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Ciclismo

Parigi-Roubaix 2017: le pagelle. Finalmente Greg Van Avermaet! Magnifici Gianni Moscon e Daniel Oss

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E’ andata in scena la terza Classica Monumento stagionale: la Parigi-Roubaix. A trionfare è stato l’attesissimo Greg Van Avermaet, che finalmente è riuscito a sbloccare il proprio palmares nelle corse più importanti del panorama internazionali. Una gara splendida, come sempre all’Inferno del Nord, nella quale sono stati protagonisti anche gli italiani. Andiamo a rivivere la corsa con le pagelle dei protagonisti.

Greg Van Avermaet, voto 10: finalmente è arrivata. Dopo una carriera ad inseguire tutti i generi di Classiche Monumento, dalla Sanremo al Lombardia, passando per Fiandre, Roubaix e Liegi, è arrivato il colpo, proprio nell’Inferno del Nord. Una condotta di gara eccezionale, anche aiutata da una tattica di squadra perfetta. I problemi dopo i primi tratti di pavé (anche una caduta) non l’hanno privato di giocarsi la corsa alla pari con tutti i rivali. Quando il gioco è iniziato a farsi duro, l’uomo più in forma ha deciso di far sul serio: dopo aver staccato tutti gli altri co-favoriti si è fidato del suo spunto veloce andando a stravincere in volata nel Velodromo.

Zdenek Stybar, voto 8: nonostante partisse con i gradi di gregario, nella classica preferita, il ceco della QuickStep-Floors è riuscito a conquistare una splendida seconda piazza. 200 chilometri in appoggio a Tom Boonen, poi si è messo in proprio, restando con il gruppo di Van Avermaet. Ci ha provato in tutti i modi a staccare il campione olimpico, tentando anche la sparata negli ultimi 300 metri, ma non c’è stato nulla da fare.

Sebastian Langeveld, voto 8: un settimo ed un ottavo posto fino ad oggi. A 32 anni arriva un fantastico podio per l’olandese della Cannondale-Drapac che da gregario si è ritrovato capitano e vicinissimo alla vittoria finale. All’ultimo chilometro sono terminate le energie, ma il piazzamento è comunque fantastico.

Gianni Moscon, voto 8: difficile fare di più. Con tutto il Team Sky fuori gioco a causa delle cadute, tutta la responsabilità della squadra britannica è andata sul giovanissimo portacolori azzurro. Costretto ad inseguire anche lui nelle prime fasi di gara, ha dimostrato un talento da potenziale fenomeno. Forse da discutere la troppa generosità messa in strada, anche a causa dell’inesperienza. Paga sul Carrefoure de l’Arbre, non ne ha per tenere il passo dei primi 3, poi rientra nel Velodromo e prova ad anticipare lo sprint, ma è costretto alla quinta piazza. Tornerà nelle prossime stagioni per puntare al risultato grosso.

Peter Sagan, senza voto: parte all’assalto, in modo davvero garibaldino. Ad 80 chilometri dal traguardo esce già allo scoperto e prova ad andarsene, ma un problema meccanico lo costringe a rientrare in gruppo. Corre da padrone e sembra pronto a staccare tutti i rivali, ma l’ennesima sfortuna lo tira fuori dalla battaglia conclusiva. Una settimana (tra Fiandre e Roubaix) da dimenticare.

John Degenkolb, voto 5,5: voto per lui e per la squadra. La Trek-Segafredo preferisce tenere al comando un Jasper Stuyven stanco (ma comunque eccellente quarto alla fine), piuttosto che giocarsi tutte le sue carte con il capitano che conclude in decima piazza.

Tom Boonen, voto 7: come di consueto non manca la grinta, oggi più che mai, visto che era l’ultima uscita di una meravigliosa carriera. Si spegne però nel momento decisivo, lasciando andare Greg Van Avermaet con Stybar. Poteva provare a stare con il connazionale per giocarsi la vittoria che sarebbe stata leggendaria.

Daniel Oss, voto 8: straordinario, poco da dire. Esce allo scoperto in marcatura su Peter Sagan, subito dopo la Foresta di Arenberg. E’ l’uomo in più della BMC: ripreso dal plotone con il compagno Van Avermaet non si accontenta di aiutarlo, ma riparte. Quando si anima la corsa, con il campione olimpico che lo raggiunge, si sacrifica per l’ennesima volta, lasciandolo solo alle porte del Carrefour de l’Arbre. L’abbraccio nel Velodromo di Van Avermaet è il ringraziamento migliore per una giornata da protagonista.

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gianluca.bruno@oasport.it

Foto: Pier Colombo

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