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Tuffi, Mondiali Budapest 2017: Thomas Daley, oro perfetto da 10 metri!

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Di lui si parla sempre tanto (matrimonio gay, film, programmi tv, libri di cucina, addirittura uno scandalo di online sex), dimenticando però spesso la cosa più importante: è uno dei tuffatori più forti di sempre. Thomas Daley, 23 anni, da Plymouth (Gran Bretagna) è campione del mondo dalla piattaforma 10 metri per la seconda volta in carriera. La prima, 15enne, a Roma 2009, a sorpresa. La seconda, da certezza ma non da favorito, perché nei tuffi i favoriti sono praticamente sempre gli atleti cinesi, oggi a Budapest 2017. Con una gara al limite della perfezione: 590.95 punti, sempre in testa dall’inizio alla fine.

Chen Aisen, il campione olimpico, ha provato a rovinare all’ultimo la festa del britannico: era distante cinque punti e ha chiuso con 106.20 nel doppio e mezzo indietro con due avvitamenti e mezzo, due 10 e un 9.5 tra i voti validi, totale di 585.25. A Daley, subito dopo nell’ordine di salto, serviva praticamente lo stesso punteggio per riprendere un oro (meritato) che sembrava essere sfuggito sul più bello (altrettanto meritatamente). E’ salito sulla piattaforma e ha fatto il suo: triplo e mezzo indietro carpiato, stesso coefficiente di difficoltà, 3.6, da 106.20. Anche per lui due 10 e un 9.5 come voti validi. Neanche uno schizzo in ingresso in acqua. Medaglia d’oro, la quinta in totale sottratta alla Cina a Budapest 2017: non accadeva da Montreal 2005.

Sconfitto (e con distacco) anche il secondo cinese in gara, Yang Jian (565.15, medaglia di bronzo), che proprio nella Londra di Thomas Daley nel 2014 conquistò due record del mondo in un colpo solo: la gara con più punti (616.50) e il tuffo con più punti (123 con il quadruplo e mezzo avanti carpiato, coefficiente 4.1, tutti 10 i voti validi) di sempre. Staccati tutti gli altri finalisti, al termine di una gara sì emozionante ma con molti più errori rispetto a quella, altrettanto memorabile, da 3 metri. Quarto il russo Aleksandr Bondar (484.80), quinto l’ucraino Maksym Dolgov (484.70), sesto lo statunitense David Dinsmore (479.95), settimo il francese Benjamin Auffret (469.35), ottavo l’altro russo Viktor Minibaev (463.60).

Daley, terzo due anni fa dietro a Qiu Bo e David Boudia (oggi grandi assenti insieme al tedesco Sascha Klein, che ha segnato una generazione), chiude dunque un ciclo. Dopo l’exploit di Roma 2009 aveva mancato il podio sia a Shanghai 2011 che a Barcellona 2013, strappando comunque il bronzo nell’Olimpiade di casa datata 2012. Con polemiche per un tuffo rifatto dopo causa disturbo da flash delle foto e con un pizzico di delusione per non poter essere più là in alto, davanti anche alla Cina. A Rio 2016 la delusione si era poi quasi trasformata in dramma: fenomenale in eliminatoria, primo; irriconoscibile in semifinale, ultimo. Oggi, però, là in alto ci è ritornato. E ci vorrà rimanere fino a Tokyo 2020, l’ultimo atto (già annunciato) di una carriera senza pari.

 

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francesco.caligaris@oasport.it

Twitter: @FCaligaris

Foto da: DeepBlueMedia/comunicato ufficiale Len

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