Calcio
Calcio: il ‘Pallone’ deve essere un divertimento per i bambini
In quale modo proporsi ai piccoli come preparatore? Secondo la mia esperienza, il preparatore deve porsi di fronte ai piccoli (pulcini ed esordienti) come un animatore, un educatore e, naturalmente un preparatore-allenatore. Troppe volte i tecnici del settore giovanile dilettantistico, preparano i portieri come i giocatori, cioè male.
Corse inutili, balzi dannosi, tiri a ripetizione. Quante volte vediamo il “portierino” subire 20/30 tiri di seguito dai compagni di squadra? Quanto recupero ha questo piccolo atleta? Qui la situazione si inverte: invece di mandare in aerobico il giocatore, con poco recupero, si manda il portiere. E’ vero che un pulcino spesso non è ancora specializzato nel ruolo, ma, come non lo è lui, non lo sono neanche gli altri. Facciamo giocare allora tutti in porta e tutti in campo, così che tutti si rendano conto delle difficoltà che si incontrano a ricoprire un altro ruolo. Il portiere si renderà conto della difficoltà ad indirizzare un pallone che sembra facile in porta e l’attaccante comprenderà quanto sia difficile parare un tiro altrettanto facile. Spesso chiedo ai mister, nella partitella di fine allenamento, di non far giocare sempre tra i pali il ragazzino, ma di farlo divertire anche in campo, mettendo in porta un altro membro della squadra. Così facendo, prima di tutto si allena il portiere anche con i piedi, secondo ed importantissimo, lo si fa divertire. E questo è uno degli scopi primari che un allenatore deve tener presente quando ha la grossa responsabilità di “plasmare” i campioni del futuro.
Gli scopi primari degli allenatori dei pulcini dovrebbero essere: educare il bambino al rispetto delle regole, al rispetto dei compagni, degli allenatori e delle strutture; abituarlo a rispettare il proprio fisico e la sua psiche; lavorare sulla puntualità e l’ordine; proporre continuamente giochi e situazioni di gioco differenti in maniera tale da favorire il suo sviluppi psico-motorio.
Il bambino deve essere in grado di differenziare le varie situazioni che continuamente gli vengono proposte. Per l’allenamento base di un piccolo portiere faccio affidamento su questa tabella:
- Fase di riscaldamento tramite giochi a tema
- Fase globale
- Fase analitica
- Situazione di gioco
- Gioco finale
Fase di riscaldamento tramite giochi a tema
Previsto quale sarà il tema dell’allenamento (es. presa, uscita bassa, presa alta ecc), l’allenatore proporrà giochi adatti a questo tipo di gesto tecnico. Tutti con il pallone in mano, in modo da favorire la manualità e la confidenza con la sfera. Palla avvelenata, pallavolo con regole un po’ cambiate, pallacanestro ecc.
Fase globale
In questa fase, al piccolo atleta, è richiesto di risolvere da solo la situazione. Chiamasi anche metodo induttivo. L’allenatore propone un gesto tecnico e il portiere deve riuscire, con qualsiasi mezzo e postura, a risolverlo. Ad esempio: gesto tecnico uscita bassa. Al portiere è richiesto che, in qualsiasi modo, fermi il pallone in uscita bassa. Non importa se si pone male rispetto alla palla, se usa male le mani, se non piega correttamente il ginocchio a terra, se supera con i piedi la palla, importante è fermarla. Con questi esercizi, sempre supportati da frasi di incitamento da parte del preparatore, il bambino cresce in esperienza ed analisi critica rispetto al problema. Perché per lui, non dimentichiamolo, questa è una complessità.
Fase analitica o metodi deduttivo
Qui il preparatore aiuta parzialmente o completamente il portiere a risolvere la situazione. Non sempre e non in ogni momento va proposta. La frequenza di applicazione di detta fase è in stretto rapporto al numero di allenamenti settimanali e alla qualità tecnica dei ragazzi.
Situazione di gioco
Nell’ambito dilettantistico, è molto importante, durante gli allenamenti, proporre sempre il contatto con il pallone. Anche creare situazioni di gioco il più realistiche possibili, aiuta il giovane portiere a risolvere (fase globale) tanti, anche se non tutti, problemi. Con il supporto degli altri compagni si possono creare infinite situazioni, partendo sempre con le più facili fino ad arrivare alle più complesse. Ad esempio: cross laterali con la presenza passiva di 2/3 elementi. Successivamente un giocatore diventa attivo e disturba l’uscita. Di seguito anche gli altri creano difficoltà al portiere. E così via, mettendo sul campo, nell’ambito tematico dell’allenamento, situazioni sempre nuove e divertenti.
Gioco finale
Non dimentichiamo l’aspetto ludico dell’allenamento. I nostri calciatori sono prima studenti ed hanno già passato 5/6 ore in classe seduti e più o meno disciplinati. Ecco che la preparazione deve essere per loro un modo divertente ed educativo per sfogarsi, sempre nel rispetto delle regole e dell’educazione. Io non sono troppo severo nell’imporre la disciplina che qualsiasi allenatore vorrebbe avere dal suo gruppo. Ogni tanto faccio finta di non accorgermi di un comportamento magari un po’ esuberante, proprio per le considerazioni precedenti. Con questo non voglio dire di lasciare allo sbando il gruppo. Ritornando al gioco finale, è risaputo che il più divertente per i bambini è la classica partitella, ma questa non esclude altre proposte che, sempre in relazione al numero di allenamenti settimanali, potrebbero essere effettuate. Per cui proponiamo minitornei di lancio della palla, calcio-tennis ecc.
In conclusione, secondo me, aver a che fare con bambini implica una responsabilità ancora maggiore rispetto ad un adulto formato fisicamente. In questa fascia di età è sicuramente più facile fare danni che far bene. Per cui non bisogna mai dimenticare di rispettare fisicamente il soggetto, non sottovalutando mai l’aspetto psico-cinetico dello stesso (alcune figure non possono essere pretese perché il bambino non è ancora pronto proprio “con la testa”) perché sarebbe come chiedere una tesi di laurea ad uno studente di quinta elementare. A questa età hanno gli esami, ma sono rapportati logicamente alle loro esperienze. Allora bisogna porre un freno anche agli allenatori che, essendo presente un preparatore dei portieri in squadra, pretendono che il loro portierino compia interventi sempre decisivi e precisi constatando che poi il loro giocatore non riuscirà mai a superare un avversario nell’uno contro uno. Sono bambini: aiutiamoli a sbagliare!
Angelo Viganò, Preparatore giovani portieri di calcio