Boxe
Boxe, Mondiali 2017: Italia ancora a secco, un triplo zero che mancava da oltre vent’anni
Zero medaglie: è il bilancio dell’Italia ai Campionati Mondiali di boxe dilettantistica maschile 2017, conclusisi sabato scorso sui ring tedeschi di Amburgo, ma in precedenza era stato anche il bottino della nobile arte azzurra alle Olimpiadi di Rio 2016 ed ai Mondiali di Doha 2015. Un vero e proprio campanello d’allarme, visto che l’Italia non accumulava tre zeri consecutivi nelle grandi manifestazioni planetarie dalla metà degli anni ’90: Mondiali di Tampere 1993, Mondiali di Berlino 1995 ed Olimpiadi di Atlanta 1996.
La situazione attuale, se vogliamo, risulta però ancora peggiore: in quell’occasione si trattò di un quadriennio molto negativo per il pugilato italiano che, come ovvia conclusione, ebbe la rassegna a cinque cerchi in Georgia. Poi, però, ai Mondiali di Budapest 1997 iniziò la rinascita con i due bronzi di Giacobbe Fragomeni e Paolo Vidoz, che lanciarono un nuovo ciclo che porterà l’Italia a conquistare medaglie nelle successiva quattro edizioni olimpiche. Questa volta, invece, siamo all’inizio del nuovo quadriennio, e questi Mondiali dovevano segnare il rilancio azzurro verso Tokyo 2020, ma l’Italia si è accontentata di piazzare un pugile – Manuel Cappai – ai quarti di finale come miglior risultato.
Qual è il problema allora? I pugili non sono abbastanza bravi, lo staff tecnico non è abbastanza capace, non c’è abbastanza organizzazione, manca la programmazione, la preparazione è stata sbagliata? Non sta a noi determinarlo, ma sicuramente all’interno della federazione è necessario analizzare la situazione e prendere le dovute misure, in vista dei prossimi Mondiali di Sochi 2019 e soprattutto della corsa olimpica. Noi ci limitiamo ad osservare i dati di fatto, che ci dicono che ad Amburgo ben venti Paesi sono riusciti a vincere almeno una medaglia, un numero superiore a quelli dei Mondiali 2013 e 2015, ma tra questi non figura l’Italia.
L’attuale insuccesso stride evidentemente con le vittorie che hanno caratterizzato gli anni precedenti: forse ci si è seduti troppo sugli allori delle vittorie di Clemente Russo, Roberto Cammarelle e Domenico Valentino, dimenticando di mettere in piedi un’adeguata programmazione per il futuro? Il tempo di correre ai ripari è arrivato, sperando che non sia già troppo tardi per Tokyo 2020.
giulio.chinappi@oasport.it
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Immagine: FPI