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F1, Mondiale 2017: la Ferrari vince ancora, ma per puntare davvero al titolo dovrà migliorare in qualifica

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La Ferrari torna dal Bahrain con la seconda vittoria stagionale in tre gare, che già di per sé sarebbe una ottima notizia (dato che non accadeva dal 2008 con le vittorie di Kimi Raikkonen in Australia e Felipe Massa in Malesia) ma, anche, con la consapevolezza che per rimanere in pianta stabile davanti a tutti dovrà ancora migliorare sotto diversi aspetti. Se parliamo degli sviluppi da portare gara dopo gara parliamo di una ovvietà, per cui è meglio andare nello specifico e parlare del vero tallone d’Achille delle “Rosse”: le qualifiche.

Ad onor del vero più che demeriti “degli altri” si potrebbe parlare di dominio delle Mercedes che, quando i giri veloci contano, hanno la possibilità di cambiare la mappatura della loro Power Unit e dare ai propri piloti quei cavalli in più che gli permettono di partire, quasi sempre, davanti a tutti (e molto spesso monopolizzando la prima fila, come successo proprio a Sakhir). Un aspetto che ha permesso alle “Frecce d’Argento” di facilitare il loro compito in questi ultimi anni, evitando gli incidenti al via e permettendo a Lewis Hamilton e a Nico Rosberg di partite in carrozza e non farsi, quasi, mai raggiungere dagli inseguitori. Lo si è visto anche sabato: il distacco accumulato da Vettel era tutto nel tratto veloce, sintomo che la potenza Mercedes ha fatto la differenza, mentre nel tratto guidato (la vera cartina tornasole della bontà di una vettura) era dominato dalla Ferrari.

E la Ferrari? Fa abbastanza effetto contare quante pole position sono arrivate negli ultimi 4 anni. Una. GP di Singapore 2015. Qualifiche dominate da Sebastian Vettel che, poi, vinse anche la gara davanti a Daniel Ricciardo. Altrimenti i numeri risultano impietosi. Dal 2014 ad oggi i GP disputati sono stati 62. Le pole position delle Mercedes sono state ben 59 (il 95% del totale) contando anche l’ultima in Bahrain di Valtteri Bottas, più una di Vettel, una di Felipe Massa con la Williams e una di Daniel Ricciardo con la Red Bull. Più che i numeri, comunque impietosi, delle vittorie, sono le partenze in prima fila che fanno impressione. Quello che manca alle Ferrari per fare l’ultimo, e definitivo, salto di qualità per spaventare del tutto le Mercedes.

Come si spiega tale divario? Come detto in precedenza la potenza che hanno a disposizione Hamilton e Bottas il sabato non la può pareggiare nessuno, ma c’è dell’altro. La Ferrari, storicamente, non da il proprio meglio nel giro secco, quanto in gara, e l’ha dimostrato in ogni occasione in questo 2017. C’è la netta sensazione che, senza l’improvvida Safety Car di Shanghai, Vettel poteva davvero avere messo a segno una tripletta in fatto di vittorie. Un motivo per il quale essere ottimisti, certo. Ma, alla lunga, sarà fondamentale centrare qualche pole position e andare in pianta stabile in prima fila. Questo è scontato. Per vivere Gran Premi più semplici, meno in rimonta e sfruttando al meglio le proprie potenzialità. Cosa che le Mercedes, da anni, sanno fare alla grande.

Va detto, comunque, che in Ferrari questo aspetto non è vissuto come un assillo. L’ha confermato anche il team principal Maurizio Arrivabene dopo la bandiera a scacchi di ieri, festeggiando la vittoria di Vettel, ammettendo di aver impostato l’assetto del sabato in ottica da gara. Sintomo che si fidano della Sf70H nella lunghezza della gara. Un aspetto che può far ben sperare, ovviamente. Ma senza un miglioramento nelle qualifiche la corsa al titolo 2017 si farebbe, senza dubbio, in salita. Gli avversari non stanno certo a guardare. Con un pizzico di velocità in più e un assetto più azzardato potremo, finalmente, vedere una “Rossa” davanti a tutti. Il GP di Singapore, dopotutto, è distante 574 giorni. Decisamente troppi.

Alessandro.passanti@oasport.it

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