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Ciclismo

Giro d’Italia 2017, il pagellone: spiccano Tom Dumoulin e Fernando Gaviria

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Il Giro d’Italia 2017 è arrivato al termine. Per noi tempo di bilanci: il pagellone della Corsa Rosa per provare ad analizzare come si sono comportati i protagonisti nei 21 giorni di corsa. Ecco i voti agli atleti, nell’ordine dei numeri che li hanno contraddistinti in gara.

NIBALI Vincenzo, voto 7,5: centra il podio, che era l’obiettivo della vigilia. Alla fine non coglie la terza maglia rosa della carriera per 40”, il distacco accumulato da Dumoulin nei 21 giorni di corsa. Fatica ad ingranare, poi nella terza settimana trova delle buone sensazioni ma sembra essere il più forte solo nella tappa dello Stelvio. La vince e impreziosisce la sua corsa.

PELLIZOTTI Franco, voto 7,5: anche lui esce alla distanza e nella terza settimana è un’ottima spalla per Nibali. Forse gli manca qualcosa per lanciare le azioni del capitano ma è tra i migliori gregari del Giro quando la strada sale.

POZZOVIVO Domenico, voto 8: il voto alto viene giustificato dal miglior Giro della carriera. Sesto posto finale ma sopratutto una terza settimana da assoluto protagonista. A 34 anni, trova quello che forse gli è mancato nelle ultime stagioni.

SANCHEZ Luis Leon, voto 7: ha una gran gamba, purtroppo non basta per una vittoria di tappa. Anima il Giro in fuga e passa per primo in cima al Mortiolo, la Montagna Scarponi. Per lui e tutta l’Astana un pensiero speciale dopo 21 giorni corsi in ricordo di Michele.

VAN GARDEREN Tejay, voto 6,5: esce praticamente subito di classifica e il suo Giro sembra destinato al dimenticatoio. Poi si riprende, scatta addirittura sullo Stelvio, senza fortuna, e vince una tappa. Le ambizioni di classifica sono da accantonare, ma non è un corridore finito.

BENNETT Sam, voto 6,5: gli manca la vittoria di tappa ma è tra i più costanti velocisti della corsa rosa. Quattro piazzamenti sul podio, il terzo posto nella classifica a punti e il valore aggiunto di essere arrivato fino a Milano. Certo, con un Gaviria versione Cannibale…

PÖSTLBERGER Lukas, voto 7,5: una prima maglia rosa indimenticabile. Fagianata e vittoria: poi si mette a disposizione di Bennett nell’ottimo treno della Bora-Hansgrohe e si fa vedere più volte in fuga.

ROLLAND Pierre, voto 7,5: una vittoria e due terzi posti di tappa. Sembra aver rinunciato alla classifica, ma sa come dare spettacolo. Esponente di uno stile antico che però ha ancora la forza di affascinare.

FORMOLO Davide, voto 6,5: il decimo posto è un buon risultato ma non eccelso. Nel finale di Giro fatica e non poco ma anche queste tappe fanno parte del percorso di crescita di un ragazzo che Ivan Basso ha definitivo come vincitore della maglia rosa nei prossimi 3 anni. Il talento c’è, deve fruttare.

HIRT Jan, voto 7: la sua maglia arancione della CCC si fa vedere con grande costanza ai piani alti nell’ultima settimana. Oltre che forte in salita, ha anche ottime doti di resistenza e recupero. Un nome buono per il futuro, anche in ottica ciclomercato.

PINOT Thibaut, voto 7: ai piedi del podio. Soffre a cavallo tra la seconda e la terza settimana anche a causa di alcuni problemi fisici. Negli ultimi giorni prova ad azzannare in tutti i modi il podio ma la cronometro di Milano lo respinge. Bella vittoria ad Asiago. Finalmente ritrovato sulle tre settimane, ha grinta da vedere all’ingrosso.

GREIPEL André, voto 5: una vittoria di tappa ma in generale una cocente sconfitta nel confronto diretto con Fernando Gaviria. Il tedescone brilla a Tortolì ma poi fa addirittura fatica a disputare le volate successive, fino al ritiro in quel di Tortona. Ci riproverà al Tour, come di consueto.

