MotoGP
MotoGp, Mondiale 2017: Valentino Rossi dà una nuova risposta di carattere e metodo, ma per battere Vinales serve di più
Così come era accaduto in Qatar, nel round di apertura del Mondiale MotoGp 2017, anche l’appuntamento in Argentina, seconda prova del campionato, è stato un lungo percorso di crescita ed affinamento del proprio feeling con la M1 per Valentino Rossi. Fin dalle libere del venerdì, infatti, l’italiano ha faticato a trovare una competitvità elevata con la sua Yamaha, dovendo lavorare passo dopo passo per cercare di mettere tutte le problematiche al loro posto, in modo da presentarsi quanto più pronto possibile per la gara. Una metodologia ormai consolidata per il pesarese, che raramente punta a forzare i tempi sin dai turni di libere per dare il massimo la domenica, quando ogni pezzo del “puzzle” è al suo posto ed ha dunque le corrette sensazioni per esprimere il massimo del suo potenziale, oltre ad una capacità di sfruttare il riferimento dato dai suoi avversari diretti per colmare, nella maniera migliore possibile, le eventuali lacune ancora esistenti.
Un momento importante del week-end di Rossi è stato senza dubbio il sabato, quando in qualifica è riuscito a strappare la Q2 ad Andrea Dovizioso per pochi millesimi di secondo, evitando di partire 13° e dunque di complicarsi ulteriormente la vita in vista della corsa. In quel frangente si è visto come Valentino, pur non trovandosi al top con la M1 nemmeno in condizioni di bagnato, sia stato capace di migliorare con il passare dei giri, non mollando mai la presa e dimostrando una determinazione davvero encomiabile, che gli ha permesso anche alla domenica di disputare una gara di alto livello.
A differenza di quanto non fosse accaduto in Qatar, laddove l’andamento lento della corsa aveva aiutato Rossi a stare nel gruppo di testa e mascherare un ritmo non propriamente al top, ieri la MotoGp ha girato su di un passo sostenuto, raramente toccato in tutto il resto del fine settimana. Conseguenza logica, dettata dal fatto di trovarsi a girare su di una pista sporca come Termas de Rio Hondo, tracciato raramente utilizzato da altre competizioni nel corso dell’anno, che dunque offre un circuito in grado di velocizzarsi con il passare delle giornate e la sempre maggiore gommatura lasciata dalle varie categorie. Valentino, in tale contesto, ha battuto un ritmo sull’1:39 alto/1:40 basso, non troppo dissimile da quello dell’inglese Cal Crutchlow, riuscendo a far la differenza sull’inglese del team Cecchinello grazie ad una maggiore consistenza nell’arco della gara, in cui ha dato comunque sempre l’impressione di poter attaccare il britannico laddove avesse deciso di forzare i tempi. Non a caso, una volta agguantata la seconda posizione, Rossi ha messo dei decimi di margine sull’alfiere di Honda, non rendendosi più avvicinabile dal pilota di Coventry.
Da registrare, anche in tale occasione, il gap pagato nei confronti di Maverick Vinales: il suo giovane compagno di team ha vinto anche la gara dell’Argentina, sfruttando si la caduta di Marc Marquez dopo pochi passaggi, ma dando per il resto la sensazione di pieno controllo della corsa, con quei 2/3 decimi di margine sui più immediati inseguitori da spendere in caso di necessità. Vinales ha al momento un feeling perfetto con la Yamaha in condizioni di asciutto, mentre sul bagnato ha faticato maggiormente. Ma, a riguardo di quest’ultimo frangente, bisogna sottolineare come il 22enne di Figueres non avesse mai girato in tali condizioni con la Yamaha, dunque è normale non avesse piena dimestichezza con la M1. In più, in qualifica è stato comunque capace di tenersi dietro Valentino di pochi millesimi, perciò anche qui Rossi è chiamato a dover recuperare un gap, minimo ma esistente. In particolare, a dover crescere è un quanto più repentino pronto affiatamento con Yamaha da parte del nove volte campione del mondo, in modo da non dover vivere dei fine settimana di costante ed affannosa rincorsa, ma avendo il dovuto tempo per lavorare anche di fino sui dettagli. Cosa che a Vinales è riuscita sempre al momento, grazie ad un set-up di base che lo mette in condizione di essere già molto forte sin dal primo istante in cui lo spagnolo mette le ruote sull’asfalto di una pista, in questo caso da lui mai vista a bordo della M1 fin qui.
Il distacco tra i due, nella classifica del Mondiale 2017, è di 14 lunghezze: ovviamente nulla è compromesso mancando 16 gare, ma certamente ora come ora Rossi non sembra averne ancora per impensierire realmente Vinales, puntando magari a fiaccarlo in una lotta ravvicinata, o comunque a far valere la sua maggiore esperienza in ambito di lotta per il titolo. Sarà importante vedere l’impatto dei due all’arrivo del campionato in Europa: le prime 3 gare sui circuiti del Vecchio Continente (Jerez, Le Mans e Mugello) daranno risposte importanti in tal senso, permettendoci di verificare se Rossi stia realmente progredendo nel suo affiatamento con la Yamaha versione 2017, oppure fatichi ancora a tenere il passo del proprio compagno di team. Nel primo caso potrebbero aprirsi scenari decisamente interessanti, nel secondo c’è il concreto rischio che la forbice tra i due possa ulteriormente ampliarsi.
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davide.brufani@oasport.it
Foto: Valerio Origo