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Tania Cagnotto: “Un giorno speciale, mi vengono i brividi: incredibile, finisce la mia carriera”. La sua storia e le emozioni

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Oggi Tania Cagnotto si tufferà per l’ultima volta in acqua. La 31enne appenderà definitivamente il costume al chiodo al termine della gara pomeridiana a Torino, l’ultima prova di una carriera monumentale, ineguagliabile, da vera Regina, la più grande tuffatrice italiana di tutti i tempi, capace di conquistare forzieri di medaglie e di portare il nostro Paese sempre più in alto. T

Tania, alla vigilia della competizione con cui saluterà tutti i tifosi che l’hanno sostenuta durante tutta la sua monumentale carriera, ha scritto un pezzo pubblicato oggi sulla Gazzetta dello Sport. Riviviamo i passaggi salienti.

 

È un giorno davvero speciale per me ed è incredibile come stia finendo la mia carriera. Ricordo la prima medaglia agli Europei 2002, l’argento dai 10 metri: ero la più piccola e nessuno si aspettava il podio. Dopo la cerimonia feci la prima conferenza stampa…in tedesco e a Berlino impazzirono”.

Ho fatto 5 Olimpiadi, l’ultima è stata quella delle medaglie ma quella di Sydney 2000 ha avuto l’impatto più forte, poi l’anno dopo ai Mondiali mi ritrovai in finale, la prima volta di un’italiana”.

Tania ripercorre anche gli episodi negativi come la rottura dell’astragalo peroneo alla vigilia degli Europei 2004, quando però vinse l’oro contro le tedesche. “Da quel momento mi feci male altre volte prima di una gara ma salivo sul podio. Diventò un must scaramantico, la medaglia a che prezzo!”.

Come la serie di medaglie consecutive ai Mondiali, “cominciata in modo assurdo: per il primo bronzo dai 3 metri a Montreal 2005, fu bravo papà a cacciarmi dalla piscina dopo la delusione dalla piattaforma su cui puntavo. Quella gara all’aperto fu a rischio sospensione perché cadde il diluvio, io ero per il proseguimento, ci fu una tregua e io arrivai terza. E grazie a quella gara la mia amica Clizia non andò nella discoteca della strage di Sharm El Sheikh”.

Il massimo successe nel 2011 a Shanghai: dopo il famoso incidente in moto con lo scafoide rotto, fu una magia tornare sul podio. Il medico che mi operò disse che avrei dovuto fermarmi 2 mesi, ma io 2 giorni dopo ero già ad allenarmi con l’unica parte intatta, allenavo solo gli addominali per non perdere tono muscolare. Con mezzo ginocchio spaccato, insomma, mi ritrovai di bronzo ai Mondiali. Erano anni in cui soffrivo la notorietà, non le avversarie”.

Mi vengono i brividi: questo sarà l’ultimo giorno della mia carriera, la conseguenza di 4 anni meravigliosi, leggeri, dopo i quarti posti di Londra. Non cambierei di una virgola questi 4 anni e quell’Olimpiade che rappresentò il top della professionalità ma dimostrò che contano altri fattori. La gioia più bella la vissi a Pechino 2008: unica con 10, neanche le cinesi, mai piansi così tanto. Come nel 2015 a Kazan: diventare Campionessa Mondiale mi ripagò di tutto e mi consentì di arrivare ancora più libera a Rio”.

 

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