HANSEN Adam, voto 17: come i grandi giri consecutivi completati. L’età avanza, ma l’ironman del ciclismo non intende mollare. Manca la brillantezza dei giorni migliori, ma persegue un obiettivo che non ha limiti. Supera anche una caduta.

QUINTANA Nairo, voto 6: raggiunge la sufficienza con la bella vittoria sul Blockhaus e il podio finale. Per il resto sembra di rivedere quello del Tour 2016: gli scatti che prova non fanno male e alla fine non riesce a fare la differenza che tutto il mondo si sarebbe aspettato. Fallisce ancora prima di entrare nella fase più impegnativo il progetto “doppietta”, ma quantomeno può tentare di salire sul podio sia al Giro che al Tour. Una magra consolazione rispetto alle attese. Forse condizionato da qualche problema di salute, ma difficile quantificare in che modo.

AMADOR/ANACONA, voto 6,5: si alternano come ultimi uomini di Quintana. Vanno spesso in fuga (come nella tappa dello Stelvio o sulle Dolomiti) ma alla fine il loro appoggio conta poco niente. Bello il lavoro di Anacona sul Blockhaus, l’unica volta in cui di fatto sono riusciti a fare la differenza in favore del capitano.

YATES Adam, voto 6: chiude nono in classifica, un netto passo indietro rispetto alla quarta posizione del Tour dello scorso anno. In salita c’è ma non brilla mai, spesso attaccato con i denti al gruppetto dei migliori. Fallisce anche l’assalto alla maglia bianca: è secondo nella classifica dei giovani. Da rivedere.

EWAN Caleb, voto 6,5: una vittoria, un podio e per il resto tanta fatica in volata. Le doti del folletto australiano sono visibili a tutti, è mancata la continuità di un treno capace di portarlo sempre davanti. Encomiabile il lavoro anche una volta finite le tappe per velocisti in favore dei compagni prima di ritirarsi.

JUNGELS Bob, voto 7: dalle difficoltà del Blockhaus, dove è tra i primi a staccarsi, ad una terza settimana di spessore. Il ragazzo c’è e si farà, considerando la giovane età. Sembra apprezzare il Giro nonostante un percorso non adattissimo. Nelle prime frazioni regala spettacolo, è lui che favorisce i ventagli a Cagliari.

GAVIRIA Fernando, voto 10: con 4 vittorie di tappa e la maglia ciclamino merita a pieno titolo la palma di velocista numero 1 di questo Giro. Vince in tutti i modi, talvolta palesando anche una superiorità estrema. Per una vittoria non può ringraziare Maxi Richeze (voto 8, fenomenale in quello che fa) ma talvolta è costretto a metterci tante gambe. Il limite, per lui, non esiste.

FRAILE Omar, voto 7: un successo di tappa e una strenua lotta per la maglia azzurra. Tra gli assoluti protagonisti delle ultime 3 settimane e un nome che si sta ritagliando spazi sempre più importanti nel panorama internazionale.

ZAKARIN Ilnur, voto 7,5: si è ripreso la top 5 che lo scorso anno aveva salutato nella discesa dall’Agnello. Il russo è forte e nei tapponi non perde un metro: anzi, spesso è lui ad attaccare e addirittura nelle ultime due tappe in linea sembra quello con le idee più bellicose per andare a prendersi il podio e magari scalzare Dumoulin dalla prima posizione virtuale a Milano. Si deve accontentare di una solida e brillante quinta piazza. Straordinaria, sul Grappa, la sua Katusha.

KRUIJSWIJK Steven, voto 5: lontano parente di quello visto lo scorso anno. In condizioni precarie con una costola incrinata dopo una caduta al Tour of Yorkshire, il suo Giro praticamente non è iniziato. Peccato, perché dopo le ottime prestazioni dello scorso anno avrebbe giovato allo spettacolo, ai tifosi e alla sua squadra. Lo aspettiamo più avanti.

