Atletica
Atletica, Giuseppe Gibilisco: “O si migliora in 2 anni, o fuori dai gruppi sportivi militari”
Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, Giuseppe Gibilisco, ultimo atleta a vincere un titolo mondiale per l’Italia nell’atletica leggera, a Parigi nel salto con l’asta (2003), non si è sottratto alle domande circa la crisi del movimento tricolore, uscito con le ossa rotte dall’ultima rassegna iridata di Londra 2017, cosa che purtroppo si ripete da diverso tempo come i 14 anni passati dal successo del siciliano dimostrano.
“Torneremo a vincere solo quando l’atletica italiana sarà organizzata seriamente – le prime parole perentorie di Gibilisco – La soluzione è partire dal passato per costruire il futuro. Con allenatori professionisti, con la Federazione che deve riappropriarsi dei centri di preparazione olimpica“. E poi ha aggiunto: “La soluzione è semplice: i gruppi militari devono imporre ai propri atleti questo tipo di scelta. Non può essere lasciato tutto all’anarchia, all’improvvisazione o alla buona volontà di qualcuno“.
L’oro iridato del 2003 non ritiene che il problema siano i soldi anzi..:“Leggo che la Fidal è una delle federazioni più ricche. La prima spesa deve proprio sui tecnici e sull’organizzazione del lavoro”. E poi sulla funzione del gruppi militari per fare sport il parere dell’ex astista azzurro non lascia spazio alle interpretazioni: “I gruppi militari servono perchè ti permettono di vivere facendo sport. Ma le regole devono essere chiare. Lo stipendio da finanziere o da poliziotto o da carabiniere non deve essere inteso come un vitalizio. Faccio un esempio: se un ragazzo entra nelle Fiamme Gialle con un personale di 10″5 sui 100 metri, dopo due anni deve averlo migliorato. Altrimenti lo si toglie dal gruppo sportivo. Deve esserci una verifica periodica e costante sull’attività degli atleti dei gruppi militari“.
Sulla problematica “giovani smarriti” il 38enne che ora si cimenta nel bob sognando i Giochi Olimpici Invernali di Pyeongchang 2018, ha sottolineato: “L’Italia a livello giovanile è sempre stata fortissima anche ai miei tempi. Poi si tira fuori a fatica mezzo atleta a livello seniores. Perchè si perdono, vengono lasciati soli. Ripeto: bisogna intervenire dall’alto. Portarli ai centri di preparazione come Formia, Tirrenia, l’Acqua Acetosa. Formia una volta era la Scuola Nazionale di atletica leggera, oggi non è più così. Là c’è il deserto ed un vero peccato. E poi ho un sogno al quale sto lavorando. Creare un polo anche in Sicilia dove ci si può allenare al caldo 11 mesi all’anno. A Messina, per esempio, c’è un’Università che ha due palazzetti, due campi da calcio, una piscina da 50 metri all’aperto e una da 25 al chiuso. E c’è uno stadio nuovo di zecca per l’atletica a 5 minuti di macchina. Il problema dello studio non esiste: ho citato Messina, se si va ad allenarsi a Formia c’è Cassino a 30 chilometri di distanza dove c’è l’Università“.
Tra gli atleti presenti in squadra a Londra, Gibilisco elogia Tamberi mentre non risparmia critiche alla Grenot: “Tamberi mi è piaciuto moltissimo. Ha cuore, grinta e classe. Magari fosse lui a vincere il primo oro dopo il mio. Se lo meriterebbe davvero. Invece non mi è piaciuta la Grenot dopo l’eliminazione in staffetta. Ha detto di essere molto contenta. E di che? Una capitana deve dare l’esempio e fare autocritica dopo una gara del genere”.
E poi sulla proposta di dare una mano al movimento in crisi il siracusano ha dichiarato: “Sarei pronto a dare il mio supporto. Pensi che, per restare al salto con l’asta, il grande Thierry Vigneron, viene pagato dal Ministero dello Sport francese per andare ogni mattina nelle scuole a parlare con i ragazzi. Ecco perchè i francesi hanno una grande cultura del salto con l’asta. Anche a me piacerebbe trasmettere venti anni di esperienza e di vittorie ai giovani. In Italia è pieno di tecnici validissimi. Basta solo coinvolgerli e vedrete che torneremo grandi“.
giandomenico.tiseo@oasport.it
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Foto: pagina facebook Giuseppe Gibilisco