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Tennis: l’anonimato dell’Italia al femminile. Non si intravede un’inversione di tendenza

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Flushing Meadows, 12 settembre 2015. È il picco più alto del tennis italiano al femminile. Flavia Pennetta vince lo US Open battendo nella prima finale Slam tutta tricolore della storia di questo sport Roberta Vinci, che due giorni prima aveva realizzato una vera e propria impresa sconfiggendo Serena Williams, lanciatissima verso il Grande Slam. È l’immagine più alta del tennis azzurro, ma anche l’inizio di un lento ed inesorabile declino che pare non voler più finire. Non ci riferiamo infatti, al ritiro della brindisina, che scioccò il mondo dello sport italiano con quell’annuncio in diretta mondiale, ma ai risultati che da allora le sue connazionali (non) hanno ottenuto.

Eppure il 2016 non era iniziato male, anzi. Nel giro di una settimana, Vinci trionfava a San Pietroburgo, Sara Errani a Dubai e Francesca Schiavone, da numero 132 del mondo, a Rio de Janeiro. Da lì, il declino di cui sopra. Per la tarantina sono arrivate tante eliminazioni precoci (Olimpiadi comprese). A New York aveva riprovato a fare riemergere la magia dell’anno precedente fermandosi però ai quarti. Quest’anno, invece, ma più di due vittorie consecutive all’interno dello stesso torneo ed una (legittima) mancanza di motivazioni. Situazione peggiore per Errani. Dalla vittoria di Dubai Sarita è crollata fino ad uscire dalle prime 100 del mondo nel marzo di quest’anno, costretta addirittura a giocare le qualificazioni a Parigi. Diverso invece, il discorso della Schiavone: l’età avanza, facendo avvicinare la fine di una carriera magnifica. Eppure la Leonessa è ancora capace di togliersi soddisfazioni, come la vittoria di quest’anno a Bogotà e la doppietta sfiorata a Rabat (sconfitta in finale).




E le altre? Camila Giorgi resiste tra le prime 100 del mondo, ma con la sua solita discontinuità. Il talento per stare in alto, almeno tra le prime 50, lo avrebbe, ma probabilmente ciò che manca è la testa per farlo. Nell’ultimo anno è parsa poi molto più concentrata nella lotta contro la FIT (esclusa da Roma e dalle Olimpiadi), piuttosto che ai miglioramenti in campo, con la solita ingombrante figura del padre, un cliché nel mondo del tennis. Karin Knapp, invece, è ancora alle prese con un infortunio al ginocchio che fa il bello e il cattivo tempo, impedendole di giocare con continuità da più di un anno.

Insomma, la situazione è tutt’altro che rosea e non andiamo lontani dalla verità dicendo che era abbastanza prevedibile. I risultati che il tennis italiano ha raggiunto negli anni recenti sono frutto di acuti individuali, non certo di un’attenta programmazione da parte della Federazione. Eppure il massimo organismo del tennis italiano i mezzi per dare risalto ai propri giocatori li avrebbe, su tutti il torneo di Roma. Aldilà dei numeri (e della pubblicità), il torneo di pre-qualificazioni per il Foro non convince i giocatori italiani, specie per il format, che li costringe a dover affrontare dal professionista all’amatore domenicale. Se poi la FIT preferisce invitare giocatrici straniere (leggasi Sharapova) anziché dare l’ultima chance della carriera alla sua miglior giocatrice (leggasi Schiavone)…Manca coraggio alle nostre giocatrici, o forse fondi. Perché in questo sport vai avanti solo se hai (oltre al talento) la possibilità di investire su te stesso, aiuto che la Federazione Italiana attualmente non riesce a garantire.

Non resta dunque che affidarsi ad altri talenti individuali che potrebbero presto sbocciare. Già, ma quali? Attualmente le più accreditate sembrano Jasmine Paolini e Martina Trevisan, stabilmente tra le prime 150 ed in cerca del salto nella top 100. La scorsa settimana hanno giocato entrambe, perdendo al primo turno, a Bastad (Trevisan si era qualificata anche a Gstaad). Risultati positivi, certo, ma il confronto con le altre nazioni diventa impietoso se si pensa anche alla loro stessa età (21 e 24) altre giocatrici già frequentano con continuità il circuito maggiore. Coraggio e programmazione, queste al momento le pecche del tennis femminile italiano, che fatica anche come squadra. In Fed Cup, infatti, dopo il rischio della retrocessione in Serie C, l’Italia sarà costretta a rimanere in seconda divisione, dal momento che la Federazione Internazionale ha bocciato, almeno per ora, l’allargamento del World Group a 16 nazioni.

 

alessandro.tarallo@oasport.it

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Foto: Twitter Maiorca Open

 

1 Commento

  1. Luca46

    31 Luglio 2017 at 15:58

    Penso che Vinci, Errani e Schiavone siano spremute ed abbiano ancora poco da dare, non gli si può chiedere di più. Le altre si sono sciolte sul più bello.

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