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Golf, Franco Chimenti: “La Ryder Cup 2022 a Roma? Una mia pazzia per il bene del movimento italiano”
“Una pazzia che ci può stare”. E’ questo il pensiero in estrema sintesi del presidente della Federgolf Franco Chimenti intervistato dal Corriere dello Sport sul tema della Ryder Cup 2022 a Roma. Un rischio calcolato quello di portare in Italia un evento simile per cercare di lanciare la disciplina (il golf) nel nostro contesto sportivo. L’accordo da 40 milioni con Infront per le manifestazioni d’appoggio alla Ryder è ormai cosa fatta e si è in dirittura d’arrivo nella formalizzazione dei dettagli.
“Sono certo che il golf in Italia avrà un futuro radioso – le prime parole di Chimenti – Il fatto che un colosso mondiale dell’intrattenimento come Infront accetti di investire nel nostro progetto significa che le potenzialità di sviluppo sono enormi”, sottolinea il massimo dirigente della FIG.
“Porteremo il nostro sport nelle scuole e nelle università, illustreremo attraverso convegni medici quale beneficio ci sia nel giocare a golf fin da giovani. Nel giro di undici anni contiamo di superare i 160.000 tesserati. Mostreremo al mondo che il nostro sport è il più bello del mondo anche per chi vada alla ricerca di nuovi percorsi e nuovi paesaggi per giocare. La Ryder Cup può aiutare a portare a compimento questo programma così ambizioso. Già abbiamo aperto tanti campi all’uso quotidiano – sottolinea Chimenti – Ovviamente ci servono i campioni e sono certo che anche da questo questo punto di vista nei prossimi anni saremo messi bene. Abbiamo i nomi già conosciuti, i Molinari, Manassero, giovani che crescono tipo Geminiani e Paratore. Con l’aumento dei praticanti, l’Italia può stabilirsi ai vertici”.
Un progetto che però deve fare i conti con una realtà nella quale il golf non è nella pratica di tutti i giorni. La risposta del presidente della Federazione è chiara: “La Ryder Cup all’inizio è stata una mia pazzia. E vedevo intorno solo gente che mi sconsigliava di tentare. Poi a poco a poco ho trovato gli alleati: Lavinia Biagiotti che gestisce il Marco Simone e il presidente del Coni, Giovanni Malagò. Questo dev’essere chiaro: nessuno si mette in tasca una lira di denaro pubblico, men che meno i proprietari del circolo, e i privati del coinvolti fanno i loro affari investendo e rischiando in proprio”.
giandomenico.tiseo@oasport.it
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Foto da La presse