Formula 1

F1, GP Monaco 2017: il vantaggio del “passo corto” della Ferrari ma…

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Monaco è la storia della F1 e il Principato non può fare a meno del Circus. E’ dal 1950 che il celebra tracciato cittadino fa parte del calendario iridato e quanti campioni hanno messo il loro sigillo: da Graham Hill ad Ayrton Senna, passando per Michael Schumacher e Fernando Alonso. Ogni qualvolta i bolidi della massima categoria dell’automobilismo si esibiscono lungo i 3.377 metri di Montecarlo, l’emozione è sempre speciale. Una sfida per le vetture ed i piloti, costretti ad essere vigili nel corso di tutti e 78 giri perchè dietro ogni curva si può nascondere un imprevisto. La magia del sesto appuntamento del Mondiale 2017 è questa e cosa attendersi dalla Ferrari?

La Rossa arriva al round più glamour dell’anno in testa alla classifica mondiale dei piloti: Sebastian Vettel precede Lewis Hamilton di 6 punti avendo messo in bacheca, al momento, due vittorie (Australia e Bahrain) e tre secondi posti (Cina, Russia e Spagna). Una media da titolo che il tedesco vuol, se possibile, migliorare tornando sul podio più alto. L’ultimo successo di Hamilton, in Catalogna, ha lasciato un po’ d’amaro in bocca: in testa per buona parte della gara, il Cavallino Rampante si è visto sfuggire un trionfo assaporato nell’ultimo stint di corsa per una strategia non così lungimirante. In questo weekend la possibilità di riscattarsi su un circuito, sulla carta, adatto alla SF70H è concreta. L’ottimo equilibrio aerodinamico e meccanico dimostrato nei GP precedenti fa ben sperare conseguenza, secondo molti degli addetti ai lavori, del “passo corto” e dell’assetto “rake”  (“picchiato: molto basso sull’anteriore e circa il 15% più alto sul posteriore) della monoposto di Maranello. Pertanto su una pista dove l’agilità e l’aspetto meccanico la fanno da padroni sembrerebbe che la scuderia italiana possa puntare alla vittoria, ponendo fine al digiuno da successi che dura da 16 anni.

ll cittadino è composto, infatti, da 10 curve a destra e 9 a sinistra con soli quattro brevi tratti di basso carico: il rettilineo principale, la salita verso la curva Massenet (3), la parte riguardante il tunnel da curva 9 a curva 10 ed infine la nuova Chicane (11) e la famosa curva del Tabaccaio (12). La vera differenza la si farà nel misto-lento dove la trazione sarà determinante e le curve interessate sono sette: Mirabeau alta (curva 5), ex Loews (curva 6), Mirabeau bassa (curva 7), Portier (curva 8), nuova Chicane (curva 10 e 11), Rascasse (curva 18) e Anthony Noghes (curva 19).

E’ evidente che il grip meccanico dimostrato dalla Ferrari ben si sposta con le peculiarità citate. Tuttavia, come accade in tutte le cose, c’è sempre un “ma” ed anche questo caso non fa eccezione. Se andiamo, infatti, a guardare gli intertempi del terzo settore dell’ultimo round di Barcellona, in qualifica, notiamo che nel tratto più lento Hamilton ha inflitto mezzo secondo alla Rossa, cosa assai anomala se pensiamo a quanto avvenuto a Sochi (Russia) quando l’andamento fu opposto.

Cosa può voler dire? Le risposte sono due: 1) la versione “B” della W08 vista sull’asfalto catalano ha risolto i problemi di trazione, non riscaldando più di tanto le gomme posteriori (cosa peraltro confermata nel corso della gara stessa quando Lewis è stato capace di coprire diversi giri con le soft); 2) il set-up aggressivo della Mercedes in qualifica, cioè di maggior incidenza sugli pneumatici, riesce ad essere ancora un fattore favorevole alla scuderia di Brackley. Di fatto al Montmeló il Cavallino è stato più convincente nei tratti veloci. Sarà stata una scelta voluta dal team? Forse Monaco saprà fornirci una risposta.

giandomenico.tiseo@oasport.it

Twitter: @Giandomatrix

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