Pallanuoto
Pallanuoto femminile, Mondiali 2017: il Setterosa non ha paura di sognare. Lanciata la sfida agli Stati Uniti
Una medaglia d’argento olimpica è “obbligata”, un anno dopo, a mettere nel mirino l’oro iridato. La Nazionale italiana di pallanuoto femminile non ha paura di sognare, né ha intenzione di nascondersi ai Mondiali di Budapest: si può, si deve provare a battere la fortissima Nazionale statunitense campione in carica di tutto e stra-favorita della vigilia. Non sarà facile, lapalissiano, ma ci sono dei motivi validi per cui la sfida non è persa in partenza. Vediamo quali sono.
GRUPPO MOLTO AFFIATATO E IN FIDUCIA, INDIVIDUALITÀ DI ASSOLUTO SPESSORE INTERNAZIONALE
E’ impressionante come il Setterosa abbia auto-alimentato nell’ultimo biennio (sul podio olimpico, mondiale e continentale) i livelli di fiducia, affiatamento e consapevolezza delle proprie capacità. La forza delle vittorie, va bene, ma le vittorie non cascano improvvisamente dal cielo: coach Conti ha lavorato con le stesse strategie e lo stesso staff assieme – e nelle teste – delle più o meno medesime giocatrici, per anni. Ai Mondiali si sta presentando un gruppo molto affiatato, anche i social networks lo testimoniano, in fiducia, grazie ai tanti successi di fila conseguiti e che può puntare su individualità di assolto spessore internazionale. Giulia Gorlero, Arianna Garibotti e Roberta Bianconi sono unanimemente considerate tra le migliori giocatrici europei nei rispettivi ruoli ed hanno poche pari a livello globale. In più, il Setterosa post-Rio può contare sul talento cristallino di Domitilla Picozzi, un profilo giovane (classe ’98) e molto molto interessante, reputato dallo staff di Fabio Conti già pronto per i grandi palcoscenici.
TRADIZIONE
Poche scuole pallanuotistiche al mondo possono vantare la tradizione di quella italiana. Le calottine del Bel Paese, per ciò che concerne i trofei femminili, sono seconde solo alle statunitensi, mentre ungheresi ed olandesi possono essere considerate sullo stesso livello delle Azzurre. Parlano gli albi d’oro… Può la nostra Nazionale presentarsi ai Mondiali senza la consapevolezza e la “dolce condanna” di poter/dover salire sul gradino più alto del podio? E’ già successo (due volte), rifarlo non sarebbe una sorpresa in senso assoluto.
CONTINUITÀ TECNICA
Negli ultimi sette anni, Fabio Conti ha plasmato meticolosamente, con coerenza, coraggio e intelligenza, la famiglia che ha conquistato l’argento scintillante di Rio de Janeiro. Il CT romano ha raccolto una squadra “stanca”, a fine ciclo, portandola velocemente in alto, tanto in alto, passando anche attraverso cocenti delusioni (nessuna medaglia ai Mondiali 2011 e 2013, 7° posto a Londra 2012, 4° posto agli Europei del 2014). Con Fabio Conti in panchina, il Setterosa ha conquistato almeno un podio nelle maggiori competizioni internazionali della pallanuoto femminile (Olimpiadi, Mondiali, World League, Europei) e la rosa che affronterà la kermesse iridata ungherese differisce da quella dei Giochi di Rio di appena quattro elementi. “Appena” perché due cambi sono stati obbligati, visti i ritiri di due colonne portanti azzurre come Tania Di Mario e Teresa Frassinetti, quindi solo due giocatrici tra Federica Lavi (secondo portiere, al posto di Laura Teani), Sara Dario, Domitilla Picozzi e Valeria Palmieri (da un bel po’ nel giro della Nazionale maggiore) possono essere considerate le vere novità del Setterosa 2017-2020… Il re-inserimento in extremis di Aleksandra Cotti è, a nostro avviso, la scelta-simbolo della continuità tecnico-tattica dell’Italia in calottina “rosa” by Fabio Conti, che punterà al massimo possibile in Ungheria.
giuseppe.urbano@oasport.it
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