Ciclismo

Ciclismo femminile, Mondiali 2017: vivaio florido, ma ora è tempo di decollare tra le Elite

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I Mondiali di Bergen, in ambito femminile, hanno confermato una tendenza chiara negli ultimi anni: un settore giovanile dominante, ma che fatica poi ad imporsi tra le élite. In questa rassegna iridata sono arrivate infatti quattro medaglie (due ori, un argento e un bronzo), tutte in ambito juniores, mentre la prestazione generale delle professioniste è stata in parte deludente. Andiamo quindi ad analizzare nel dettaglio questo scenario.

Partiamo dalle juniores dove la regina di questa rassegna iridata è stata certamente Elena Pirrone. Un talento vero, che qui a Bergen è definitamente sbocciato. Doti di passista davvero incredibili, che le hanno permesso di vincere la cronometro in condizioni difficilissime (l’unica a fare un buon tempo con l’asfalto bagnato) e di trionfare in solitaria nella prova in linea. Conferme sono arrivate anche da Letizia Paternoster, che dopo aver dominato largamente su pista riesce a centrare la prima medaglia iridata su strada. La sua classe non si discute, ma in questi Mondiali ha pagato l’inesperienza, commettendo qualche errore tattico di troppo. Se in pista ha già raggiunto la maturità, su strada deve ancora crescere e se riuscirà a farlo nel modo giusto potrà diventare una vera campionessa. Merito va dato anche ad Alessia Vigilia, che dopo diversi piazzamenti di rilevo trova finalmente l’acuto e dimostrando a tutti di essere pronta per il salto di categoria.

Un salto che ha già fatto Elisa Balsamo, che un anno fa vestì la maglia arcobaleno a Doha. Con tutta sincerità dobbiamo dire che in questa stagione la si è vista poco protagonista e l’unico risultato degno di nota è un quarto posto al Giro di Norvegia. Considerando che ha solo 19 anni non possiamo certamente parlare di delusione, ma il suo cammino è il simbolo di una tendenza più generale del movimento femminile azzurro. Infatti negli ultimi anni i talenti emersi tra le juniores, hanno faticato a esprimersi una volta passate professioniste. La stessa Elena Cecchini, migliore azzurra tra le élite, con il 10° posto ottenuto in volata, ha ottenuto meno di quanto ci si sarebbe aspettato da lei. Così nella prova in linea ci siamo dovute affidare ancora ad atlete come Tatiana Guderzo e Giorgia Bronzini, che hanno scritto la storia del ciclismo azzurro, ma ora sono ormai lontane dagli anni d’oro della loro carriera. In assenza quindi di Elisa Longo Borghini, la nazionale azzurra si è riscoperta fragile, con veterane che non riescono più a tenere il passo delle migliori e giovani che non sono pronte a lottare per la vittoria.

Serve quindi un cambio generazionale deciso. È giunto il momento che le giovani azzurre facciano il definitivo salto di qualità e dimostrino di essere pronte per la nazionale. Il movimento ciclistico italiano dovrà quindi valorizzare i nostri talenti ancora maggiormente e anche le squadre professionistiche devono dare maggior spazio e responsabilità a questo giovani atlete. Solo in questo modo potremo tornare competitivi rapidamente anche tra le élite.

alessandro.farina@oasport.it

Twitter: @Alefarina18

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Foto: Twitter

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