Scherma
Scherma, Valentina Vezzali: “Che fatica la vita in Parlamento! Non ero ossessionata dalla vittoria. A Tokyo 2020 spero in novità per le prove a squadre”
ESCLUSIVA OA SPORT – L’intervistata di oggi non ha bisogno di presentazioni… Mesdames et Messieurs, a voi la Regina assoluta della Scherma mondiale: Valentina Vezzali. La donna dei record. Pronti?! Prima schermitrice al mondo a essersi aggiudicata tre medaglie d’oro olimpiche individuali in tre consecutive edizioni (più altri tre allori a Cinque Cerchi non consecutivi nelle gare a squadre). Vincitrice di sei titoli mondiali individuali (più nove a squadre) e tredici complessivi a livello europeo; in carriera ha vinto 11 volte la Coppa del mondo e 14 volte il titolo nazionale assoluto individuale, cui si aggiungono i 12 conquistati a squadre. È l’atleta italiana più medagliata di tutti i tempi ed è, secondo il parere degli addetti ai lavori, la più grande fiorettista di sempre. Ai Giochi è salita nove volte sul podio: 6 ori, 1 argento, 2 bronzi. Semplicemente mostruosa. E’ passato un anno quasi esatto dal suo ritiro ufficiale dalle pedane, ma la gratitudine, i ringraziamenti, l’affetto, l’amore di tutti gli sportivi italiani nei suoi confronti per quanto donatoci, quelli no, non si esauriranno mai… Buona lettura a voi, un enorme in bocca-al-lupo per le tue nuove “avventure”, Campionessa senza tempo!
Ciao Valentina. Un anno fa, il ritiro definitivo dall’attività agonistica, quindi la domanda rompi-ghiaccio è d’obbligo: com’è la vita della Regina Mondiale della Scherma giù dalle pedane?
“Una vita intensa. Lo ammetto, pensavo che dopo il ritiro avrei avuto dei ritmi sempre elevati ma meno intensi. Invece, l’impegno in Parlamento, il ruolo di Consigliere Federale, la famiglia e diversi altri incarichi che mi onorano e che affronto con entusiasmo, riempiono le mie giornate. Sono felice della vita che ho vissuto fino ad un anno fa e sono felice della vita che vivo oggi”.
Cosa resta, in che modo porterai nella tua “nuova” vita di tutti i giorni vittorie e record? Non crediamo sia possibile rinchiuderli in un cassetto e farli diventare semplici ricordi…
“Assolutamente no! Non sono semplici ricordi… Sono momenti che rimangono indelebili, così come ogni emozione forte, ma soprattutto sono pietre miliari che ti formano e condizionano il tuo essere quotidiano. E’ inevitabile! Noi siamo le emozioni che viviamo…”.
Da atleta, la tua forza è stata una fame di medaglie che pareva non acquietarsi mai: dopo ogni successo ottenuto, pensavi già a quello seguente ottenibile. Puoi spiegarci dove nasceva quella tua “ossessione” per la vittoria?
“Non era un’ossessione… In molti da fuori mi vedevano ‘ossessionata’, ma io ho semplicemente puntato a raggiungere gli obiettivi che mi prefiggevo. Credo non facessi nulla di diverso da quello che ciascuno di noi faccia quotidianamente… Chi è quell’atleta che inizia una gara senza puntare a raggiungere il proprio obiettivo…? Io ho sempre puntato alla vittoria ed ho lavorato, non lesinando sacrifici, impegno e sudore, per poter essere in grado di raggiungerla”.
Fino all’ultimo hai lottato per qualificarti a Rio 2016. Cos’hai provato, sinceramente, dopo cinque medaglie olimpiche individuali (nove totali), quando hai realizzato che non avresti conseguito l’ultimo pass a Cinque Cerchi della tua gloriosissima carriera?
“Se ti dicessi di non aver provato delusione ed amarezza sarei ipocrita… Era un obiettivo che mi ero posta, per il quale avevo sacrificato tanto e mi ero impegnata. Purtroppo, però, è andata in quel modo… L’amaro in bocca rimane perché, a ripensarci, se non ci fosse stata la rotazione delle specialità olimpiche che ha escluso dal programma di Rio 2016 la gara a squadre di fioretto femminile, probabilmente sarei stata in pedana ancora una volta. Ma non mi è mai piaciuto guardare indietro e ragionare con i ‘se’ e con i ‘ma’…”.
Perché, secondo te, sono sempre più rari in Italia i “cannibali dello sport” come Valentina Vezzali e Armin Zoeggeler, ad esempio? Oggi sembra che i giovani, ottenuti i primi trionfi, si adagino sugli allori…
“Non sono d’accordo. Lo Sport italiano oggi ha straordinari talenti che possono conquistare trionfi e medaglie e, soprattutto, avere anni di leadership internazionale. Ci sono eccellenze giovanili che possono dire la loro, è chiaro che devono essere guidati anche da un sistema sportivo che non li faccia sentire appagati. Non credo, però, che in Italia viviamo concretamente questo rischio”.
