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Volley, il caso Zaytsev-scarpe e l’Italia: serve un passo verso il professionismo. Gli errori delle parti, tra contratti, importanza dei soldi e problemi fisici

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Se siano “soltanto” problemi fisici causati dalle nuove scarpe o se ci siano anche dei vincoli contrattuali (molto probabile) non è dato da sapersi, ma la querelle con Ivan Zaytsev al centro dell’attenzione ha sicuramente fatto emergere un serio problema all’interno del volley italiano: quello del non professionismo. Un paradosso ma questo è: i giocatori sono formalmente dei dilettanti anche se, naturalmente, vivono praticando questo sport e alcuni hanno giustamente degli stipendi onorevoli (lo Zar ha un ingaggio che supera i 300mila euro a Perugia).

Proprio per questo motivo le ragioni del giocatore sembrano essere sacrosante: sta cercando di monetizzare nel migliore dei modi la sua immagine e il contratto con Adidas, sicuramente soddisfacente sotto il profilo economico, avrà dei paletti che hanno in parte contribuito a generare questo #shoegate poi esploso nel peggiore dei modi. La Federazione, dal canto suo, ha stipulato un accordo con Mizuno che sicuramente avrà il suo peso nel bilancio e da cui era dunque difficile tornare indietro (e così sarà fino alle Olimpiadi di Tokyo 2020).

Negli sport più “importanti” (pensiamo al calcio ma anche al basket e allo sci, restando sempre in Italia) sono gli atleti a portarsi dietro i propri sponsor. Se davvero l’Italia del volley vuole fare un deciso passo in avanto sotto tutti i punti di vista allora si devono rivedere certi approcci e fare un miglior punto della situazione sul regolamento (attualmente i giocatori sono obbligati a indossare calzature e abbigliamento dello sponsor federale), ben consapevoli che le colpe sono da dividersi equamente tra le due parti. Tra l’altro questo non è l’unico precedente: vi ricordate il mitico Mastrangelo con le And1?

Ivan Zaytsev può aver intrapreso una crociata che potrebbe dare benefificio a tutti i giocatori sotto il profilo economico. Forse sono sbagliate le tempistiche (si poteva partire mesi fa quando erano stati firmati i contratti e non a due mesi dagli Europei) me la decisione non è del tutto sbagliata. Al netto di problemi fisici che andrebbero sempre tutelati (e, stando a quanto ha comunicato la FIPAV, su questo punto si è data massima disponibilità). La sensazione è che però non tutto sia finito, staremo a vedere come si svilupperà la situazione.

 

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