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Tennis, Wimbledon 2017: il ritorno di Roger Federer dopo un lungo letargo. Sarà pronto per vincere?

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Dici Wimbledon e pensi a Roger Federer. Inevitabile associare lo Slam londinese al campione svizzero, che ha trionfato già sette volte a SW19. Avvicinandoci all’appuntamento sull’erba più importante dell’anno, bisogna sempre partire dal nativo di Basilea per qualsiasi considerazione. Ancor di più quest’anno, in cui Roger ha aggiunto il 18esimo titolo Slam alla sua bacheca e per non farsi mancare nulla ha ripetuto a dieci anni di distanza la doppietta Indian Wells-Miami. L’inizio di stagione è stato talmente scintillante e, se vogliamo, inaspettato, che persino lui ha avuto bisogno di un bel po’ di tempo per riprendersi. Già perché appena ha cominciato a sentire l’odore (sgradevole per lui) della terra rossa, Federer ha deciso di salutare la compagnia, prendendosi due mesi di stop per ricaricare le batterie.

La sua scelta non gli ha risparmiato le critiche di alcuni, ma è stata frutto di acute ed attente considerazioni. Innanzitutto, la programmazione. Federer compirà il prossimo agosto 36 anni: per mantenersi ad altissimo livello nel tennis moderno c’è bisogno di scegliere attentamente gli impegni ed i periodi dell’anno in cui stressare di più il proprio fisico. In questo, anche in questo, Roger è un maestro. Ha deciso di fermarsi nel momento in cui era al top e sembrava invincibile con grande lucidità, proprio per continuare ad esserlo nel resto della stagione. Troppo rischioso sottoporsi alle fatiche della terra battuta: con questo Nadal sarebbe stata molto probabilmente energia sprecata.

Ecco dunque, che al via della stagione in erba, abbiamo ritrovato più fresco che mai il campione svizzero, deciso a conquistare l’ottavo Wimbledon. Se avessimo dovuto analizzare sabato sera il ritorno di Roger però, avremmo parlato di un giocatore lontano da quello che avevamo salutato a marzo. Dopo aver perso nel primo match a Stoccarda infatti, Federer non ha brillato particolarmente ad Halle. Discontinuo, lento negli spostamenti, quasi “intorpidito”. Domenica però, è cambiato tutto. La finale contro Alexander Zverev è stata una vera e propria esibizione. Non per l’arrendevolezza del suo avversario, tutt’altro, ma perché è tornato il campione che conosciamo, o che pensiamo di conoscere. Sì, perché Roger riesce ancora, a quasi 36 anni, a stupire. Ha vinto la finale di Halle in meno di un’ora, in 53 minuti di puro spettacolo, tra smorzate, drop-shot, voleé, servizi ed accelerazioni incredibili.

I dubbi sul Federer pre-finale di Halle erano stati incarnati dal pensiero di Gianni Clerici, che domenica mattina scriveva “se gioca così, non vincerà Wimbledon“. Non aveva torto, ovviamente. Oggi diremmo il contrario invece. Dove sta dunque la verità? Nel mezzo, e non è un luogo comune. Con l’esibizione di Halle, Federer si è preso ancora di più il ruolo di principale favorito. Sarà fondamentale però per lui, riuscire a conservare energie nei primi turni, e magari trovare un equilibrio tra il “brutto” (sacrilegio) Roger visto fino a sabato e quello meraviglioso di domenica. Il tabellone (sarà testa di serie numero 3) lo aiuterà senz’altro rispetto a Melbourne. Il resto dovrà farlo lui. Se sarà in grado di giocare come nel match contro Zverev allora non ci saranno dubbi. Non possiamo fare altro che metterci comodi ed aspettare. E sperare, perché no. Perché quando Federer gioca così è uno spettacolo imperdibile per chiunque ami questo sport.

alessandro.tarallo@oasport.it

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Foto: pagina Facebook Wimbledon

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