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Tuffi
Tuffi, Oscar Bertone: “Il lavoro e l’unione di squadra pagano. Tocci pronto da 3 metri, Bertocchi meno. Chiarabini…”
Un debutto mondiale a bordo vasca da ricordare: due medaglie di bronzo, tutte e due da 1 metro, firmate Elena Bertocchi e Giovanni Tocci. Per Oscar Bertone, tecnico responsabile dell’Italtuffi da dopo Rio 2016, “abbiamo raccolto quanto seminato in questi anni con i giovani“. Nel 2009 lui era già ct della nazionale giovanile e Bertocchi e Tocci, entrambi classe 1994, vincevano proprio a Budapest le prime medaglie internazionali junior delle loro carriere.
Oscar Bertone, è stato un buon Mondiale.
“Sì, è andato molto bene. Abbiamo raccolto quanto seminato in questi anni con i giovani. Adesso dobbiamo lavorare soprattutto sulle specialità olimpiche. Noi di solito arriviamo un po’ dopo rispetto agli altri, ma arriviamo“.
La sensazione è che l’Italia fosse una squadra davvero unita.
“E lo era, lo è, perché in questi anni ho capito che l’unione fa la differenza. Ci si parla, si condividono le cose. Ho espressamente richiesto ai ragazzi di fare gruppo, di fare squadra, 24 ore su 24. Ed è stato un aiuto per tutti, anche perché era una squadra mista: c’era chi aveva già fatto Mondiali e Olimpiadi e chi ha solo 14 anni“.
Specialità olimpiche: Tocci è già pronto anche per i 3 metri?
“Inginocchiarsi sul trampolino è qualcosa che succede una volta su un milione, purtroppo è successa in gara. Sì, lui c’è anche da 3 metri, lo ha dimostrato con il quadruplo e mezzo avanti da 95 punti dopo il nullo di Budapest. Ha una testa di livello assoluto, ora vedremo se aumentare ancora i coefficienti o se stabilizzare i suoi tuffi per consolidare il nome“.
Ed Elena Bertocchi?
“Ha molto da lavorare. L’anno prossimo farà tanti collegiali a Roma, bisogna sistemare i problemi sul doppio e mezzo indietro e il doppio e mezzo rovesciato che da 3 metri fanno la differenza. I 3 metri sono un’altra storia rispetto al metro: anche Tocci fa benissimo il rovesciato da 1 metro e a volte lo sbaglia da 3. A Roma si può fare quello che a casa non si riesce a fare: ci sono i trucioli, la bolla, eccetera. E poi c’è tranquillità: non sembra, ma fa la differenza. E’ il vero vivere da atleta“.
A Budapest mancava Andrea Chiarabini. Come sta?
“Sta lavorando molto, si sta rimettendo in forma. L’incidente in motorino è stato veramente brutto. Ci auguriamo possa tornare al 100%, ma non possiamo ancora dirlo. Non abbiamo forzato la riabilitazione, l’operazione è andata molto bene ma dobbiamo aspettare i suoi primi tuffi veri a settembre/ottobre. In proiezione 2020 il sincro con Tocci può essere una grande carta, anche perché a Rio 2016 erano la coppia più giovane e qualcuno nel frattempo potrebbe smettere…“.
Come procede la crescita di Chiara Pellacani?
“Sta facendo e deve completare il suo percorso giovanile, è andata bene agli Europei senior, ai Mondiali serve un’altra marcia che lei ovviamente ancora non può avere. L’anno prossimo farà sia gli Europei che i Mondiali giovanili e sarà il suo primo anno da junior. Per il 2020 potrebbe essere più trampolinista che piattaformista, ma è anche vero che da 10 metri soprattutto in Europa la concorrenza è minore“.
Insomma, l’Italia non ha subito l’addio di Tania Cagnotto.
“Non abbiamo inventato nulla, abbiamo sempre lavorato e alla lunga i risultati arrivano. Dopo Rio in Federazione si diceva: ‘E adesso?’. Abbiamo dimostrato che ci siamo sempre“.
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francesco.caligaris@oasport.it
Foto da: pagina Facebook Noemi Batki Fan Page