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Tiro a segno, Niccolò Campriani: “C’è uno spiraglio per Tokyo 2020. Non mi sento una leggenda e a casa comanda Petra…”

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ESCLUSIVA OA SPORTLadies and Gentlemen… Niccolò Campriani! Eh sì, la lingua inglese è entrata a far parte della sua quotidianità già da un po’, quindi, Noi pure bisogna abituarsi a presentarlo così. Anche perché, il ventinovenne tiratore fiorentino non può essere affatto considerato “solo” un orgoglio per lo sport e gli sportivi italiani, bensì una colonna portante del Tiro a segno globale contemporaneo. Tra Stati Uniti e Londra – dove siamo andati a scovarlo telefonicamente, per l’occasione – Nicco si è costruito un presente da Ingegnere Gestionale che lascia presagire un meritato futuro professionale roseo, brillante, senza confini. Ma è per le sue imprese al poligono che gli inguaribili amanti dello Sport made in Italy, quello vero, però, quello pulito che emoziona molto al di là della posta “materiale” in palio, non potranno mai e poi mai dimenticare il nome di Niccolò Campriani. Colui il quale è entrato nella leggenda a Cinque Cerchi (status che non piace particolarmente al Nostro, in quanto persona e agonista di successo sui generis, con la testa perennemente sulle spalle e lo sguardo ben fisso verso la vita d’ogni giorno) con la sua doppietta oro-oro alle Olimpiadi di Rio, a cui va sommata quella oro-argento di Londra 2012 e tanta altra roba, fra cui titoli iridati e continentali, successi alle Universiadi ed ai neonati Giochi Europei, ha da poco annunciato il ritiro dall’attività agonistica a tempo pieno, proprio per dedicarsi alla carriera di Ingegnere “internazionale”…ed alla storia d’amore con la collega Petra Zublasing. Si tratta di un saluto parziale, più o meno definitivo? Più o meno. O forse no. Chissà. Ma chi meglio di lui in persona può schiarirci le idee?! Ladies and Gentlemen… A voi tutti, Niccolò Campriani, colui al quale non possono non mancare i dolci ricordi a forma di Cinque Cerchi colorati: tant’è vero che ci ha deliziato praticamente in tempo reale con il sovrastante selfie “olimpico” londinese… Buona lettura, GRAZIE CAMPIONE!

Ciao Niccolò. Hai deciso di puntare forte sulla carriera di Ingegnere, quindi nel nostro Paese non si può vivere di solo Tiro a segno? Nemmeno per un fuoriclasse come te?

“Carriera di Ingegnere Gestionale, ma anche altro. Seguirò dei progetti e mi metterò alla prova in campi diversi da quello sportivo-agonistico. Non è una questione di poter o meno vivere di Tiro a segno, dipende solo se uno vuole farlo o meno… Sarei potuto andare avanti con diversi cicli olimpici, ma è prevalsa la curiosità di vedere e provare altro. Non è una critica al sistema, sia chiaro, la vita è una sola e non la si può circoscrivere esclusivamente alle gare. La mia disciplina sportiva mi ha formato e non potrò mai rinnegarla, ma non si può vivere di ricordi; la parte più bella è davanti a me, quindi, non è né un discorso di ambizioni né di ‘malessere’…”.

Come vedi l’Italia del Tiro a segno oltre Campriani? Qualcosa si muove, ma i giovani sembrano ancora lontani dal tuo livello…

“Non la vedo affatto male. Giuseppe Pio Capano, nella carabina, ha centrato un ottimo quarto posto al suo primo Europeo seniores, nemmeno io c’ero riuscito… Paolo Monna, nella pistola, si è reso già protagonista di veri e propri show a livello internazionale! E stiamo parlando di due atleti giovanissimi… C’è tanto ancora da fare, ovviamente, ma siamo solo all’inizio del quadriennio olimpico; di sicuro, nessuno deve sentirsi in dovere di ‘sostituirmi’ ed io farò sempre il tifo per loro. Non sarà mica facile ripetere a Tokyo le grandissime cose fatte dal Tiro a segno azzurro nelle ultime due Olimpiadi…”.

