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Calcio, il trionfo totale della Germania: Europei Under21 e Confederations Cup. Tra giovani e seconde linee, i Campioni del Mondo dominano l’estate

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Germania pigliatutto. Potremmo sintetizzare così il weekend calcistico appena concluso. Prima gli Europei Under21, poi la Confederations Cup. Alla vigilia nessuno puntava né sui “tedeschini” di Stefan Kuntz né sulla Nazionale maggiore di Joachim Loew, ribattezzata “Germania B”, ma alla fine il risultato è stato uno ed uno solo: i tedeschi hanno vinto, ovvero quello che gli riesce meglio negli ultimi anni. Mentre noi ci lecchiamo le ferite e continuiamo a pensare a ciò che poteva essere ed invece non è stato, vedi l’Under21, la Germania dimostra ancora una volta l’efficienza di un sistema che funziona, in cui il risultato internazionale è solo la punta dell’iceberg, la parte più visibile di un grande lavoro fatto all’interno dei propri confini nazionali.

A volerla dire tutta infatti, e la cosa ci fa rabbrividire se pensiamo al talento che l’Italia aveva a disposizione, se la Nazionale maggiore ha affrontato la Confederations Cup con le seconde linee, lo stesso si può dire per l’Under21. L’assenza dei big, e la possibilità di poter sperimentare in una competizione sì prestigiosa ma che non vale certo un Mondiale, ha spinto il CT Loew ad attingere dal bacino della squadra giovanile: ben otto convocati erano giocatori che hanno fatto parte dell’Under21 nell’ultimo biennio. Attenzione però, non parliamo di riserve ma di gente come Ginter, Kimmich, Can, Goretzka e per finire Werner, il capocannoniere della Coppa delle Confederazioni. Tutti giocatori che già frequentano il calcio dei grandi. Questo ha costretto l’Under21 a “ripiegare” sulle terze linee, verrebbe da dire. Nessun problema: Weiser, Selke, Gnabry, Arnold, Meyer, Toljan. Se queste sono le terze linee allora è un bel ripiegare…

Programmazione e lavoro. Questi gli ingredienti di una ricetta vincente che parte dai settori giovanili, che tanto invochiamo nei momenti di crisi. Un sistema ramificato su tutto il territorio, fortemente voluto dalla Federazione, che permette ai club, anche grazie all’aiuto delle ‘squadre B’, di lanciare un gran numero di giovani giocatori, che arrivano in questo modo molto presto nella massima serie. A questo poi, va aggiunta anche la decisione di dare la cittadinanza ai figli degli immigrati, contribuendo ad allargare ulteriormente il bacino a cui attingere. Un sistema vincente, basato anche sull’equa spartizione dei diritti tv, che non sono però l’unica fonte di guadagno per i club: la Bundesliga è infatti il campionato con la media spettatori più alta.

La Germania continua quindi a raccogliere i frutti di un progetto nato all’inizio degli anni 2000 e che nelle intenzioni avrebbe dovuto concretizzarsi già un po’ di tempo fa. Se il Mondiale tedesco del 2006 infatti, per noi rappresentò il trionfo, il culmine di una generazione vincente su cui abbiamo provato a “campare” anche negli anni a venire, per i teutonici rappresentò una sconfitta. Non del campo, ma del progetto. Una delusione cocente, trasformata subito in benzina utile ad alimentare le speranze del calcio tedesco, che ha visto la sua consacrazione, ed il giusto premio, nel Mondiale brasiliano del 2014. Tra l’altro, anche la Confederations Cup del 2005 venne utilizzata come prova generale per i vari Schweinsteiger, Podolski, Mertesacker, allora solo 20enni…

Mentre noi spendiamo milioni per comprare il fenomeno straniero di turno oppure per esaltare, giusto per convincerci di averli anche noi, i giovani che abbiamo, ai quali però tocca prima una serie infinita di prestiti per “farsi le ossa”, in Germania capita dunque che un giocatore come Kimmich, a 21 anni, realizzi già una doppietta in Champions League e sia già un leader nella Nazionale maggiore. Questo è la differenza sostanziale: far crescere i giovani perché ne tragga beneficio non solo il club, ma anche la Nazionale. Non per utilizzarli come pedine di scambio per raggiungere la somma utile a comprare il fenomeno, o presunto tale, di turno. Anziché crogiolarci nell’effimera soddisfazione di essere la bestia nera della Germania ed averla battuta questa o quella volta, basterebbe imparare, con umiltà, a riconoscere le falle del proprio sistema e provare a rifondarlo sul serio.

 

alessandro.tarallo@oasport.it

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Foto: pagina Twitter ConfedCup

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