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Basket, Europei 2017: Italia, raggiunto l’obiettivo massimo con un gruppo volenteroso, ma con grossi limiti
Déjà vu, un terribile déjà vu. Il risveglio dopo la sconfitta di ieri sera dell’Italia ha il sapore amaro di sensazioni già conosciute, di scene già vissute altre volte. Tre, per la precisione. È la terza volta consecutiva, infatti, che gli azzurri si fermano ai quarti di finale di EuroBasket. Nelle ultime due edizioni è stata la Lituania a farci fuori, ieri la Serbia. La sostanza non cambia: l’Italbasket rimane tra le prime otto d’Europa ma si è fermata ancora una volta nel momento di fare quello step in più. Stavolta, però, qualcosa è cambiato. È una sconfitta diversa.
Nel 2013 l’Italia arrivò ai quarti in calando, dopo aver brillato nella prima fase ed esser crollata, soprattutto dal punto di vista fisico, nel prosieguo del torneo. La delusione più grande, invece, è arrivata nel 2015: un gruppo attorno al quale c’erano molte aspettative (forse anche troppe, nate da quell’infausto “la Nazionale più forte di sempre” del presidente Petrucci), che però si fermò per la seconda volta all’ostacolo Lituania. Stavolta, invece, il percorso è stato completamente diverso. Le premesse erano le solite: provare finalmente a vincere qualcosa per una generazione sì talentuosa ma che per svariati motivi non è mai riuscita a trovare la giusta consacrazione in azzurro.
Le aspettative quest’anno si sono abbassate drasticamente la sera del 30 luglio, quando, dopo una sola settimana di preparazione, allenatore, staff, giocatori e tifosi sono stati scossi dalla notizia della frattura alla mano di Danilo Gallinari. Una brutta notizia, che guardando il percorso fatto, però, deve aver per forza di cose rappresentato un punto di partenza per tutti gli altri. Messina aveva commentato dicendo “un errore che pagheremo tutti insieme” e proprio lui ha dovuto pagare più di tutti, dovendo modificare i piani previsti per la sua squadra. Pochi, da allora, hanno creduto in questi ragazzi, convinzioni che sono via via diminuite seguendo il rendimento nelle amichevoli, con gli azzurri autori di brutte prestazioni.
Piano piano, però, qualcosa stava nascendo in questo gruppo. La convinzione di poter comunque sopperire alle mancanze tecniche – che comunque ci sarebbero state, sia chiaro, vista anche la presenza di tanti debuttanti, dovutisi adattare in pochissimo tempo – di poter gettare il cuore oltre l’ostacolo. Una preparazione difficile che non ha fatto altro che cementare ancor di più l’unione tra giocatori, staff ed allenatore. Nel debutto europeo a Tel Aviv, infatti, il volto dell’Italia era completamente diverso: tutti pronti a tirare fuori il carattere, la grinta, a sacrificarsi l’un l’altro per il bene della squadra. A metterci il cuore. Un cuore che ha consentito di andare aldilà dei tanti, troppi passaggi a vuoto, di superarli (addirittura con la difesa, problema storico di questa Italia) e di fare strada, raggiungendo i quarti di finale. Alzi la mano chi, quella famosa sera del 30 luglio, se lo sarebbe aspettato.
Certo, l’incastro si è rivelato favorevole, incrociando, nonostante il terzo posto nel girone, la Finlandia agli ottavi, ma attenzione, questo non deve togliere nulla al cammino dell’Italia. I finlandesi, infatti, sono una signora squadra, avevano meritato il secondo posto – battendo Francia e Grecia – e se sono stati battuti di 13 punti un po’ di merito da parte degli azzurri c’è senz’altro. Ai quarti, poi, l’Italia ci ha provato. Il campo ha detto che era il massimo che questo gruppo potesse fare: la poca fisicità, la mancanza di un asse definito play-pivot, l’assenza di alternative valide a questo livello tecnico (senza nulla togliere ai lottatori Ariel Filloy, Paul Biligha, Christian Burns). Il cuore, da solo, non è più bastato. Probabilmente si è trattato del passo d’addio di questa generazione, certamente da parte di Ettore Messina. Da oggi si volta e comincia un nuovo capitolo per l’Italia. Il percorso fatto da questo gruppo agli Europei, però, non deve essere buttato via ed è da qui che bisognerà ripartire.
alessandro.tarallo@oasport.it
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Foto: Ciamillo Archivio FIP