana di gran premio, in Australia, quando la domenica di Daniel Ricciardo si è interrotta anzitempo a causa proprio di una noia alla power unit Renault.

A non essere nato sotto una stella positiva è tuttavia il progetto nel complesso, perché guasti tecnici a parte, la macchina non è mai parsa così veloce nemmeno sul singolo giro, nonché realmente capace di sfruttare il maggiore carico aerodinamico che le “nuove” vetture di F1 generano. Qualità, questa, che aveva fatto in passato le fortune della stessa Red Bull, in grado di dominare il campionato con Sebastian Vettel alla guida, andando vicina a conquistare l’iride già nel 2009. Già in quelle stagioni, comunque, l’adozione di soluzioni tecniche estreme, partorite dal genio Adrian Newey, proteggista di lungo corso tornato in auge quest’anno, avevano creato qualche grattacapo di troppo proprio in materia di affidabilità del mezzo.

Attendersi un recupero della scuderia dei “bibitari” è dunque lecito, ma il percorso potrebbe non essere così lineare e privo di ostacoli. Anche perché Mercedes e Ferrari partono da una base maggiormente solida, potendo inoltre contare su risorse umane ed economiche importanti. Certamente le prossime due gare, per il motivo suddetto, saranno importanti per capire se la Red Bull ha fatto segnare dei passi in avanti oppure no. Soprattutto quella di Barcellona, quinto round del Mondiale 2017, darà risposte più significative in tal senso, stante la maggiore completezza dell’autodromo catalano, in cui si possono trovare tutti gli elementi utili a verificare la bontà di una vettura (lungo rettilineo, accelerazioni, curve veloci e lente).

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davide.brufani@oasport.it

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