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Tuffi: Elena Bertocchi, testa da campionessa. Ora i 3 metri verso Tokyo 2020

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Vincere anche sotto pressione, saltando per ultima, da favorita: esame superato. “I tuffi sono al novanta per cento una questione di testa“, amava ripetere Tania Cagnotto. L’oro europeo da 1 metro di Elena Bertocchi dice tanto per vari motivi: il suo primo trionfo internazionale individuale, il suo secondo successo a Kiev dopo il sincro misto 3 metri con Maicol Verzotto, il passaggio di testimone con Tania campionessa uscente, la consapevolezza di essere ormai l’atleta da battere (almeno a livello europeo) nella specialità non olimpica.

Da due anni la 22enne milanese vanta una regolarità impressionante da 1 metro, sia in Italia che all’estero. A sorpresa, nel 2015, sfiorò il podio agli Europei di Rostock: quarta. La stagione successiva, a Londra, l’argento-passaggio di consegne simbolico dietro a Tania Cagnotto. Nelle gare nazionali, ultima quella di maggio a Torino con cui la bolzanina ha salutato definitivamente i tuffi, le due hanno sempre dato vita a duelli avvincenti. Per il palmarès e la gioia dei tifosi, dal punto di vista dell’altoatesina. Per la propria crescita agonistica, dal punto di vista della lombarda. Perché stare subito dietro a Tania Cagnotto – e talvolta riuscire anche a batterla – voleva dire essere quasi ai livelli della campionessa del mondo in carica. “Ho sempre gareggiato per avvicinarmi un po’ più a lei, anche negli eventi di seconda fascia magari meno importanti“, diceva a Torino. Ce l’ha fatta.

E ora? I Mondiali di Budapest, 14-22 luglio, per centrare la prima finale dopo l’eliminazione prematura di Kazan 2015. Con 280 punti la top 5 non è solo un sogno. E poi i 3 metri, con Tokyo 2020 sullo sfondo e i 300 punti come primo step da raggiungere, in Italia e all’estero. Elena Bertocchi li ha ottenuti solo una volta, a febbraio all’Open di Berlino, e a Kiev è arrivata nona con due errori in finale. Inutile aggiungere altro, perché lei in primis sa dove e come migliorare. Il talento si conosceva, la forza mentale l’ha dimostrata (anche) oggi. La strada da seguire c’è.

 

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francesco.caligaris@oasport.it

Twitter: @FCaligaris

Foto: Renzo Brico

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