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Ciclismo
Giro d’Italia 2017: clamoroso dietrofront di Mauro Vegni. Niente classifica per il miglior discesista
E’ durata all’incirca due giorni la nuova idea da parte della direzione del Giro d’Italia di introdurre per l’edizione numero 100 un premio per il miglior discesista (erano stati scelti 10 tratti, con premio in denaro al migliore di ognuno). Le tante polemiche scatenatesi sui social, ovviamente riguardo alla questione sicurezza (sia da parte dei corridori che dei tifosi), hanno costretto il direttore della Corsa Rosa Mauro Vegni al clamoroso dietrofront.
Queste le parole di Vegni alla Gazzetta dello Sport: “Mi dispiace che sia venuto fuori questo tipo di polemica, nelle nostre intenzioni volevamo soddisfare una delle richieste dei tifosi, che chiedono di conoscere l’abilità dei discesisti migliori. Ma non c’era nessuno stimolo e nessuna voglia di istigare al rischio. La volontà del Giro è quella di garantire al massimo la sicurezza. Questo viene prima di tutto e se c’è anche un corridore che non sente di essere garantito al cento per cento questo per noi diventa prioritario. E’ stata mal interpretata la nostra voglia di aprirci alla tecnologia e alle richieste degli appassionati. Siamo pronti a ritirare il premio proprio per fugare ogni minimo dubbio sulla nostra buona volontà. Non ci sarà quindi nessuna classifica ma registreremo i tempi nei tratti che avevamo selezionato, senza divulgarli. Perché crediamo che la strada che avevamo scelto sia giusta”.
gianluca.bruno@oasport.it
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Foto: Comunicato RCS
ale sandro
4 Maggio 2017 at 08:38
Il premio era discutibile perchè proprio tecnicamente non aggiungeva nè toglieva niente ai discesisti, e non serviva a niente , anche più del discorso sicurezza.
Sinceramente non ha nessun senso imporre limiti di velocità massima in gare, addirittura in quelle da un giorno, come le classiche, Mondiali e Olimpiadi che siano.
Nibali è caduto a Rio in discesa ,e allora? Ci ha vinto un Lombardia attaccando alla grande in discesa.
E come lui tanti altri fanno azioni importanti in discesa, non è solo questione di spettacolo , è una loro caratteristica.
Se un corridore si dimostra più bravo di altri in questo esercizio/fase della gara ,che da sempre fa parte del ciclismo su strada, perchè penalizzarlo, perchè ci sono quelli non sanno camminare e cadono anche a velocità più basse? Basti pensare ai tanti incidenti, che poi possono capitare anche ai più bravi in pianura, sul pavè o in volata. Anche lì si impone la velocità massima?
Non è assolutamente questa la direzione da prendere e spero non accadrà mai.
Il ciclismo è fatto anche di rischio, semmai sarebbe opportuno far utilizzare agli atleti nuovi dispositivi di protezione, da indossare una volta scollinato,magari con maltempo e nelle discese impegnative. Personalmente quando scendevo in gara avrei apprezzato una soluzione del genere. Ora la tecnologia ha fatto passi avanti, li facciano pure in questa direzione.
Ma ci manca solo altra anestesia a uno sport che è già abbastanza lontano dal vedere emergere spesso il suo elemento principale, e cioè l’iniziativa del corridore, sempre più radiocomandato.
Luca46
3 Maggio 2017 at 15:42
Pensiamo per esempio a Rio. Se ci fosse stato un limite di velocità in discesa Nibali non sarebbe caduto. E ancor peggio pensiamo a tutti quei ragazzi a cui è andata peggio perdendo la vita. Non era proprio il momento di tirar fuori certe idee strampalate proprio dopo la perdita di Scarponi, sia pure per altri motivi. A volte si va proprio in cerca di guai.
Luca46
3 Maggio 2017 at 15:39
Era un idea scellerata e trovo altresi vergognoso che abbia fatto sapere che comunque segneranno i tempi. Nei tratti più insidiosi andrebbe messa una velocità massima non superabile altro che classifica. Poi chi vuole può pensare che lo spettacolo possa prevalere su ogni cosa.