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MotoGP
MotoGp, Mondiale 2017: Jorge Lorenzo e Ducati, così non va. Che prospettive può avere questo “matrimonio”?
Senza ombra di dubbio, Jorge Lorenzo e Ducati sono state le maggiori delusioni di questo inizio di Mondiale MotoGp 2017. Il binomio si era formato con aspettative alquanto importanti, cioè quelle che vedevano la coppia chiamata a lottare sistematicamente per la zona podio, con qualche possibile puntata al “bersaglio grosso” nelle piste maggiormente favorevoli al pilota od alla moto, quando non ad entrambe le componenti. Con la prospettiva, grazie ad una ipotetica crescita graduale, di poter ambire a qualcosa di realmente importante nel 2018, secondo ed ultimo anno di contratto dello spagnolo con Ducati. Ed invece, fino ad ora il rapporto non è veramente mai decollato: qualche piccolo segnale incoraggiante sparso qua e là, ha lasciato spazio soprattutto a difficoltà nell’approccio del 29enne iberico alla moto italiana.
Tali problematiche nascono da una incompatibilità di fondo tra le caratteristiche dell’uno e dell’altro “componente” del binomio: Lorenzo è un pilota estremamente pulito, con una guida precisa e minimalista che predilige la velocità di percorrenza alla staccata estrema e profonda; Ducati, invece, è un mezzo che non ha nella guidabilità il suo punto forte, specialmente laddove le curve presentano un raggio molto chiuso e tendono a tornare su loro stesse. Oltre a ciò, la moto di Borgo Panigale sembra avere proprio nella stabilità in staccata (anche se con la scomparsa delle alette aerodinamiche tale pregio è venuto parzialmente meno) il suo punto forte, chiedendo dunque di sfruttare soprattutto il seguente ambito sacrificando qualcosa nella percorrenza della curva. E’ evidente come, essendoci certi presupposti, una delle due parti deve forzatamente andare incontro all’altra, dovendo essere soprattutto il pilota a sforzarsi di assimilare certi automatismi. Il percorso non è certamente facile, a maggior ragione se si considera che Lorenzo, in MotoGp, ha guidato solo la Yamaha e per un lungo periodo di tempo. Tuttavia, tra sessioni di test e gran premi di tempo per migliorare sotto questo punto di vista ce n’è stato, ma è obiettivamente difficile scorgere dei segnali incoraggianti in tal senso, anche solo vedendo l’impaccio che il maiorchino mostra, ancora adesso, ogniqualvolta sale in sella alla GP17.
Ridurre il discorso al (fino ad ora) scarso adattamento di Lorenzo alla Ducati sarebbe, tuttavia, un’analisi superficiale. Perché, cosa ancora più preoccupante, sembra essere proprio la moto versione 2017 a non aver fatto segnare dei passi avanti importanti, rispetto alla GP16 scesa in pista nella passata stagione, ed utilizzata attualmente (senza grandi acuti, ad onor del vero) dai piloti satellite Hector Barbera e Scott Redding. C’è da chiedersi cosa possa essere cambiato rispetto ai test pre-Mondiale 2017, laddove Dovizioso si era detto molto soddisfatto del comportamento della moto, nonché delle sensazioni che questa gli dava anche su tracciati mai così favorevoli al forlivese. Una strada sbagliata nella direzione dello sviluppo, oppure un cambiamento di mescola della Michelin, che anche in questo campionato si sta dimostrando fin troppo “ballerina” su tale argomento, possono aver contribuito ad aumentare le difficoltà e le lacune del progetto? Difficile dare una risposta certa da fuori, ma sta di fatto che, tolta la gara in Qatar, in cui Dovizioso ha terminato 2° giocandosi fino all’ultimo metro la vittoria con Maverick Vinales, Ducati è sembrata regredire preoccupantemente al periodo 2011-2014, laddove la moto italiana era più intenta a giocarsela (con fatica) con i piloti satellite di Honda e Yamaha, piuttosto che con gli ufficiali delle due case nipponiche succitate. Tra l’altro su circuiti che, ad inizio stagione e guardando alla “teoria”, avrebbero dovuto rappresentare territori di conquista molto interessanti per la casa bolognese, utili a mettere da parte punti e risultati in vista di tracciati maggiormente ostici.
Il duro e costante lavoro, da quando si è entrati nella gestione Dall’Igna, non è mai mancato nella fabbrica emiliana, ma forse per la prima volta si è imboccato un percorso di regresso, invece che di miglioramento. Sarà dunque importante, cruciale, riuscire a non perdere la bussola e compattarsi ulteriormente, dando ognuno il massimo senza iniziare un pericoloso gioco di scaricabarile per ripulirsi, almeno in parte, dalle proprie responsabilità, come già accaduto in passato ai tempi della permanenza di Valentino Rossi in Ducati. Riuscire in ciò è un primo fondamentale requisito per tornare ad occupare posizioni degne della migliore tradizione della casa in MotoGp, oltre ad essere un qualcosa di auspicabile in ottica incertezza, interesse e spettacolo della top class.
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davide.brufani@oasport.it
Foto: Pagina Facebook ufficiale Jorge Lorenzo