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Basket, Europei 2017: caro Danilo Gallinari, stavolta l’hai fatta grossa. Il mantra “voglio vincere” non basta più

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Caro Danilo, stavolta l’hai fatta grossa. Abbiamo ancora negli occhi la follia di Gallinari, che ha colpito con un pugno l’olandese Kok nel corso dell’amichevole con l’Olanda di ieri sera, finendo con una mano fratturata e dicendo addio all’Europeo di settembre. Un episodio gravissimo e spiacevole, non solo per le conseguenze, ma perché fuori luogo e inappropriato per un giocatore chiamato a dover essere il leader di una Nazionale in cerca di riscatto e che invece sarà costretto a guardare i compagni dal divano di casa. Un gesto certamente dettato da una mancanza di lucidità (e non vale giustificarsi accusando il “povero” Kok di aver provocato, questo fa parte di una cultura puramente italiana) che però costa caro, carissimo, a lui e a tutta la squadra, priva adesso di un giocatore importante.

Ha compreso di aver sbagliato, si è affrettato a difenderlo con parole circostanziali Gianni Petrucci. “Il concetto di farsi giustizia da soli non è in nessun modo condivisibile, soprattutto quando si hanno grosse responsabilità nei confronti degli altri. Gli errori si pagano e questo lo pagheremo tutti insieme, ha dichiarato in maniera più centrata Ettore Messina. Beh coach, l’errore di Gallinari ricadrà tanto su di te, che non avrai più quel giocatore attorno al quale far girare gran parte dell’attacco azzurro.

Una follia pura, che arriva dopo mesi, anni, in cui Gallinari non fa altro che ripetere a tutti (e forse soprattutto a se stesso) di “voler vincere”. Quasi come un mantra che col passare dei mesi e degli anni ha perso sempre più significato, fino a perderlo quasi del tutto ieri. Sì, perché quella di ieri potrebbe essere stata l’ultima apparizione del Gallo con la maglia azzurra. Non male per colui che doveva essere l’immagine ed il trascinatore di questa generazione di talenti. Per essere leader, però, non basta mostrare la canotta con scritto ‘Italia’ oppure alzare la voce dopo un canestro o, peggio, dirlo a parole. Occorre dimostrarlo sul campo, anche in maniera silenziosa, non certo facendo a botte e mostrando di essere forte (e visto come è andata a finire, Gallinari ha fatto tutta un’altra figura…).

 




 

Eppure il buon Danilo dovrebbe saperlo bene: nel mondo che abitualmente frequenta, quello NBA, accade spesso che si vada oltre, nella lotta sotto canestro, quasi “volontariamente”, magari per dare un segnale ai propri compagni in difficoltà. Ebbene: quale segnale voleva dare ieri Danilo? Contro una squadra che, con rispetto parlando, non sa neanche cosa siano gli Europei di pallacanestro. Per non parlare di Kok: non fosse stato per le nazionali, lui e Gallinari non si sarebbero neanche lontanamente incrociati nel corso delle loro carriere, appartenenti a due universi cestistici distinti e separati.

E adesso? Adesso Messina ha un bel problema. L’Italia perde tanto dal punto di vista offensivo, senza dubbio, e nessuno è in grado di pareggiare il talento e la versatilità di Gallinari. Quali cambi apportare dunque? Se prima i convocati facevano propendere verso una squadra “piccola”, ora sembra quasi una scelta obbligata. Senza nulla togliere ai vari Biligha, Burns, Baldi Rossi, Cusin, Cervi, l’unico che sembra avere punti nelle mani è Melli, che però è chiamato a responsabilità ancora più grandi. Belinelli poi, non sarà più il co-leader ma il leader a tutti gli effetti. Tutti, in sostanza, dovranno fare un passo in avanti in più. E non è detto che ciò non possa accadere…

Gallinari, nel frattempo, potrà consolarsi con i soldi (tanti) del nuovo contratto. Probabilmente si è trattato del passo d’addio di un giocatore che ha sempre dichiarato di voler dare tanto, ma che, invece, è sempre più lontano dal mondo della pallacanestro continentale. E soprattutto italiana. Perché il suo gesto, pur dettato da un momento di scarsa lucidità, umano per carità, costa carissimo a tutto il movimento, che perde quello che doveva essere il suo volto, finendo però per essere quasi la rovina, l’immagine di quello che potrebbe essere un disastro. Agli altri il compito di smentirci. La strada verso l’Europeo è ancora lunga, lunghissima, e questo è solo un incidente di percorso (dolorosissimo). Il resto, ovvero le scuse (piuttosto “scarne”  dire il vero), sono soltanto parole. Un po’ come il mantra “voglio vincere”.

alessandro.tarallo@oasport.it

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Foto: Ciamillo archivio FIP

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