Dopo Londra 2012 avevi criticato palesemente il passaggio alle nuove regole, poi a Rio hai ottenuto due medaglie d’oro! In sostanza, i Campioni vincono sempre e comunque?

“No, anzi, con le vecchie regole l’Italia non avrebbe ottenuto in Brasile ‘solo’ quelle medaglie… Stavolta la fortuna mi ha sorriso, ma non cambio idea, non mi rassegno. Tuttavia, la Federazione Internazionale sta andando verso una più giusta direzione; la strada è ancora lunga e la linea che seguo è sempre la stessa: più colpi più equità. Per lo spettatore, il Tiro a Rio è stato più piacevole da vedere, ma la vera sfida da vincere sta nel non penalizzare la meritocrazia, cercando di ridurre al massimo il gap tra l’esperienza dello spettatore e quella del tiratore”.

Secondo te, il doping esiste anche nella tua disciplina? Esistono, ad esempio, sostanze che aiutano a mantenere i nervi saldi quando conta…

“No, non lo so, a me non è mai capitato di percepire una cosa simile, sinceramente; anche perché i betabloccanti verrebbero ‘sgamati’ facilmente. Per chi voglia farlo, mi auguro che non lo faccia mai, per la propria salute. Essere perennemente a contatto con la ‘paura di sbagliare’ è il migliore allenamento possibile!”.

Quanto ti stimola l’idea di una gara a coppie con Petra Zublasing a Tokyo? Avete già vinto insieme ai Giochi Europei…

“Sì sì, la medaglia di Baku ottenuta in coppia con Petra è una delle più belle medaglie che ho custodite… Ho uno splendido ricordo di quel giorno e se c’è una speranza, oggi, di vedermi a Tokyo fra tre anni è proprio questa. Ma bisogna qualificarsi a livello individuale…”.

Pensi che lei abbia il carattere giusto per diventare la leader di tutto il movimento italiano? 

“Petra è già una leader mondiale del Tiro a segno, quindi, assolutamente sì, può diventare trainante per tutto il movimento azzurro. A Rio, la sua performance è stata riconosciuta grandiosa da tutti i colleghi, ho detto tutto… Ha senz’altro un carattere particolare, quello sì (sorride, ndr).

Sei unanimemente considerato Campione modesto, umile, educato e con la testa sempre ben salda sulle spalle; ma è possibile che gli stratosferici risultati conseguiti in carriera non ti abbiano mai fatto sentire una leggenda intoccabile dello Sport italiano?

“Grazie! Orgogliosissimo del ruolo che ho avuto nello sport italiano, sicuramente, ma io non mi sento una leggenda perché la quotidianità che vivo mi riporta sempre coi piedi per terra. E questo anche grazie alla gente che ho avuto attorno: famiglia, Petra, amici”.

Quindi, i trionfi agonistici cambiano o no gli uomini che li raggiungono?

“Il percorso che porta a questi successi cambia in meglio la vita, ma più che altro sono quei quattro anni a cambiarti l’esistenza, comunque vadano a finire… In realtà è un discorso molto molto soggettivo, nel mio caso personale, non ci sono stati mai problemi di questo tipo”.

Quesito d’alleggerimento: quando state insieme, chi comanda a casa fra te e Petra? Progetti importanti all’orizzonte…?

“Petra! Progetti…? Sto valutando un po’ di scenari, non sto certo con le mani in mano…!”.

Quindi, per chiudere con “la” domanda del momento: qual è la percentuale di possibilità di vedere Niccolò Campriani a Tokyo?

“Lo spiraglio lo lascio, ma oggi è difficile quantificare questo numero. Un numero c’è, almeno… Penso ai tanti ritorni nello sport, su tutti Jordan, Schumacher e lo stesso Rosberg che, secondo me, ci ripenserà… Ma io sono sereno così, adesso”.

giuseppe.urbano@oasport.it

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Foto: archivio privato Niccolò Campriani

 

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