Hockey ghiaccio
Hockey ghiaccio: dopo le dimissioni di Stefan Mair, la Federazione prosegue nel progetto Olimpiadi 2022
“Dobbiamo costruire un percorso per le prossime Qualificazioni Olimpiche di Pechino 2022 ed è utile guardare dal basso ed iniziare a vedere cosa c’è in prospettiva futura. […] Comunque sono molto soddisfatto di questo raduno. Impegno massimo di chi ha partecipato e anche un grande ritmo che mi ha favorevolmente impressionato”.
Le parole sono state rilasciate da Stefan Mair il 27 luglio 2017. Una settimana dopo il coach altoatesino ha annunciato le dimissioni dalla nazionale attraverso un’intervista al quotidiano Dolomiten in cui dichiarava, tra le cause, di aver ricevuto critiche dal presidente federale sulle scelte tecnico-tattiche effettuate ai Mondiali. Qualcosa non torna o almeno non c’è tanta chiarezza su quello che è accaduto nei giorni scorsi con il coach che dopo le tre amichevoli perse con tanti giocatori di spessore assenti, ha deciso di dedicarsi a pieno regime all’avventura con il Thurgau in DEL.
Le polemiche tra Mair e federazione interrompono dunque anzitempo un progetto che aveva cercato di emulare nazioni come Francia e Danimarca: puntare sui giovani cresciuti hockeysticamente in Italia e ridurre al minimo l’utilizzo degli oriundi. Un programma sicuramente di valore e ambizioso che tuttavia non è riuscito a far rimanere l’Italia nel gotha dell’hockey mondiale.
Difficile capire ora se si continuerà su questa strada o se si deciderà di intraprenderne altre. Quel che la Federazione ha tuttavia voluto sottolineare è la volontà di proseguire “Agenda 2022”, il piano di qualificazione alle Olimpiadi del 2022 con l’obiettivo di riportare in alto l’hockey italiano. La strada sarà lunga e ricca di insidie, non resta che attendere il nuovo staff tecnico e capire le reali possibilità azzurre di ritornare nell’elite iridata nel 2018.
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Foto di Carola Semino