BATTAGLIN Enrico, voto 5,5: con Kruijswijk in difficoltà sin dall’inizio, peccato non abbia ottenuto qualcosa di più. A Peschici nell’ottava tappa coglie la terza top 10 della sua corsa anticipando il plotone (le altre di fatto in volate di gruppo) ma da lì in poi si vede poco o nulla. Può fare di più.

LANDA Mikel, voto 8: per come ha saputo raddrizzare la corsa e per la grinta, dote che forse fino a questo Giro gli era sempre mancata. Il Blockhaus e la caduta innescata da una moto a bordo strada ne troncano le speranze di classifica: lui cerca la vittoria di tappa e un paio di volte viene beffato in volata prima di imporsi a Piancavallo, con uno splendido assolo sull’ascesa finale. Ritrovato, conquista anche una meritatissima maglia azzurra.

THOMAS Geraint, voto 7: lui purtroppo è costretto al ritiro, a causa della stessa caduta. Encomiabile la scalata al Blockhaus nonostante il ritardo e poi la cronometro del Sagrantino: purtroppo i dolori vari lo inducono ad abbandonare ma ha dato prova di un carattere forte forte onorando la corsa fin che ha potuto. Dà la sensazione di poter andare molto forte, peccato.

DUMOULIN Tom, voto 10: prende il Giro d’Italia e lo ribalta come un calzino. A cronometro è inarrivabile, in salita regge e addirittura si impone ad Oropa. Oltre i 2′ persi sullo Stelvio per problemi naturali, regge bene anche nella terza settimana andando in difficoltà solo a Piancavallo. Tra Asiago e Milano, però, si riprende il Giro: un corridore forte che può diventare fortissimo nelle corse di tre settimane. Può migliorare e questo fa impressione considerando i nomi che si è messo alle spalle. A 26 anni, ha dimostrato di essere maturo anche per vincere, riuscendosi alla grande.

MOLLEMA Bauke, voto 5,5: non crolla a fine corsa ma è sempre in difficoltà, mai brillante. Prova a rimanere a galla mettendoci una grinta fuori dal comune, ma non basta per lottare con i migliori. Anche lui, meno bene rispetto allo scorso Tour dove aveva stupito.

NIZZOLO Giacomo, senza voto: tra una prima parte di stagione completamente saltata per problemi fisici che gli ha impedito di essere in condizione e l’allergia non può fare meglio del poco che combina. Peccato.

STUYVEN Jasper, voto 7: altro motore di grossa cilindrata. Si butta in volata e in fuga ad un mese dal quarto posto della Parigi-Roubaix. Un bel protagonista fino a quando le tappe sono adatte, sfiora solo il successo parziale a Terme Luigiane.

CONTI Valerio, voto 6,5: il suo Giro probabilmente avrebbe preso un’altra piega senza la caduta di Peschici negli ultimi chilometri. In fuga, però, fa sempre paura e può specializzarsi come cacciatore di tappe in attesa, magari, di testarsi anche nelle Classiche.

MARECZKO Jakub, voto 7,5: due volte secondo, due volte dietro Gaviria. Il giovane sprinter italiano ha pagato la presenza del colombiano ma ha espresso volate di pura esplosività che fanno ben sperare per il futuro. Sperando possa crescere anche in termini di resistenza involarsi vero una carriera ad ampio respiro.

ZHUPA Eugert, voto 8: ad un certo era raro non trovarlo in fuga. Corre una prima parte di Giro da attaccante puro, senza mai risparmiarsi: quando resta in gruppo è per aiutare Mareczko e lo fa anche bene portandolo davanti nell’ultimo chilometro. Corridore solido che merita senza dubbio una menzione.

FONZI Giuseppe, voto 10: la maglia nera del Giro, ultimo in classifica. Lui ci scherza, presentandosi alla cronometro con un giubbino di pelle alla Fonzie, sfruttando anche il cognome. Il simbolo di chi ha superato le difficoltà, le cadute, i momenti di sconforto e la voglia di mollare. Un voto che, per questo, andrebbe esteso a tutti i girini che sono arrivati fino a Milano (ma non solo) portando a compimento un viaggio stupendo nel cuore dell’Italia.

Twitter: @Santo_Gianluca

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Foto: Foto LaPresse – Massimo Paolone / Rcs

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