Ciclismo
Parigi-Roubaix 2017: Gianni Moscon, la giovane promessa che sboccia sul pavé
A soli 22 anni, e alla seconda partecipazione, Gianni Moscon ha chiuso la Parigi-Roubaix 2017 al quinto posto. Un risultato che per l’Italia mancava dal 2012, quando Alessandro Ballan chiuse sul podio. Il giovane trentino, con questo risultato, ha confermato quanto di buono si diceva sul suo conto dopo gli esordi positivi dello scorso anno sulle pietre.
Già al Giro delle Fiandre l’atleta del Team Sky si era fatto trovare pronto, bravo ad entrare nel tentativo di Boonen e Gilbert sul Kapelmuur assieme alla sua squadra. Una predisposizione quasi naturale nel percepire i pericoli in gruppo, che gli consentono di essere sempre nel posto giusto al momento giusto. Anche oggi, nonostante nella prima fase sia stato costretto ad inseguire a causa di una caduta che l’ha rallentato, è riuscito a fare tutto nel migliore dei modi. Prima rimanendo nel gruppo dei big, poi addirittura attaccando per andare a giocarsi il successo, uscendo dal gruppo con Greg Van Avermaet e Jasper Stuyven. Alla fine, proprio assieme a Stuyven, non è riuscito a tenere il ritmo di Van Avermaet, Stybar e Langeveld sul Carrefour de l’Arbre, ma considerando la giovane età avrà tempo per crescere dal punto di vista atletico e fisico per eguagliare anche i migliori al mondo. Quasi sorprendente l’attitudine: all’attacco con corridori più esperti e quotati di lui non ha mai evitato un cambio, non ha mai scansato la responsabilità. Un po’ con l’ardire del giovane rampante, che vede la possibilità di ottenere un risultato da sogno, un po’ con la consapevolezza di chi sa di avere la benzina per stare in gruppo d’elite.
Pur senza fretta di pretendere risultati, oggi Moscon si è ritagliato un ruolo da osservato speciale nelle prossime corse e nelle prossime stagioni, quando si tornerà sulle pietre. Un fisico particolare, una fisionomia in bicicletta facilmente riconoscibile tra le sagome del gruppo. Un talento esploso sin dalle prime corse con i professionisti e che non accenna a fermarsi, per ora. Da qui a migliorarsi e magari vincere c’è ancora tanta strada da fare, ma il percorso intrapreso dal corridore e dalla squadra (che ora potrebbe anche valutare con maggiore concretezza la possibilità di concedergli i gradi di capitano) sembra quello giusto per arrivare al vertice. E un corridore così, all’Italia, manca da tanto, troppo tempo.
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gianluca.santo@oasport.it