Ciclismo
Giro d’Italia 2017: tanta fatica e poca selezione. Il percorso dell’edizione numero 100 non convince
Nonostante manchino sole 3 tappe alla fine del Giro d’Italia 2017, nell’aria aleggia la sensazione di una corsa che debba ancora dire tanto. Anche perché i big della classifica, fino ad ora, hanno prodotto poco, complice forse un percorso che non sta promuovendo attacchi e differenze, quanto piuttosto fatica e livellamento dei valori.
Eccezion fatta per lo scatto di Nairo Quintana sul Blockhaus e la pausa di Tom Dumoulin prima dell’Umbrailpass i migliori scalatori hanno sempre chiuso assieme le frazioni più dure. Basti ricordare che l’Etna non ha prodotto distacchi in termini assoluti, che in vetta al secondo passaggio sullo Stelvio i migliori 4 (Nibali, Quintana, Pozzovivo e Zakarin) sono transitati tutti assieme, e un discorso simile ad Oropa (Dumoulin, Zakarin, Landa e Quintana nell’arco di pochi secondi). Fino ad ora la classifica è stata decisa quasi esclusivamente dalla cronometro e da singoli corridori che hanno perso terreno tappa per tappa (Nibali due volte, Dumoulin una, Pinot un paio di volte in difficoltà e così via). Non possiamo mettere in dubbio la difficoltà del percorso, certamente impegnativo, ma alcune cose forse non hanno favorito lo spettacolo.
In primis un’ultima settimana durissima, con 4 tappe di alta montagna e una crono, l’ultimo giorno. Questo disegno ha giustificato un attendismo sfrenato fino al secondo giorno di riposo, complice anche una seconda settimana che ha consentito davvero pochi voli pindarici: un solo arrivo in salita (ma al termine di una frazione breve e pianeggiante) e una giornata domenicale con due salite agevoli, cui non è stata aggiunta un’ascesa precedente che avrebbe creato maggiore selezione e dato ai corridori lo spazio per provare a creare situazioni da imboscate. Negli ultimi 6 giorni, invece, sono stati condensati un tappone con Mortirolo e doppio Stelvio (dopo il giorno di riposo, come detto, non si sono scavati distacchi eccezion fatta per Dumoulin), una frazione di trasferimento, il tappone dolomitico (ma sui passi più facili e su chilometraggio ridotto, quello di oggi) e ora due frazioni di montagna ancora da vivere, a precedere 30 chilometri pianeggianti contro il tempo. Nessuna delle due, però, sembra concedere il terreno adatto per ribaltare una situazione di classifica che salvo scaramucce è rimasta congelata da tempo.
Al Giro 100 è mancato lo spettacolo nei primi 15 giorni, a tratti quasi estenuanti per il poco che hanno offerto in ottica classifica, mentre nell’ultima settimana sembrano mancare sopratutto le gambe. Magari anticipando leggermente la cronometro gli attacchi sarebbero arrivati da soli. Pesante, in questo senso, la mancanza di una tappa veramente dura all’interno di una seconda settimana che si è rivelata priva dei classici trabocchetti da Giro d’Italia con la sola tappa di Bagno di Romagna a smuovere le acque: missione riuscita? No, quantomeno fino ad ora.
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gianluca.santo@oasport.it
Foto: Foto LaPresse – Fabio Ferrari / Rcs