La tua vecchia compagna-avversaria Arianna Errigo sta tentando l’avventura affascinante – ma molto molto impegnativa, ad ogni livello – delle due armi. Pensi possa farcela a salire sul podio a Tokyo sia nel fioretto sia nella sciabola? L’idea di diventare polivalente in pedana ha mai sfiorato la tua mente?
“Io auguro ad Arianna di raggiungere ogni obiettivo che si è prefissa, in primis quello di tornare a divertirsi in pedana. Una campionessa come lei può farcela, anche se apparentemente è difficile. Io ho piena fiducia in lei! Personalmente, non ho mai pensato di prendere in mano una spada o una sciabola. Ero e sono così tanto legata al fioretto che non mi è mai balenata in mente l’idea!”.
In generale, come vedi il futuro della scherma italiana? Secondo te, resterà la prima miniera di metalli preziosi dello sport azzurro?
“Assolutamente sì! A chi mi rivolge questa domanda, dico sempre di guardare a quella che è l’attività giovanile della Scherma italiana. Dal Gran Premio Giovanissimi, il Campionato Italiano under-14, ai risultati in ambito internazionale a livello under-17 ed under-20. Quest’anno ho avuto l’onore ed il privilegio di accompagnare come capodelegazione i Cadetti (under-17) ai Campionati Europei che si sono svolti a Plovdiv, in Bulgaria. E’ stata un’esperienza entusiasmante, sia per la mole di medaglie conquistate sia perché ho visto negli occhi di ciascuno di loro la grinta, la passione e la determinazione giusta per affrontare ogni assalto. Loro sono il nostro futuro ed è per questo che sono fiduciosa”.
Nella scherma olimpica continua l’assurda alternanza delle prove a squadre, quando in altre discipline si aggiungono senza problemi nuove specialità. Ma è possibile che questo debba rimanere un problema irrisolvibile?
“So che a livello internazionale si sta lavorando, in seno alla Federazione Internazionale e presso il CIO, affinché si possano trovare soluzioni… C’è dell’ottimismo, anche alla luce dei report giunti dagli osservatori CIO nelle gare di scherma a Rio 2016. E’ stato infatti uno degli Sport mediaticamente più seguiti ed anche per numero di spettatori presenti ‘fisicamente’ nelle arene. Credo che già a Tokyo 2020 la scherma possa godere di un trattamento diverso da quello subìto nelle scorse edizioni…”.
Il binomio Sport&Scuola, purtroppo, tarda a decollare in Italia… Perché restiamo ancora così distanti dai modelli più virtuosi, come ad esempio quello anglosassone?
“Non bisogna essere del tutto pessimisti. Si stanno compiendo dei passi avanti, sebbene tanto ci sia ancora da fare. Personalmente, mi sto impegnando a livello parlamentare per l’introduzione dell’insegnante di Scienze Motorie sin dalla scuola primaria, ma anche per permettere a sport e studio di camminare in parallelo e non essere vissuti in contrasto. Credo che alla base serva un cambio di mentalità, a partire dal non considerare più l’ora di Educazione Fisica scolastica quasi un momento ricreativo anziché educativo… Ne va del futuro dei nostri figli e del loro benessere fisico, prim’ancora che dello Sport italiano. Pertanto è una battaglia che mi vede in prima linea, ma che ha bisogno dell’azione coordinata e decisa da parte di tutti i soggetti protagonisti”.
Chiudiamo all’insegna della leggerezza… Ma come, dove e quando nascevano gli impareggiabili balletti in pedana del Dream Team? Chi era il “direttore artistico”…?!
“Era e so che è ancora un momento bellissimo… Dopo una gara individuale, dove magari ci si era affrontati e battuti per le posizioni importanti del podio, ci si ritrovava a cena e, con la ‘scusa’ del balletto pre-gara, si ritrovava la sintonia e si faceva squadra… Le idee si lanciavano un po’ a turno: chi proponeva una cosa, chi un’altra… Sicuramente Arianna ed Elisa erano sempre le più ‘fantasiose’, ma devo dire che ciascuno dava il suo contributo. E poi l’esito era sotto gli occhi di tutti, sia in termini coreografici, che di risultato finale in gara!”.
Che Campionessa, che Dream Team… Non finiremo mai di ringraziarvi per gli emozionanti trionfi che ci avete regalato in quantità ‘umanamente industriali’ e che sicuramente la Scherma Azzurra continuerà a donarci!
giuseppe.urbano@oasport.it
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Foto: profilo FB ufficiale Valentina Vezzali