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Atletica, Mondiali 2017 – Justin Gatlin: “Ho scontato la mia pena, non sono un cattivo ragazzo”
Inutile negarlo. L’esito della finale iridata di Londra 2017 dei 100 metri con Justin Gatlin vittorioso e Usain Bolt terzo, nell’ultimo atto della sua straordinaria carriera, ha colpito tutti. Mai si era visto un bronzo mondiale essere al centro della scena mentre chi aveva vinto, chi era stato il più bravo, era come in castigo, fischiato ed osteggiato. A niente sono servite le lacrime dello statunitense. Il sostegno era tutto per lui, il giamaicano, giunto all’ultima tappa.
Una reazione prevedibile per doppia positività ai controlli antidoping dell’americano nella sua storia agonistica. Una macchia indelebile per tifosi ed appassionati di atletica e di sport. Un successo che, per stessa ammissione del presidente della Federazione Internazionale Sebastian Coe, non è tra le più gradite: “Non mi sentirete mai affermare che un atleta che abbia scontato due squalifiche per doping sia colui che più ci auguravamo si aggiudicasse il titolo di una gara così prestigiosa“, le parole di Coe.
Ebbene, il trionfo in 9’92, dodici anni dopo Helsinki 2005, ha ancora il sapore amaro di quel che c’è stato prima e non può essere cancellato: “Io dico solo che è brutto che i fischi per me siano più fragorosi di quelli riservati ad altri che hanno subito squalifiche”, sottolinea Gatlin che aggiunge: “E dire che la rivalità tra me e Usain (Bolt ndr.) è sempre stata sana e positiva. Chi tifa per lui, non deve odiare me. Ho scontato la mia pena. Ma evidentemente la società tratta così chi ha commesso errori. Non sono un “cattivo ragazzo”: quella è un’etichetta che qualcuno mi ha appiccicato addosso. Non penso alle Olimpiadi di Tokyo 2020, vivo alla giornata, anzi una gara alla volta”.
giandomenico.tiseo@oasport.it
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Foto: pagina facebook Justin Gatlin