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Tennis: Roger Federer batte, Rafael Nadal risponde. Sembra il 2006 e invece…
Ma siamo nel 2006? Si ha quasi una crisi di identità guardando ai risultati di due sportivi con racchetta e pallina il cui nome riecheggia da qualche tempo. Ci riferiamo a Roger Federer e Rafael Nadal che in questo 2017 sono tornati a dettare legge nei tornei del tennis mondiale.
Ha iniziato Roger con i successi degli Australian Open ed dei Masters 1000 di Indian Wells e Miami, due dei quali hanno sorriso allo svizzero proprio contro Rafa nell’ultimo atto. Quali conseguenze? Record a pioggia: 18° titolo di uno Slam, 26° 1000 e 91° titolo ATP. Il tutto abbinato ad un rapporto tra vittorie e sconfitte pazzesco (19 successi ed 1 ko nel 2017).
Risultati frutto di un miglioramento tecnico evidente sul rovescio, non solo più un colpo difensivo, e di uno spirito di abnegazione degno del 18enne che non vede l’ora di scendere il campo, Sono questi i tratti caratterizzanti del fenomeno di Basilea che ora, in attesa di capire se varrà la pena calcare la terra di Parigi (Roland Garros programmato dal 22 maggio all’11 giugno 2017), vuol già pianificare la sequenza di impegni sull’erba e sul cemento culminanti in Wimbledon e Us Open.
Se l’elvetico ha battuto più di un colpo, il campione di Manacor ha risposto puntualmente sul “red carpet” di Montecarlo, aggiornando anch’egli la pagina dei primati. L’iberico, infatti, grazie al trionfo in finale con Alberto Ramos-Vinolas ha aggiornato le sue statistiche eccezionali: primo giocatore nell’era Open a conquistare 10 titoli nello stesso torneo e vetta della classifica dei tennisti con più vittorie (tornei) sulla terra rossa (50) lasciando dietro un mito come Guillermo Vilas, fermo a 49. A ciò dobbiamo aggiungere il 29° 1000 della carriera ed il 70° trionfo ATP.
Un Nadal, in grado, dunque, di superare gli acciacchi fisici dell’ultimo periodo, ritrovando l’animus pugnandi che lo ha reso da sempre speciale. Quei recuperi, a due metri dalla riga di fondo, sono tornati a far capolino e a creare non pochi disagi ai rivali. Con la forma esibita nel Principato e i problemi di Andy Murray e Novak Djokovic, il ruolo di favorito n.1 per lo Slam parigino è quasi un obbligo, a caccia della decima sinfonia.
Un evergreen che a distanza di 11 anni risuona su chi vorrebbe raccogliere il testimone dei due “ragazzi” non avendo però dimostrato la stessa continuità.
giandomenico.tiseo@oasport.it
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Foto da pagina facebook Australian Open