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Ciclismo, Chris Froome tra i più grandi di sempre? Una doppietta storica per un campione poco amato dal pubblico

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Dopo i quattro Tour de France già in bacheca, Chris Froome ha aggiunto alla sua collezione di trofei nei grandi giri anche la Vuelta a España 2017, impreziosita dal fatto di essere arrivata nella stessa stagione del poker alla Grande Boucle: Froomey, come viene chiamato, è diventato il primo corridore a vincere due grandi giri consecutivi nel nuovo millennio.

Solo questo basterebbe a spedirlo per via direttissima nell’Olimpo di questo sport: negli ultimi anni, nonostante la qualificata concorrenza di corridori come Contador, Nibali e Quintana, è stato senza ombra di dubbio il corridore più forte per i grandi giri, aiutato anche da una squadra devota alla sua causa, sintomo di una tempra morale e di una capacità di ripagare i propri compagni, che sembrano in missione per lui, anche dal punto di vista umano (oltre l’aiuto economico dato dagli stipendi non certo bassi al Team Sky). Forte a cronometro, quasi inattaccabile in salita: Chris Froome è il prototipo del ciclista che vincerà i grandi giri nei prossimi anni, capace insieme alla squadra di massimizzare le proprie prestazioni con programmi e scelte fatte ad hoc per le sue caratteristiche fisiche e tecniche. Un corridore che da autentica forza della natura (basti pensare alle frullate del 2013 e del 2015, che non lasciavano speranze agli avversari) ma con dei limiti evidenti sotto diversi aspetti si è trasformato in un arrembante calcolatore capace di gestire al meglio ogni situazione di gara e di limare i difetti che nella prima parte di carriera erano i suoi punti deboli, come l’abilità in discesa e la resistenza nel corso della terza settimana.

Uno scenario perfetto? No. Perché Froome non è amato, quantomeno in Italia. Non emoziona e sembra distaccato. E forse è anche vero. Ma la sua filosofia sposa quella dello sport britannico, la sua voglia di vincere talvolta travalica anche il buon senso comune, come quando nella frazione di ieri a Madrid è andato a sprintare per conquistare anche la maglia verde. Un comportamento inusuale, che ha tolto a Matteo Trentin la possibilità di festeggiare sul podio, ma allo stesso tempo il miglior modo per onorare fino in fondo una corsa che ha dominato dalla prima settimana con un solo passaggio a vuoto.

Difficile inserire o non inserire Froome al pari dei grandi campioni del passato. Per ora, quando la sua carriera sembra ancora lontana dalla conclusione dato il doppio successo al Tour e alla Vuelta, è di diritto da annoverare come il corridore più forte della sua epoca e delle ultime stagioni. Nella speranza che possa finalmente correre e vincere anche il Giro d’Italia e che riesca ad avvicinarsi di più al cuore della gente: ma non chiedetegli di correre all’arrembaggio o col coltello tra i denti. Per lui e per la squadra conta vincere, e ogni volta che scende in strada (che sia per allenarsi o per correre) fa quanto è nelle sue possibilità per raggiungere l’obiettivo che si è prefissato, dimostrando una fame che forse all’interno del gruppo non ha nessuno. Questo, assieme alla capacità di gestirsi alla perfezione, è l’arma che l’ha portato a vincere così tanto.

 




Twitter: @Santo_Gianluca

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1 Commento

1 Commento

  1. Luca46

    11 Settembre 2017 at 18:14

    Che sia il corridore più forte di questi ultimi anni credo non ci siano dubbi. Mi sembra però esagerato ricordarlo tra i più grandi di sempre. Io penso adirittura che Contador valga più di Froome (ovviamente non in questo momento ma come carriera). Mi viene da rabbrividire al solo pensiero di accostarlo a Merckx, Coppi, Indurain, Bugno, Hinault, Anquetil o Bartali. Poi ognuno è giusto che si tenga la sua idea ma questi corridori sono di un altro spessore.

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