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Golf, British Open 2017: Jordan Spieth, vittoria da record! Mai nessuno a 23 anni aveva vinto tre diversi Major. E gli italiani steccano ancora negli Slam…

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Mai nessuno come Jordan Spieth. Il trionfo sul Royal Birkdale Golf Club ha consacrato il fuoriclasse statuntense, che grazie al successo nel British Open 2017 diventa ufficialmente l’uomo dei record. Spieth è il più giovane golfista della storia a conquistare tre diversi Major ed anche il più giovane vincitore del British Open dai tempi di Seve Ballesteros nel 1979, un fenomeno assoluto che compirà 24 anni soltanto giovedì prossimo, testimonianza evidente di una supremazia che rischia di oltrepassare i confini della leggenda e trasformarsi in mito. Una vittoria conquistata al termine di un torneo dominato sin dal primo giro, ma divenuta di colpo meno scontata del previsto a causa di un avvio stentato del quarto round che ha rischiato di comprometterne il cammino. Ma una sequenza fulminante (birdie, eagle, birdie, birdie) tra la 14 e la 17 ha rimesso le cose a posto, consentendogli di distanziare Matt Kuchar, suo principale avversario, e di alzare al cielo la Claret Jug per la prima volta nella sua carriera, dopo i trionfi del 2015 nell’Augusta Masters e nello US Open. Il suo putt alla 15 resterà a lungo impresso nella mente degli appassionati di golf, ancora increduli dinanzi ad un colpo che ha fatto stropicciare gli occhi dallo stupore ad una platea che ha riservato innumerevoli ovazioni all’uomo del momento, rinato quest’anno dopo il periodo buio successivo all’Augusta Masters 2016, quando gettò alle ortiche la vittoria con un disastro alla buca 12 della quarta tornata.

Matt Kuchar, intanto, è stato costretto ancora ad accontentarsi di un risultato di prestigio e a 39 anni resta ancora un collezionista di piazzamenti senza la soddisfazione di un acuto in un Major. E pensare che a metà round sembrava davvero sul punto di coronare un sogno inseguito da un’intera carriera, salvo sbattere contro l’impeto dello scatenato Spieth e rimandare ancora l’appuntamento con la vittoria. Ma il British Open 2017 resterà nella storia anche per lo strepitoso terzo giro in 62 colpi del sudafricano Branden Grace, che costituisce il record assoluto per un Major, una tornata che ha rischiato di essere ripetuta ieri dal cinese Haotong Li, la cui performance nell’ultimo round (63 colpi) gli ha regalato la soddisfazione di salire sul podio a Southport. Il torneo inglese segna anche la rinascita del nordirlandese Rory McIlroy, tornato a ruggire dopo un periodo di crisi, persino col rimpianto per un avvio di gara da incubo che gli ha precluso la possibilità di fare meglio del quarto posto finale a pari merito con lo spagnolo Rafa Cabrera Bello, che conferma il suo strepitoso momento di forma dopo il successo nello Scottish Open. Ha deluso oltremodo il numero 1 del ranking, Dustin Johnson, che ha mollato dopo un inizio pessimo del quarto round e ha chiuso il torneo al 54° posto, mentre il canadese Austin Connelly ha sfiorato il podio al suo primo Major, cedendo soltanto all’emozione nel finale.

Capitolo Italia, solo note dolenti. Francesco Molinari continua a far fatica nei Major e il trend si conferma anche stavolta con la seconda consecutiva uscita al taglio dopo il tonfo dello US Open. L’azzurro appare decisamente appannato rispetto all’inizio del 2017, ma il 90° posto sul Royal Birkdale non rispecchia affatto il suo valore, evidenziando piuttosto un’allergia cronica ai tornei dello Slam. Il suo miglior piazzamento in un Major, d’altra parte, è il 9° posto conquistato nel British Open 2013, segnale di un salto di qualità che alla soglia dei 35 anni tarda ancora ad arrivare nei quattro principali tornei del circuito. Altrettanto negativa la prova dell’amateur Luca Cianchetti, da cui forse ci si poteva attendere qualcosa di più di un 131° posto con 11 colpi sopra il par. L’inesperienza di certo non ha giovato al giovane golfista italiano, passato oggi tra i professionisti, ma d’ora in avanti è lecito attendersi da lui un atteggiamento meno remissivo nei grandi tornei per potergli affidare l’eredità di un movimento che da un anno sembra finalmente essersi risvegliato dal torpore.

mauro.deriso@oasport.it

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Foto: Twitter PGA Tour

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