Vela
Vela, America’s Cup 2017: non si placano le polemiche, intanto Team New Zealand ‘atterra’ alle Bermuda
Le polemiche quando si parla di America’s Cup non sono mai mancate ma questa volta ogni pretesto sembra essere buono per accendere la contesa. Proprio ieri Team Emirates New Zealand è arrivato alle Bermuda con il suo l’AC50 Aotearoa da assemblare.
@EmiratesTeamNZ has landed in #Bermuda. It’s time to unpack and get back on the water! #ETNZ #newzealandscup @emirates @americascup pic.twitter.com/ytoH3ti7cr
— EmiratesTeamNZ (@EmiratesTeamNZ) 10 aprile 2017
Gli ultimi test sembrano preoccupare parecchio il Defender Oracle che attraverso un comunicato dell’AC Event Authority (ACEA) ha voluto fare chiarezza sulle norme di stazza riguardanti l’uso di appendici (due paia di foil destra/sinistra) e della loro possibile sostituzione in caso di danni non volontari. Il fattore scatenante è stato l’utilizzo inopportuno (secondo gli americani) di un foil danneggiatosi durante un allenamento nelle acque neozelandesi. Un comunicato in cui, anche ironicamente, si è voluto rimarcare che per le modifiche del protocollo sia necessaria la maggioranza nella Commissione dei Team, impossibile da applicare con gli altri Challenger schierati con il Defender.
A riguardo ha detto la sua il condottiero dei kiwi Grant Dalton. Su Saily TV il neozelandese ha dichiarato che Oracle e Softbank Japan del connazionale Dean Barker sono in realtà la stessa barca. “Questo non ha precedenti nella storia dell’America’s Cup; uno sfidante non è mai stato così interconnesso con il Defender. Non si è mai visto che un Challenger aiuti il Defender a difendere la Coppa. Il ruolo di Softbank è di aiutare Oracle a tenersi la Coppa, e questo persino nel nostro paese non è compreso fino in fondo… Dean Barker sta cercando di aiutare Oracle a difendere la Coppa”. A quando il prossimo round?
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