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Basket, Europei 2017: l’addio di tante stelle, la nascita di altre. Da Goran Dragic a Luka Doncic, passando per Juan Carlos Navarro, i fratelli Gasol e Kristaps Porzingis
L’edizione 2017 di EuroBasket si è conclusa con la vittoria della Slovenia, che per la prima volta è salita sul tetto d’Europa. Un torneo che ha rappresentato la fine di un’era sotto molti aspetti. Come è cosa ormai nota, cambierà il format delle competizioni internazionali, con l’introduzione delle tanto discusse qualificazioni, ed anche gli Europei passeranno ad avere cadenza quadriennale (prossima edizione nel 2021). In secondo luogo, poi, EuroBasket 2017 è stato il passo d’addio di molti campioni che hanno dominato la scena sin da inizio millennio. Un vero e proprio passaggio di consegne dalle stelle di ieri a quelle di domani, che già oggi però illuminano la scena non solo europea ma anche mondiale.
Partiamo dall’MVP, Goran Dragic. Aveva dichiarato che questa sarebbe stata la sua ultima apparizione con la maglia della Slovenia e non poteva esserci maniera migliore per chiudere. Il 31enne nativo di Lubiana ha chiuso il torneo con 22.6 punti e 5.1 assist a partita e, dopo aver messo la Slovenia sulla mappa del basket internazionale diventando un affermato giocatore in NBA, ha guidato il suo Paese, più che la sua squadra, al primo storico titolo europeo. In finale, poi, la stella dei Miami Heat ha vissuto momenti di onnipotenza cestistica realizzando 35 punti in tre quarti prima di essere fermato dai crampi. La Slovenia, però, dopo aver aspettato tanto (25 anni) per il primo trionfo può già consolarsi con l’erede di Dragic.
Stiamo parlando di Luka Doncic. Il suo nome circola da tempo ed a soli 18 anni è già diventato un pilastro del Real Madrid (con cui ha già vinto a livello internazionale) ed è dato da molti come la prima scelta al Draft NBA del 2018. Che potesse vivere un Europeo da protagonista era prevedibile ma Luka è andato aldilà di ogni più rosea aspettativa: 14.3 punti, 8.1 rimbalzi e 3.6 assist, sfiorando la tripla doppia in semifinale contro la “sua” Spagna. Una dimostrazione di talento spaventosa, arricchito da leadership, carisma e mentalità da veterano. La “scavigliata” in finale non gli ha impedito comunque di chiudere con un posto nel miglior quintetto della competizione.
Parlando di stelle che salutano è inevitabile parlare della Spagna. EuroBasket 2017 ha rappresentato l’ultimo ballo di una generazione di fenomeni. Innanzitutto, Juan Carlos Navarro, che lascia la Nazionale dopo aver vinto tutto: un Mondiale nel 2006, due Europei (2009 e 2011, quest’ultimo da MVP, più due argenti e due bronzi), due argenti ed un bronzo olimpico. Anche se non ancora confermata potrebbe essere stata l’ultima apparizione anche per Pau Gasol, che ha chiuso con un posto nel quintetto della competizione grazie anche ai 26 punti e i 10 rimbalzi nella finale per il bronzo. Una carriera internazionale meravigliosa per Pau, che ha provato a ripetere la cavalcata vincente che lui stesso guidò due anni fa. Lo stesso dicasi per suo fratello Marc, tornato in Nazionale dopo quattro anni proprio per l’ultimo giro di giostra. Una nidiata di fenomeni destinata a continuare con Sergio Rodriguez e Ricky Rubio, così come Sergio Llull, assente per infortunio e perno fondamentale della squadra spagnola, e Nikola Mirotic. I fratelli Juancho e Willy Hernangómez, poi, che si stanno ritagliando un ruolo da protagonisti in NBA, sono già pronti a raccogliere la pesante eredità dei fratelli Gasol.
Altra stella nascente, attesissima prima del via, era Kristaps Porzingis. Solo due anni fa veniva accolto da pesanti fischi al suo annuncio come quarta scelta assoluta al Draft del 2015 da parte dei New York Knicks e a 24 mesi di distanza è uno dei giocatori più acclamati oltreoceano, grazie alle sue notevoli capacità sia fisiche che tecniche. Questa era la sua prima competizione internazionale con la maglia della Lettonia, a 22 anni, chiusa comunque con i quarti di finale, arrendendosi alla futura vincitrice, e con 23.6 punti e 5.9 rimbalzi. L’Europeo ha segnato anche la nascita della stella Lauri Markkanen, vero e proprio trascinatore della Finlandia durante la prima fase e atteso da una brillante carriera NBA che comincerà con i Chicago Bulls, e la rinascita di un talento che sembrava ormai perso, quello di Aleksei Shved. Il russo, dopo aver guidato la sua Nazionale al bronzo olimpico a Londra 2012, ha vissuto anni difficili, con tre stagioni non esaltanti in NBA, anche per via di un carattere quanto mai bizzoso e lunatico. Il talento però non gli è mai mancato e dopo una stagione da trascinatore al Khimkhi si è ripetuto all’Europeo, fermandosi solo in semifinale contro la Serbia ma chiudendo come miglior realizzatore con 24.3 punti a partita.
Altri, invece, si sono confermati. Come Bogdan Bogdanovic, leader della Serbia, che ha illuminato il parquet con la sua classe, tecnica e tattica, e che tra poco porterà il suo talento oltreoceano diventando il rookie più pagato di sempre nell’NBA, ai Sacramento Kings. O ancora Dennis Schroder, protagonista con la sua Germania fino ai quarti di finale (23.7 punti a partita). Non manca poi chi ha deluso, come Nando De Colo, eliminato con la sua Francia agli ottavi, così come anche i “rimandati”, tra cui Dario Saric, che rappresenta comunque il futuro della Croazia con i suoi 23 anni. Infine, doveva essere l’Europeo di Giannis Antetokounmpo ma The Greek Freak ha dovuto rinunciare per infortunio. Chissà quale sarà il suo futuro con la Nazionale.
E l’Italia? Gli azzurri meritano un discorso a parte. Anche per la nostra Nazionale è stato l’addio di una generazione, che purtroppo non ha ottenuto gli stessi risultati di quella spagnola. Se Danilo Gallinari si era già autoescluso all’inizio dell’estate – chiudendo probabilmente in maniera definitiva una carriera in Nazionale fatta di molte parole e pochi fatti -, diverso è il discorso di Marco Belinelli. A 31 anni il nativo di San Giovanni in Persiceto potrebbe aver concluso la sua avventura in azzurro, sbocciata con l’incredibile Mondiale del 2006 (25 punti contro gli Stati Uniti). Un giocatore che anche quest’anno si è messo con umiltà al servizio della squadra, e che, se dovesse chiudere qui, saluterebbe come il sesto miglior realizzatore della storia della Nazionale. Anche Gigi Datome non ha mai fatto mancare impegno e sacrificio per la maglia azzurra. Il capitano ha già dichiarato di volersi prendere un anno sabbatico e chissà se in futuro le circostanze dovessero cambiare, avvicinandosi ai 30 anni. Il problema in ogni caso è che, almeno per il momento, non si vede all’orizzonte alcuna stella nascente.
alessandro.tarallo@oasport.it
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Photo Credit FIBA Basketball