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Nuoto, Italia, che nidiata di giovani. Ma al femminile manca ancora una nuova Federica Pellegrini

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E’ un ricordo di acque agitate quello di Riccione. Giorni di grande nuoto nella vasca romagnola hanno animato il darsi agonistico in piscina, valevole per i campionati italiani. Le immagini sono diverse: Gabriele Detti in grande spolvero in tre specialità (200, 400 ed 800 stile libero), Gregorio Paltrinieri, campione consumato nei 1500 con un tempo fantascientifico nonostante la condizione non perfetta, ed infine, lei, Federica Pellegrini, pur febbricitante, sotto l’1’56” in quei 200 sl, storia di una vita natatoria lunga più di un decennio.

Gli Assoluti, però, non hanno avuto solo grandi nomi. Nicolò Martinenghi, Giacomo Carini, Simona Quadarella, Tania Quaglieri sono tra gli atleti che più si sono messi in evidenza tra le nuove leve. Martinenghi ha spostato l’asticella sempre più vicina al tetto dei 59″ nei 100 rana, fregiandosi del titolo anche dei 50, primo uomo in Italia ad abbattere la barriera dei 27″. Carini, aggredendo la gara come solo lui sa fare, ha stampato un altro primato tricolore (1’55″40) nei 200 farfalla mentre la Quadarella (classe ’98) e la Quaglieri (classe 2000) hanno posto il loro sigillo negli 800/1500 stile libero e nei 100 dorso. La romana, a segno nelle prove del mezzofondo, vincendo in 8’25″08 (800 metri) ed in 16’10″66, ha confermato la sua crescita, pronta a calcare palcoscenici importanti. Nel contempo l’atleta del Sea Sub Modena, aggiudicandosi la finale delle due vasche del dorso, davanti a Carlotta Zofkova ed a “Sua Maestà” Pellegrini, ha mostrato anche a livello senior quelle qualità messe in luce nelle competizioni giovanli. L’1’00″96, oltre che il personale, rappresenta anche il nuovo limite nazionale categoria “Cadetti”.

Un fermento, dunque, chiaro nel settore femminile, però è anche vero che il vertice mondiale sembra essere ancora distante. In buona sostanza, ripensando al passato ed a ciò che riusciva ad ottenere la “Divina”, parliamo di mondi diversi. Del resto, una nuotatrice, argento a 16 anni alle Olimpiadi di Atene 2004, non è cosa da tutti giorni.

Sperare di avere una nuova Federica è molto complicato. Un’eredita molto pesante che ha avuto delle derive negative in alcune nostre portacolori. Viene in mente Diletta Carli, riconosciuta, a livello giovanile, come atleta con qualità eccezionali ed aspirante per prendere il testimone (medaglia d’oro e d’argento negli Europei giovanili ad Anversa nel 2012 ad Anversa nei 200 e 400 stile libero; medaglia d’oro nei Mondiali giovanili a Dubai nel 2013 nei 200 sl). Tuttavia, problemi di vario genere hanno portato la toscana a perdersi, dopo aver ottenuto un’ottima finale mondiale nei 400 stile libero a Kazan nel 2015.

Purtroppo la figura della campionessa di Spinea è qualcosa che “schiaccia” e rende problematico il confrontarsi con lei in ambito nazionale, vista la sua grande voglia di competere e vincere. Bisognerà attendere ancora prima di rivedere una “donna acquatica” delle sue qualità in Italia? 

giandomenico.tiseo@oasport.it

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Foto di Diego Gasperoni

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