Nuoto
Oltre la storia, al di là della leggenda. Federica Pellegrini, l’immortale Dea del nuoto azzurro
Dove eravamo rimasti? All’amarezza di quel quarto posto nella finale olimpica di Rio de Janeiro, con la voglia di continuare a combattere e di non chiudere la carriera con una medaglia di legno. Erano questi i sentimenti che albergavano in Federica Pellegrini che da settembre 2016 ha iniziato a lavorare con impegno e dedizione.
La prima tappa è a Windsor (Canada), nei Mondiali in vasca corta per centrare un successo che non è mai arrivato. Le acque nordamericane esaltano la “Divina” e davanti alla Lady di Ferro Katinka Hosszu gli ultimi 25 metri sono territorio di conquista della veneta che completa la collezione con l’oro iridato. Un successo dal sapore particolare: riscatto e tanta tanta motivazione per prendersi una rivincita nei confronti del gotha della vasca.
L’obiettivo è fissato: si chiama Budapest, Mondiali nella piscina da 50 metri. La preparazione procede per il meglio e l’azzurra, pur non in perfette condizioni agli Assoluti primaverili, ottiene un tempo sotto l’1’56” (1’55″94) che le varrà il quinto crono dell’anno prima della rassegna magiara. Le avversarie nei trials graffiano e per una Sarah Sjoestroem che cede il passo vi è una Michelle Coleman che arriva, mentre l’alieno Katie Ledecki, nei Nationals americani, abbatte la barriera dell’1’55” e prenota idealmente l’oro per l’Ungheria.
Lo sa Federica ed allora ecco il rischio: “Cambiamo preparazione: si va in altura, rimanendoci fino a pochi giorni prima della manifestazione”. Una scelta audace per molti addetti ai lavori ma, in gran parte dei casi, solo l’atleta sa davvero fin dove può spingersi e di cosa ha bisogno.
Si arriva nelle acque ungheresi ed i turni nei 200 stile libero mettono in mostra una Pellegrini in forma ma le altre volano: Ledecky da 1’54”, gravata dalle fatiche di una finale (vinta) nei 1500 sl, ed Emma McKeon anche lei iscritta a questo club esclusivo.
Nella finale, però, si ribalta tutto: Federica aggredisce come un cagnaccio fin dal primo metro non lasciando mai troppo spazio alle rivali e poi quell’ultima vasca da 28″8, pura poesia. Battuta l’extraterrestre, sempre a segno nelle 12 gare iridate, e l’aussie volante. Una nuotata “Divina” che va oltre la leggenda e che sa di immortalità: decima medaglia iridata ed quinto oro in carriera. L’Italia ha sempre Fede.
giandomenico.tiseo@oasport.it
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Foto: Deepbluemedia