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Pallavolo
Volley, il paradosso Ivan Zaytsev: una questione di scarpe non può escluderlo dall’Italia! La Nazionale può perdere lo Zar?
Siamo davvero a un paradosso: l’Italia rischia di perdere il suo miglior giocatore a causa di una questione di scarpe e di sponsor. Ivan Zaytsev potrebbe seriamente essere escluso dalla Nazionale di volley maschile visto che ha deciso di indossare le calzature del suo sponsor personale (la Adidas di cui è testimonial) e non quelle in dotazione all’intera squadra azzurra (di Mizuno).
Le motivazioni addotte dallo Zar sono fisiche e tecniche (reputa le sue scarpe migliori, lo farebbero sentire più comodo e gli permetterebbero un miglior rendimento) ma ora la questione è davvero seria e rischia di esplodere: siamo già alla fase degli avvocati, le due parti non trovano l’accordo e Bruno Cattaneo, Presidente della FIPAV, sembra non voler fare un passo indietro e anche oggi in un’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport ha minacciato l’esclusione di Ivan Zaytsev dall’Italia.
Domani si concluderà la prima parte del raduno a Cavalese dove è iniziato il lungo cammino che porterà agli Europei in Polonia a fine agosto. Per il grande obiettivo stagionale l’Italia deve avere assolutamente il suo giocatore simbolo se vuole provare a farsi strada vista la pessima World League conclusa con l’ultimo posto (peggior risultato della storia).
Questa situazione si conosceva già da un paio di mesi quando Ivan firmò per Adidas con tanto di conferenza stampa: possibile che questo “dettaglio” sia sfuggito a chi di dovere? Sembra assurdo che un discorso di sponsorship (sacrosanto visti i soldi investiti dalle società) possa privarci della nostra punta, facendoci perdere buona parte del nostro potenziale. Lo scontro è accesissimo ma a perderne è la Nazionale, il nostro volley e forse anche lo stesso Zar: serve un incontro tra le parti per proseguire con serenità anche se ormai la situazione è già sfuggita di mano.
Nany74
9 Luglio 2017 at 09:44
Personalmente mi trovo d’accordo con quanto hai scritto nel commento circa quello che potrebbe essere alla base di questa situazione. Un po’ meno d’accordo sulla posizione “politica” dell’articolo. Secondo me lo spirito è più quello della speranza di rivedere lo Zar in nazionale, costi quel che costi, perché c’è voglia di vittoria nel volley e questo lo posso comprendere, per cui ben vengano gli articoli da “tifoso”. Quello che mi sfugge è perché, vista la situazione nota da tempo, lo sponsor della nazionale e Ivan, non si sono trovati per discutere un particolare modello di scarpa che fosse praticamente identico a quello che usa di solito. Voglio dire che queste aziende, qualunque siano, forniscono il top dell’attrezzatura sportiva, per cui non ci credo che non esista un modo per adattare un prodotto alle esigenze di un giocatore, figuriamoci. Il motivo, come sottolinei tu, è probabilmente legato a dei contratti di sponsorizzazione. Se non ricordo male, anche nel calcio c’era stato un precedente simile che aveva solo creato tensioni in spogliatoio….cosa che a noi non serve affatto. Chiudo circa la “democrazia” su OA: stai pur tranquilla che, se non offendi nessuno, non verrà mai censurato nulla delle opinioni di tifosi ed appassionati….specie di quelli di volley, notoriamente pacati ed intelligenti.
Carla Di Carlo
8 Luglio 2017 at 18:49
Tutti i giocatori hanno delle regole a cui attenersi. Nessuno escluso. L’operazione che vorrebbe portare in porto Zaytsev odora tanto di pubblicità per tornaconto personale. L’articolo è spudoratamente di parte. La prospettiva dell’autore colpevolizza chi ha scelto Zaytsev pur sapendo del suo sponsor piuttosto che mirare alla difesa delle regole comuni. Siamo al grottesco. Si chiama assuefazione alla demagogia e porta a ritenere stelle brillanti persone mediocri. Anche in campo. Come se la World League fosse stata persa per la mancanza di un singolo giocatore. Ridicoli. Devo aggiungere che si tratta di una mia opinione personale che chiede diritto d’asilo in una pagina dedicata a uno sport di cui sono una grande appassionata? Devo aggiungere che che vivere in democrazia significa anche leggere pareri discordanti? Spero di no.