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Ciclismo: alle spalle di Vincenzo Nibali e Fabio Aru c’è ancora il vuoto per i grandi giri

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Se nelle classiche i risultati latitano (il Lombardia vinto da Nibali nel 2015 interrompeva un digiuno davvero lunghissimo), nelle corse a tappe il ciclismo italiano non può davvero lamentarsi, con due Giri d’Italia, un Tour de France e una Vuelta vinti nell’ultimo lustro. A guidare la pattuglia azzurra ci hanno pensato ovviamente le due stelle del movimento: Vincenzo Nibali e Fabio Aru.

Anche nella Corsa Rosa numero 100 erano i due isolani i più attesi: lo Squalo dello Stretto non ha deluso le aspettative, chiudendo in terza piazza e non lontanissimo dal compiere l’ennesima impresa della sua fantastica carriera. Non ha potuto far nulla invece il sardo: una caduta ad un mese dal via ha costretto Aru allo stop e a dedicare tutta la stagione sul prossimo Tour de France, dove andrà sicuramente a caccia del podio dopo la delusione del 2016.

Alle loro spalle però latitano i ricambi (nonostante Aru sia ancora molto giovane e, molto probabilmente, deve ancora raggiungere il suo picco di qualità). Domenico Pozzovivo si è sempre espresso bene, con la sua eccellente costanza di rendimento, però il lucano con il passare degli anni non sembra essere più pronto per ambire ad un piazzamento da podio. Le attese ora sono riposte su Davide Formolo: il corridore della Cannondale-Drapac viene da due top-10 consecutive tra Vuelta e Giro, ora però serve davvero il cambio di passo (soprattutto a cronometro). Anche Simone Petilli (classe ’93 della UAE Emirates) ha provato a far classifica nella Corsa Rosa: nella prime due settimane è stato veramente brillante, mentre c’è stato un fisiologico calo di condizione sul finale.

Bisognerà attendere dunque le nuove generazioni per scovare i nuovi Aru e Nibali, nel frattempo continuiamo ad esaltarci per le loro fantastiche performance.

gianluca.bruno@oasport.it

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Foto: Pier Colombo

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