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Boxe, serve un ricambio generazionale. I giovani azzurri da seguire in prospettiva Tokyo 2020

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Non è sicuramente il momento storico migliore per la boxe italiana quello che stiamo attraversando: se nel recente passato il pugilato dilettantistico era garanzia di medaglie e successi a livello europeo, mondiale e olimpico, lo stesso non si può dire della situazione in cui versa attualmente il pugilato azzurro. Alle spalle dei vari Cammarelle, Russo, Valentino e Picardi, tutti capaci di collezionare titoli a livello internazionale, non si intravede un ricambio generazionale all’altezza.

Andando ad analizzare, infatti, le ultime Olimpiadi di Rio 2016, il Bel Paese è rimasto a secco di podi, il peggior risultato da 24 anni a questa parte; l’occasione del riscatto poteva essere rappresentata dagli ultimi Mondiali di Amburgo, organizzati in Germania a fine agosto 2017. Anche in questa occasione, però, per gli azzurri le medaglie sono rimaste solamente un miraggio, con il miglior risultato rappresentato dai quarti di finale raggiunti da Manuel Cappai. I risultati a livello giovanile, tuttavia, sembravano lasciar presagire un futuro roseo per l’Italia.

Vincenzo Mangiacapre, ad esempio, sembrava essere l’astro nascente della boxe azzurra. Il pugile di Marcianise, talento purissimo, era partito alla grandissima: bronzo mondiale nel 2011, bissato poi all’Olimpiade di Londra. Da allora, però, l’azzurro non è riuscito a replicare i risultati di inizio carriera: recentemente ha raggiunto al massimo i quarti di finale agli Europei, mentre ai Mondiali è stato eliminato agli ottavi dopo il ricorso del Kazakistan. Lo stesso discorso vale per Valentino Manfredonia. Il titolo individuale delle WSB datato 2015 poteva rappresentare una svolta nella carriera dell’italo-brasiliano classe 1989, ma la successiva operazione alla spalle ne ha complicato il prosieguo: il bronzo ai recenti Europei 2017 potrebbe però costituire un nuovo punto di partenza per il ventottenne.

Manuel Cappai, a 24 anni, ha già partecipato a due Olimpiadi, ma continua a mostrare alcune lacune dal punto di vista della continuità. Infatti il sardo, talento purissimo, ha alternato nella propria carriera vere e proprie imprese a match ampiamente lontani dal proprio livello. Basti pensare ai recenti Europei, quando Cappai ha battuto agli ottavi il campione mondiale Elvin Mamishzada, salvo poi essere eliminato dall’inglese Dean Farrell. Il pugile sardo, tuttavia, resta uno dei migliori prospetti azzurri in ottica Tokyo 2020.

Insieme a Cappai, l’Italia punta forte sui Guido Vianello, pugile romano classe 1994 e probabilmente la speranza azzurra più concerta alle prossime Olimpiadi. Il talento non manca al giovane supermassimo, anche se la sua carriera, al momento, stenta a decollare. A livello internazionale, Vianello ha fino ad ora oscillato fra vittorie contro avversari quotati e sconfitte con avversari di livello molto più modesto, come avvenuto nei recenti Mondiali dove il romano non è andato oltre gli ottavi di finale. A ventidue anni, però, Guido Vianello resta il pugile su cui riporre le più concrete speranze di medaglia per le prossime Olimpiadi, ma il 2018 dell’azzurro dovrà essere necessariamente l’anno della svolta, per tradurre anche in risultati internazionali il grande potenziale di cui dispone.

Al di là dei pugili sopracitati, le speranze azzurre in ottica olimpica vengono da Salvatore Cavallaro (75 kg), Raffaele di Serio (56 kg) e Paolo di Lernia (64 kg): tutti e tre sono ancora giovani e dotati di grande talento, ma come Vianello non hanno ancora raggiunto una piena maturazione a livello internazionale, anche se Cavallaro può già fregiarsi di due podi europei. Per la Nazionale di pugilato, ci sarà molto lavoro da svolgere nel corso del prossimo triennio che conduce a Tokyo 2020, con la speranza che il talento dei giovani azzurri possa sbocciare e far loro ripercorrere le orme degli illustri predecessori.

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Foto: FPI

 

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