Ciclismo
Tour de France 2017: il percorso a confronto con il Giro d’Italia. Differenze e affinità
Giro d’Italia e Tour de France, due corse tanto simili quanto diverse. Sui 21 giorni di corsa, spesso e volentieri i percorsi vanno ad esaltare caratteristiche diverse in territorio italiano e francese: andiamo a vedere similitudini e differenze di quanto proposto in questo 2017.
Partiamo dalla differenza più immediata, il numero di chilometri a cronometro: durante il Giro i corridori hanno affrontato due frazioni contro il tempo per un totale di 70 chilometri. Anche al Tour de France le frazioni a crono saranno due ma per un totale di soli 37 chilometri, di fatto la metà di quelli del Giro. Questo dato è in controtendenza con la storia recente delle due corse, con il Tour che spesso e volentieri ha strizzato l’occhio ai passisti-scalatori, mentre il Giro è sempre stato più adatto a quelli che in Francia vengono chiamati grimpeur, ovvero gli scalatori.
Nel corso dell’ultimo Giro i velocisti sono stati chiamati all’opera in sette giornate distinte, anche se poi la prima frazione è stata vinta da Postlberger grazie ad un attacco nel finale e non si è risolta allo sprint, così come la tappa di Cagliari che però è stata comunque vinta da Fernando Gaviria. Al Tour, invece, saranno circa 9 in baso allo sviluppo di alcune tappe. Differente, però, la collocazione: alla corsa rosa l’ultima tappa adatta ai velocisti è stata la 13esima, mentre al Tour questo genere di tappe proseguiranno fino alla conclusione di Parigi, e sempre nel corso dell’ultima settimana le ruote veloci potranno darsi battaglia a Salon-de-Provence, un ottimo incentivo per portare a termine la corsa.
La diversa collocazione delle tappe all’interno delle tre settimane si riflette anche nella lotta per la classifica generale. Nelle prime due settimane di Giro i big si sono dati battaglia solamente sull’Etna (che però non ha prodotto grandi risultati), sul Blockhaus e ad Oropa. Tutti e tre, di fatto, arrivi sulla salita secca che non hanno stimolato la fantasia dei concorrenti. La terza settimana, invece, è stato un autentico calvario con la tappa dello Stelvio, la tappa dolomitica, l’arrivo in salita di Piancavallo e la tappa del Grappa prima della cronometro di Milano. Delle ultime sei tappe, sostanzialmente, cinque avevano il potenziale di mutare, e anche in maniera consistente, la generale.
Diverso il discorso per quanto riguarda il Tour. Già il primo arrivo in salita a La Planche des Belles Filles, date le pendenze aspre, potrebbe creare scompiglio alla quinta tappa, considerando la cronometro già alle spalle. Ottava e nona tappa rappresentano un bivio che potenzialmente potrebbe anche mettere fuori causa qualche big, con diverse salite nell’arco dei due giorni e l’arrivo a Chambery dopo Col de La Biche, Grand Colombiere e Mont du Chat che si presenta come una delle frazioni più dure della corsa, in attesa di vedere come sarà interpretata. I big dovrebbero tornare assoluti protagonisti con la tappa del Peyragudes, arrivo classico sui Pirenei, e il giorno successivo a Foix, nonostante una frazione breve e particolare, rispettivamente al 12esimo e 13esimo giorno di corsa. Abbuffata di salite anche sulle Alpi per le tappe numero 17 e 18. La prima presenta il filotto Col de la Coix de Fer, Telegraphe e Galibier prima della discesa verso Serre-Chevalier, mentre il giorno dopo Col de Vars e Izoard, dove arriverà la tappa 18, saranno le ultime vere salite di questa Grande Boucle. Una distribuzione dello sforzo molto diverso: le tappe di montagna sono sempre abbinate in coppia ma sopratutto la terza settimana non presenta richieste estreme. I corridori, dunque, potrebbero trovarsi a battagliare in salita con le gambe più fresche.
Difficile valutare a prescindere il risultato: questo approccio potrebbe portare a diversi attacchi e quindi uno spettacolo maggiore ma anche ad infinite processioni prive dello scontro frontale tra gli uomini di classifica, con differenze ridotte ad una manciata di secondi proprio perché usciranno meno le doti di fondo dei corridori. Come si dice spesso, sono i corridori a fare la corsa, ma le due diverse interpretazioni di come costruire il percorso di un grande giro messe in atto da Rcs e Aso in questo 2017 forniscono comunque materiale quantomeno per una discussione.
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gianluca.santo@oasport.it
Foto LaPresse – Fabio Ferrari