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Atletica, Mondiali 2017 – Dafne Schippers Reginetta dei 200m! Doppietta USA sulle siepi, le bianche battono le africane. Poker di Reese nel lungo

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Allo Stadio Olimpico di Londra è andata in scena una grande serata ai Mondiali 2017 di atletica leggera. Alcune conferme ma anche tante sorprese nella terzultima giornata della rassegna iridata.

 

200 METRI (femminile):

Una gara davvero stupenda e spettacolare. Dafne Schippers e Marie-Josée Ta Lou si sono sfidate in un duello spalla a spalla sul rettilineo finale, l’ivoriana sembrava averne un po’ di più per superare l’olandese ma la Campionessa del Mondo in carica ha tenuto alla grande e conquista il suo secondo titolo iridato (22.05). La Ta Lou, invece, si deve accontentare del secondo argento a Londra dopo che domenica scorsa era stata battuta da Tori Bowie sui 100m, consolandosi comunque con il record nazionale (22.08).

Al terzo posto una strepitosa Shaunae Miller-Uibo che ottiene il proprio riscatto dopo essersi fermata a 15 metri dal trionfo sui 400m. La Campionessa Olimpica del giro di pista sale sul terzo gradino del podio (22.15) avendo la meglio sull’idolo di casa Dina Asher-Smith.

 

3000 METRI SIEPI (femminile):

L’ennesima sorpresa di questi Mondiali: due ragazze statunitensi, bianche e bionde hanno realizzato un’incredibile doppietta! Inattesa, imprevedibile, oltre l’immaginabile. Emma Coburn ha attaccato nell’ultimo mezzo giro insieme alla connazionale Courtney Frerichs e si è imposta con il record dei campionati (9:02.58), la compagna di squadra si è arresa dopo l’ultima riviera (9:03.77) in cui la kenyota Hyvin Jepkemoi, Campionessa del Mondo uscente, ha pagato dazio e si è dovuta accontentare della medaglia di bronzo (9:04.03). Ruth Jebet, Campionessa Olimpica e primatista mondiale, si è arresa a metà dell’ultimo giro chiudendo al quinto posto (9:13.96).

Emma Coburn non è la prima sconosciuta, è il bronzo olimpico di Rio 2016 e a 27 anni può contare nel suo palmares anche il quinto posto dei Mondiali 2015 e l’ottava piazza ai Giochi di Londra 2012. Semplicemente attendeva il momento per consacrarsi definitivamente e lo ha colto in pieno. La 24enne Frerichs è invece al primo risultato di spessore della carriera.




 

SALTO IN LUNGO (femminile):

Irrefrenabile Brittney Reese che si conferma come la più forte saltatrice in lungo degli ultimi dieci anni e conquista addirittura il quarto titolo iridato della carriera: parliamo di un’autentica icona prossima ai 30 anni e davvero tra le più grandi di sempre nell’atletica leggera in generale. La vittoria è stata dedicata al nonno scomparso da poco.

La statunitense torna così a primeggiare dopo le affermazioni del 2009, 2011 e 2013, riscattando la clamorosa eliminazione in qualificazione di due anni fa e l’inspiegabile medaglia d’argento delle Olimpiadi di Rio 2016. Brittney si è imposta piazzando la zampata al terzo tentativo quando è riuscita a toccare 7.02 metri. Misura discreta per un’atleta del suo livello ma che è bastata per respingere l’attacco della bellissima Darya Klishina.

La russa, infatti, si è fermata a 7.00 metri alla quinta prova, distante due centimetri da quell’oro che le continua a sfuggire. La 26enne torna comunque su un podio internazionale doop il terzo posto degli Europei 2014. Il bronzo è invece finito al collo dell’altra americana Tianna Bartoletta, Campionsa Olimpica e del Mondo in carica ma che non è riuscita a festeggiare completamene nello stadio in cui cinque anni fa conquistò il titolo con la 4x100m. La Bartoletta ha agguantato il podio all’ultima prova, piazzando un notevole 6.97, un centimetro meglio della serba Ivana Spanovic che così rimane a bocca asciutta dopo aver giganteggiato agli Europei indoor con una misura da urlo.

 

LANCIO DEL MARTELLO (maschile):

Il polacco Pawel Fajdek conferma il pronostico della vigilia e conquista il terzo titolo iridato consecutivo anche se purtroppo per lui litiga sempre con le prove olimpiche. Il 28enne ha piazzato lo strappo vincente al quarto tentativo facendo volare il suo attrezzo a 78.91. La Polonia era vicinissima alla doppietta ma il russo Valeriy Pronkin ha rovinato i piani con un ottimo 78.16 all’ultima prova e superando così Wojiech Nowicki (78.03).

 

100 METRI OSTACOLI (semifinali):

A destare la maggiore impressione è stata l’australiana Sally Pearson, Campionessa Olimpica proprio in questo stadio cinque anni fa e ormai tornata alla grande dall’infortunio: vittoria nella prima semifinale (12.53) davanti alla statunitense Nia Ali (12.79), altra grande accreditata per le medaglie.

Kendra Harrison, primatista mondiale della specialità (12.20 lo scorso anno proprio a Londra), è dovuta ricorrere ai tempi di ripescaggio (12.86) per passare il turno, superata nella terza semifinale dall’altra americana Dawn Harper Nelson (12.63, ragazza da podio) e dalla tedesca Pamela Dutkiewicz (12.71). Pronta risposta anche della statunitense Christina Manning (12.71) e della bielorussa Alina Talay (12.85) che primeggiano nella seconda semifinale eliminando le giamaicane Thompson e Williams. In finale anche l’olandese Nadine Visser (12.83).

 

800 METRI (semifinali, femminile):

Caster Semenya è la grande favorita e controlla agevolmente vincendo la seconda semifinale in 1:58.90. Alle spalle della Campionessa Olimpica si piazzata l’inattesa polacca Angelika Cichocka (1:59.32) brava a infilzare la statunitense Charlene Lipsey (1:59.35, comunque in finale). La rivale più accreditata della sudafricana è la burundese Francine Niyonsaba che risponde nella terza semifinale (2:01.11) precedendo la kenyota Margaret Wambui (2:01.19), anch’ella in lizza per le medaglie. In Finale anche la statunitense Ajee Wilson (1:59.21), la canadese Melissa Bishop (1:59.56) e Noélie Yarigo dal Benin (1:59.74).

 

1500 metri (semifinali, maschile):

Il Kenya sembra avere la gara in pugno con i vari Elijah Manangoi (3:40.10), Asbel Kiprop (3:40.14) e Timothy Cheruiyot (3:38.24) ma il ceco Jakub Holusa (ha vinto la seconda batteria in 3:38.05, il polacco Marcin Lewandowski (3:38.32), il britannico Chris O’Hare (3:38.59) e il norvegese Filip Ingebrigtsen (3:40.23) non vorranno stare a guardare.

 

(foto European Athletics)

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