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Calciomercato, Serie A: la ‘moda’ degli italiani è già passata? Le grandi accantonano i vivai, Atalanta e Sassuolo le uniche mosche bianche

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Il made in Italy è già passato di moda? Il quesito sorge spontaneo scorrendo con lo sguardo gli affari conclusi e le trattative della sessione estiva del calciomercato, tra cui pullulano i nomi dei calciatori stranieri mentre è ridotta all’osso la componente “indigena” per i grandi club. L’inversione di tendenza è tanto più allarmante se si considera che il ricambio generazionale della Nazionale italiana era stato accompagnato da un impiego sempre più frequente di calciatori nativi del Bel Paese anche nelle squadre orientate a puntare al vertice della classifica.

La Juventus, da sempre fucina di talenti nostrani, aveva costruito grazie alla BBC l’ossatura del pacchetto arretrato della Nazionale, ma dal centrocampo in su ormai non sembra esserci più spazio per gli italiani. L’arrivo di De Sciglio, il probabile acquisto di Bernardeschi e la “prenotazione” per l’anno venturo di Caldara confermano, in ogni caso, la tendenza dei Campioni d’Italia a puntare su una base italiana e ad investire sul fattore territoriale piuttosto che sulla ricerca del jolly dall’estero.

Più complessa, invece, è la situazione del Milan, che proprio sul made in Italy aveva costruito le fondamenta di un’imminente rinascita, salvo accantonare parzialmente il progetto con l’approdo dei cinesi e degli investimenti monstre sul mercato. E così accade che De Sciglio va via, Locatelli si accomoda mestamente in panchina ed anche per Bonaventura non sembra esserci più spazio. A fare da contraltare, però, sono gli acquisti di Bonucci e Conti, che vanno ad ampliare notevolmente la colonia italiana in un reparto arretrato che già può contare su Romagnoli e Donnarumma. Appare dunque evidente che l’Italia sia ancora in prima linea per la ricerca dei difensori, mentre per i calciatori di fantasia si tende a virare lo sguardo altrove.

E cosa dire del Napoli? Il mercato è praticamente ridotto all’osso in attesa di capire cosa accadrà nei preliminari di Champions e gli unici due nuovi innesti sono il francese Ounas e il brasiliano Mario Rui, che vanno ad integrare un organico in cui la componente “azzurra” è ai minimi termini. L’italian style non piace neppure ad Inter e Roma, che hanno concentrato i propri investimenti su calciatori del calibro di Borja Valero, Keita, Gonalons e Karsdorp, prediligendo le scommesse Skriniar e Under piuttosto che pescare nei vivai nostrani.

In questo clima, tuttavia, non mancano le piacevoli eccezioni. La filosofia di Atalanta e Sassuolo, infatti, resta immutata, così come la volontà di puntare su un exploit a tinte tricolori. Gli orobici si apprestano a stupire l’Europa con Orsolini, Vido, Eguelfi e Pessina, mentre il Sassuolo ha ceduto Defrel alla Roma, ma ha strappato i tre giovani talenti Ricci, Frattesi e Marchizza, testimonianza di un filo conduttore dipinto d’azzurro che asseconda il percorso delle società bergamasca ed emiliana, esempi di programmazione da cui qualche big decaduta forse già da tempo avrebbe fatto bene a trarre ispirazione.

mauro.deriso@oasport.it

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Foto: Facebook Federico Bernardeschi

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